lunedì 22 agosto 2011

La vittoria del Femminismo



Chissà se le suffragette l’avevano immaginato dove saremmo andati a parare. Posto che furono loro a far nascere il Femminismo e stabilito che esso è un fenomeno prettamente occidentale, penso sia lecito interrogasi in merito ai suoi effetti positivi e, se ce ne sono, anche a quelli negativi. Gettando uno sguardo frettoloso a volo d’uccello sui secoli passati riguardo alla condizione della donna, si nota subito che non in tutte le culture le donne avevano un ruolo subordinato. Tra i vichinghi, per esempio, le Valchirie venivano descritte come donnoni collerici e poco raccomandabili e io, sinceramente, non vorrei trovarmene uno davanti. Tra i greci, Diana cacciatrice, con la faretra e le frecce, non aveva nulla da invidiare a Marte guerriero, anche se, data la vicinanza delle mollezze culturali levantine, anche i greci assegnavano alla donna il ruolo più congeniale di Venere. O anche quello di Atena.
Celti, vichinghi e greco-romani avevano una cosa in comune: erano pagani, tendenzialmente edonisti e, una volta sbrigate le faccende religiose, delegate agli addetti ai lavori, si abbandonavano ai piaceri della vita, di cui la donna era forse l’elemento fondamentale. Poi arrivò, come una marea, il giudaico-cristianesimo, con tutti i suoi castranti condizionamenti. Della donna si continuò opportunisticamente a vedere solo l’aspetto strumentale e godibile, in funzione dell’uomo, con buona pace di Atena e del suo amore per la sapienza. Nemmeno il ruolo di sacerdotessa prostituta sacra le fu risparmiato. Repressione sessuale a tutto spiano. A Gertrude bambina regalavano bambole vestite da suora. E quello era il massimo dell’orizzonte “culturale” a cui le donne potessero aspirare: il convento. Chi si ribellava all’ordine costituito, come Ipazia, faceva una brutta fine. 
 
Dunque, le suffragette, nel 1872 partivano da una base obiettivamente di disparità e, pensando che fosse uno strumento democratico di potere, chiesero il diritto di voto. Siccome a un certo punto fu loro concesso, si può presumere che la Democrazia fu una presa in giro del cittadino fin dall’inizio, perché se veramente il potere fosse nelle mani del popolo, la Democrazia, le autorità l’avrebbero già messa fuori legge.
Così, passando attraverso Maria Curie, siamo arrivati a Rita Levi Montalcini. Non è che magari il primo dei due cognomi l’abbia favorita? Di fatto, nella vita vanno avanti e fanno carriera sempre i peggiori assassini di animali: Silvio Garattini, dall’inconfondibile maglioncino, Umberto Veronesi e il suo vegetarismo di facciata e la stessa Rita Levi Topolini, che ha sulla sua coscienza, in decenni di onorata vivisezione, migliaia di piccole anime rosicanti. Che quando anche lei, se mai succederà, sarà morta, verranno a tirarla per i piedi, come tanti piccoli lillipuziani pelosi.
A me la carriera vivisettoria della Rita nazionale fa venire il sospetto che anche per le donne, a dispetto delle battaglie femministe, si possa parlare di figli di Caino e figli di Set. Tralasciando l’antica maldicenza che le donne siano figlie di Satana, vi è anche presso di loro una netta divisione tra quelle che hanno agito per il bene dell’umanità (e in tale categoria mi permetto d’inserire anche gli animali nostri fratelli) e quelle che hanno agito per i propri onore, gloria e conto in banca.
Tra le figlie di Set metto anzitutto mia madre, insieme naturalmente a quella di quanti leggono queste righe, nonché tutte quelle donne che hanno aiutato concretamente l’umanità come la già citata Curie, o che ci hanno provato, come la papessa Giovanna e Ipazia, in compagnia di un anonimo esercito di suore, infermiere, educatrici, massaggiatrici e missionarie di vario genere (su Madre Teresa sospendo per ora il giudizio), che si sono prodigate con abnegazione, sorvolando sul fatto che le loro buone intenzioni abbiano lastricato ambienti poco salubri.
Tra le figlie di Caino metto in cima alla lista la nostrana ultracentenaria, insieme alle vigilesse e alle direttrici didattiche che vogliono sforzarsi di essere più realiste del re, cioè più severe dei loro colleghi uomini, che già sono antipatici di suo. Ci metto, già che ci siamo, tutte quelle maestre che hanno insegnato la Storia come i programmi scolastici gliel’avevano confezionata. Tutt’al più, potrebbero giustificarsi come i processati di Norimberga, dicendo anche loro che eseguivano gli ordini. Ci metto tutte quelle maestre che hanno insegnato e insegnano “La mucca ci dà il latte”, senza avere il coraggio di dire che l’allevatore lo ruba al vitellino. Ci metto le giornaliste che scrivono più bugie dei loro colleghi uomini, nel tentativo di rincorrerli in una gara a chi ha la lingua più lunga e meglio adatta a leccare le parti sensibili e delicate dei padroni per cui scrivono. Ci metto la Marcegaglia, la cui radice etimologica parla da sola, e le altre capitane coraggiose d’industria che se ne fregano degli operai, delle rondini migratrici e delle api mellifere e che vanno dritte per la loro strada senza tener conto che è una strada senza uscita. Andassero da sole, e con i colleghi uomini, a sfracellarsi nel baratro! No, vogliono trascinarci anche noi!
Ci metto le donne soldato, che sono il prolungamento delle vigilesse, e che se dovessero subire una novella Norimberga, non avrebbero nemmeno il pretesto di dire che obbedivano agli ordini, di tanto plagiate mentalmente che sono, sia che si tratti di appioppare una multa o di sganciare ordigni esplosivi su qualche villaggio di pecorai. E’ di una di queste che voglio parlare e a cui assegno a distanza, anche se lei non verrà mai a saperlo, il premio “Figlia di Caino” dell’anno.
Ma prima però mi piace citare una servetta di bianco vestita, pennivendola professionista, che si cimenta in questioni più grandi di lei, ma che lo fa in modo talmente maldestro e partigiano, da suscitare repulsione in chiunque sia abituato ad esercitare un minimo di onestà intellettuale e senso critico, che in campo culturale sono come l’ossigeno e l’aria non inquinata in ambito polmonare.
Sto parlando di Silvia Grilli che, a pagina 117 di quella rivistaccia che ha, e forse non a caso, lo stesso nome di un supermercato, del 18 maggio scorso, si cimenta sulle teorie del complotto. Già definirle teorie è una base di partenza per delimitare l’ambito puramente teorico nel quale secondo lei, i suoi colleghi scribacchini e i loro datori di lavoro, si deve indagare. Così, invece di investigare sul fatto in sé, sull’evento in questione, sulla realtà delle cose, occulta o manifesta che sia, si parte fin dall’inizio a indagare sugli indagatori. Il che, trasportato in ambito scientifico, equivale a esaminare gli scienziati anziché la realtà fisica da essi studiata. Lo facevano gli inquisitori dei secoli passati e il risultato poteva essere il rogo. Oggi, che ufficialmente non è più possibile bruciare la gente, a meno che a farlo non siano le radiazioni elettromagnetiche, i nuovi censori che s’ispirano a Torrequemada, lo fanno su carta, come giornalisti stipendiati; sul web, sotto forma di disinformatori parimenti stipendiati e in tivù, in qualità di divulgatori sedicenti scientifici, lautamente stipendiati, dotati d’imprimatur da parte degli stessi padroni di quegli altri.
Non voglio fare il riassunto dell’articolo della Grilli, perché mi devo occupare di una certa soldatessa, ma una citazione grillesca la devo proprio fare. Cadendo dalle nuvole, l’incredula Silvia afferma: “Digitando su internet 9/11 e cospirazione si trovano quasi 2 milioni di pagine che sostengono le varie teorie collegate a trame di George W. Bush o dei servizi segreti israeliani o della Cia o dei servizi deviati o dei baroni del petrolio o dei trafficanti d’armi. Dall’estrema sinistra all’estrema destra, in America, in Europa o nel mondo islamico, si nega l’evidenza sostenendo la tesi di un complotto ordito da Stati Uniti e Israele per controllare il mondo. Si segue un processo mistificatorio nutrito di pregiudizi antiamericani e antiebraici. E tuttavia non si chiariscono mai i complotti”.
La scrivana si stupisce che nel mondo ci siano tante persone che vogliono sapere la verità. Due milioni di pagine! Sembra quasi di vedere i suoi occhioni che si sgranano dallo stupore. Figlia mia, sarà che c’è qualcosa che non convince nella versione ufficiale dei tuoi padroni?
E questa non è l’unica domanda che vorrei porti. America, Europa e mondo islamico: non sarà che è qui che ci sono i computer, mentre in Africa e sud del mondo hanno altre cose a cui pensare? E ti stupisci per questo?
Dici che si nega l’evidenza, ma non hai mai sentito dire che l’apparenza inganna? O quando sono le istituzioni, che ti danno la pappa, a spiegare un evento, l’apparenza cessa temporaneamente d’ingannare? Tu ti accontenterai delle veline che ti passano i tuoi capi, come succede sui fronti di guerra dove i giornalisti sono imbeccati dalle Public Relations dell’esercito vincente, ma noi (quelli dei due milioni di pagine) non ci accontentiamo. E’ per questo che, non avendo avuto le raccomandazioni che hai avuto tu, dobbiamo limitarci a scrivere i nostri dubbi sul web, finché i tuoi padroni ce lo lasceranno fare. Se non altro per far sapere agli altri che non siamo soli con i nostri dubbi.
Parli di pregiudizi antiamericani e antiebraici. Se posso capire l’antiebraismo, che ha radici storiche antiche, mi riesce difficile comprendere come un americano possa essere antiamericano. Sarebbe come trovare un napoletano che odia la pizza. Certo, ci possono essere anche americani che odiano il proprio paese, ma devono essere rarissimi e magari sono stati fabbricati di proposito, per adibirli manciurianamente al compimento di attentati falsa bandiera. Noi italiani, con tutto che siamo sempre lì a lamentarci del nostro paese, in fondo in fondo, se non altro per la lingua che ci ha insegnato la maestra, per le preghiere che nostra madre ci faceva recitare da bambini, a questa Italia disastrata le vogliamo bene. Al di là di tutte le lamentele che siamo soliti formulare, alzi la mano chi odia veramente l’Italia.
Infine, cara la mia Silvia Grilli, vacci piano a parlare di processo mistificatorio, perché mi sa che qui, in fatto di mistificazioni, tu e i tuoi colleghi maschi non avete nulla da imparare. E ricorda che non sono i complotti da chiarire, ma i fatti, e non spetta a noi, a cui è preclusa la stanza dei bottoni, ma alle autorità e alle istituzioni a te tanto care. E’ lì il marcio da cercare e possibilmente estirpare.
Marcio che può essere presentato con una veste attraente, in base al principio dell’apparenza ingannatoria e mediante la neolingua orwelliana, già ampiamente in uso nella nostra società.
Pienamente dedita a tale scopo, la stessa rivistaccia di prima, del 13 luglio scorso, a pagina 82 riporta l’intervista all’unica elicotterista italiana in servizio nell’esercito, ma a scrivere il pezzo stavolta è un pennivendolo di sesso maschile, il cui nome non merita di comparire in un articolo che parla di Femminismo e quindi non lo citerò.
La ventisettenne di Lecce, invece, plagiata e superstipendiata, va citata e biasimata. Pamela Sabato camminava per strada nella sua città e si è fermata a uno stand dell’esercito. Si è arruolata e dopo breve carriera si è ritrovata a pilotare un elicottero da guerra AW 129 Mangusta, il cui costo è di 23 milioni di euro (1), con i quali si potrebbero scavare 6278 pozzi (2) o costruire 510 ospedali in Africa (3). Con quanta malizia l’intervistatore le chiede se ha mai dovuto premere il pulsante rosso della mitragliatrice e con quanto pudore la signorina Pamela rivela che qualche volta ha dovuto farlo, ma badando bene a non colpire nessuno. Così, solo per intimorire quei pecorai che, come vampiri barbuti, si nascondono nelle grotte e nelle case diroccate. Con quanto patriottismo Pamela risponde che se l’ha fatto, è stato per fare più grande l’Italia, frase che tradotta dall’orwellese, significa: “Ho sparato migliaia di pallottole del costo di 15 euro l’una, per far sì che i nostri pensionati ricevano meno soldi e i nostri schiavoratori prendano stipendi e salari più leggeri e vadano in pensione a ottant’anni.
Bisogna saper leggere tra le righe e come in Afghanistan i nostri soldatini (e le nostre soldatine) hanno gli interpreti, così noi dovremo sempre più spesso far uso dei traduttori della neolingua orwelliana. La guerra è pace. La mitragliatrice di Pamela Sabato è un paiolo per fare lo zucchero filato. E i barbuti pecorai afgani sono trolls usciti dai boschi norvegesi per infastidire i nostri elfi e le nostre fatine patriottiche.
A me questa pugliese mitragliera ricorda tanto quella toscana che voleva fare la torera. Arrivata in Spagna, gli spagnoli l’hanno rimandata a casa a calci nel didietro: ecché, scherziamo! La corrida è una cosa seria. Roba per uomini, mica come mitragliare talebani!
Tra soldatesse, vigilesse e torere, arriveremo al punto che qualche esponente del gentil sesso farà domanda per lavorare in un mattatoio, come macellatrice. Il giorno in cui verrà assunta una donna macellatrice, le figlie di Caino avranno raggiunto l’apoteosi del successo e non m’importa che il compito di uccidere animali sistematicamente contrasti con il ruolo storico della donna, che è per antonomasia colei che dà la vita, perché queste sono solo sofisticherie in confronto alla brutale realtà di noi come specie, noi scimmia assassina.
Del resto, donne che lavorano in miniera ce ne sono già. E passi. Donne cacciatrici, ce ne sono anche di quelle, poche, ma ci sono, dalle parti di Bergamo e Brescia, tanto per cambiare. Donne che vanno a pesca ce ne sono ancora di più e quelle che indossano la pelliccia non si contano.
Dunque, lasciamo perdere le romanticherie e concentriamoci sulla realtà del Femminismo. Potrebbe aver causato la crisi del matrimonio? Aver fatto aumentare il numero dei gay e scombussolato il senso d’identità degli uomini? Che la donna sia intrinsecamente amante della vita, di tutto ciò che vive (e che soprattutto abbia due occhi), è vero o è una mistificazione imposta dal sesso forte per condizionare storicamente la donna e meglio manipolarla?
Sono domande che meriterebbero altri esaustivi articoli d’approfondimento, soprattutto sulla questione se le donne siano deputate dalla natura, oltre che dalla Storia, a proteggere l’infanzia, gli animali, come surrogato della medesima e se quindi lavori che abbiano a che fare con Tanatos, come quello svolto dall’elicotterista pugliese, siano inconciliabili e inammissibili.
Mi piacerebbe affrontare questi argomenti, e forse lo farò in futuro, ma non vorrei che l’utente di Stampa Libera che si firma Silvio (ho verificato, non si tratta del nostro Premier) mi rivolgesse la stessa critica che si può trovare qui:
Così contesta, infatti, un mio precedente articolo: “Vista la scala delle priorità, simili argomenti sono assimilabili ad armi di distrazione di massa”. La riporto perché è una frase che ha valore paradigmatico.
A suo dire, tutto ciò che non c’entra con gli esseri umani, cioè parlare dei diritti degli animali come faccio normalmente, è pura perdita di tempo e distrae dalle cose vere e importanti. Accusa che secondo me è una variazione sul tema dei classici bambini che muoiono di fame in Africa: fintanto che esistono, non si può parlare di animali.
Con questi bambini, sventolati ormai da decenni, a Destra, al Centro e a Sinistra, si sono nascoste le peggiori mascalzonate e si è continuato a fare i propri comodi nella più vergognosa e ipocrita delle maniere. Se veramente a tutti coloro che li hanno tirati in ballo, fosse importato anche una briciola dei problemi della fame nel mondo, a quest’ora non ce ne sarebbe neanche mezzo, di bambino che muore di fame in Africa. Ma così non è.
E allora, andiamoci piano, Silvio, prima di stilare graduatorie di priorità e andiamo avanti poco per volta, con ogni argomento che possa aver a che fare con l’etica, attribuendogli pari dignità. Altrimenti, non siamo più solo antropocentrici, ma anche egocentrici. E credo che nessuna delle due logiche piacerebbe né alle femministe, né alle suffragette che le hanno precedute.
Note:

3 commenti:



  1. Tante storie per una natica pizzicata,
    e lodate UNA ASSASSINA ANDROCIDA!!!?

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    1. Si DIVERTE UN MONDO
      A FALCIARE GLI UOMINI A RAFFICHE DI MITRAGLIATRICE
      DA BORDO DI UN ELICOTTERO!!!
      Ai vari DOn Mazzi, VA BENE CHE LE DONNE SFOGHINO I PROPRI ISTINTI MULIEBRI - dire BESTIALI è un insilto per le bestie!!!
      A loro, va bene CHE SAZINO LA PROPRIA SETE DI SANGUE M A S C H I L E!!!
      Che soddisfino I PROPRI BISOGNI P A T O L O G I C I!!!

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