lunedì 9 gennaio 2012

Combattenti di terra, di mare e dell’aria


Mi si è accesa una lampadina in testa! Finalmente ho capito come stanno realmente le cose. L’ho capito dall’indegna baruffa che anche quest’anno preti ortodossi e preti armeni hanno fatto all’interno della chiesa di Betlemme e dalla battuta finale del secondo episodio di “Pacific”, un film diretto da Steven Spilberg, andato in onda su Rete 4.
Alla fine ho risolto l’antico dilemma se l’umanità fosse fondamentalmente buona, con l’eccezione di pochi malvagi, o fondamentalmente cattiva, con l’eccezione di pochi santi. Alla fine ho capito che l’essere umano è intrinsecamente malvagio e quelle che sembrano eccezioni sono una deviante variazione sul tema della malvagità. Anch’io che scrivo e voi che leggete siamo fondamentalmente cattivi, perché, nel mio caso, non esiterei a combattere fisicamente e militarmente i nemici degli animali – e questo rientra nella categoria del male – e voi, nel vostro caso, beh, lo saprete bene da soli per quale motivo rientrate nella spregevole categoria. Se vi fate un esame di coscienza ci arrivate da soli.


Nel caso dei preti maneschi, poiché sono andati a spazzare il pavimento della chiesa con il preciso intento di colpire gli avversari con le scope, significa che il loro animo è strutturato in maniera combattiva e i gesti liturgici e le litanie non sono altro che sovrastrutture posticce, fumo negli occhi di se stessi e degli astanti, autoinganno ipocrita per celare la propria vera natura, nonché finzione cinematografica di quel cinematografo che è la religione. Puri spettri bugiardi e inconsistenti.
Nel caso di “Pacific”, con i quattro marines reduci dall’ecatombe di Guadalcanal, seduti all’interno della sala mensa della nave, e con il collega cambusiere che, mentre gli prepara il caffè, comunica loro che in patria sono considerati eroi, poco importa che l’immane operazione di propaganda bellica abbia istupidito i cervelli e le coscienze dei loro concittadini, perché se ciò è possibile, se milioni di persone si lasciano abbindolare sugli scopi e le finalità della guerra, significa che c’è del marcio in Danimarca. C’è qualcosa di perverso e immorale nelle strutture più recondite dell’animo umano e sono più colpevoli coloro che rinunciano ad esercitare il proprio senso critico, che non coloro che approfittano di questa intima fallacia umana per propagandare il verbo bellico degli interessi della patria, che altro non sono che gli interessi dell’industria armiera e delle consorelle associate.
La voglia di combattere, in noi, è antica. Se avessimo avuto le corna sarebbe stato meglio, perché avremmo risolto le controversie a forza di cornate, con scarso spargimento di sangue, grazie ai meccanismi inibitori spiegati da Konrad Lorenz. E invece, la natura ci ha fornito di pollice opponibile, con il quale prima abbiamo costruito e poi usato armi via via più sofisticate, mettendole al servizio della nostra connaturata brama di uccidere. Poco importava che ad essere uccisi fossero membri d’altre tribù di ominidi o selvaggina da arrostire e mangiare. L’importante era dare fondo a tutta la nostra aggressività.
E’ stato così che, siccome l’evoluzione della tecnologia ha avuto velocità differenti, quando gli europei arrivarono nelle Americhe, in Africa o in Asia, alla voglia di uccidere animali già presente nei nativi, si unì la voglia di uccidere animali e nativi da parte dei nuovi arrivati. I quali, avendo il volume di fuoco per farlo, non si sono fatti scrupolo a sterminare stuoli di uccelli, pesci e mammiferi autoctoni insieme agli stessi indigeni che ancor prima, da sempre, davano loro la caccia. E i bianchi, che pure avrebbero dovuto avere qualche remora di natura religiosa, poterono effettuare indifferentemente stragi di nativi e animali in virtù della reificazione dei primi, come avevano già, nelle loro opportunistiche coscienze, reificato i secondi. L’uomo bianco, di fronte al coloured pensava: “Ti uccido perché sei una bestia come tutte le altre. E mi serve la tua terra".
Sono fortemente diminuiti, in tal modo, aborigeni in Australia, africani resi schiavi e spediti oltre oceano, in Africa, nonché pellerossa e indios in nord e sud America. Con gli asiatici è stato più difficile, data la bellicosità millenaria di quelle genti.
Quando si verificavano rari casi di collaborazione tra europei migranti e popolazioni native, era per cacciare insieme gli animali della foresta, gli uccelli del cielo e i pesci del mare. La distinzione tra i metodi di caccia e pesca degli indigeni e quelli dei nuovi arrivati di pelle chiara fu enorme. I branchi di mammiferi, gli stormi di uccelli e i banchi di pesci cominciarono ad assottigliarsi. Alcune specie vennero del tutto cancellate dalla faccia della terra. Dai bisonti americani uccisi per affamare i pellerossa e per prelevarne al massimo la lingua, ai narvali pescati solo per la zanna da vendere agli immancabili farmacisti cinesi, è stata tutta un’immensa carneficina.

La colomba migratrice, di cui prima dell’arrivo dell’uomo bianco ne esistevano milioni di esemplari, si estinse nel 1913. L’alca impenne e la ritina di Steller furono fatte sparire totalmente. Tutto ciò che poteva essere trasformato in carne, pellame, uova o grasso passò attraverso le rapaci mani dell’uomo bianco e permise per qualche decennio lauti profitti a macchine da guerra come la Hudson Bay Company, per fare solo uno dei tanti esempi di meticolosa e organizzata forza distruttiva.
Un proverbio arabo dice: “Il segno più tangibile del passaggio dell’uomo è il deserto".
Evidentemente, gli arabi se ne intendevano. Uccelli marini fatti bollire per ricavarne olio, sardine e acciughe pescate e riversate nei campi come concime, cetacei massacrati per rifornire le scorte d’olio da lampada, delfinatteri uccisi per essere trasformati in cibo per i visoni d’allevamento, è stata tutta una corsa al massacro e i responsabili erano gente comune, dall’uomo di città che comprava pelli di castoro, all’ultimo eremita che disponeva tagliole nei boschi per catturale lontre e scoiattoli. Una vera guerra da parte di una specie autoproclamatasi sapiente nei confronti delle altre specie animali. E stendiamo un velo pietoso sulle stragi di marsupiali in Oceania.
Oggi, uno studio di scienziati canadesi afferma che sta aumentando il consumo di carne di delfino, da parte dei paesi poveri, anche di quelli che non comprendevano tradizionalmente quel tipo di cibo. Strano, proprio loro che non vogliono rinunciare alla caccia dei cuccioli di foca della Groenlandia!
La posizione degli attivisti per i diritti animali è netta, su questo punto ma, parlandone con un amico non animalista, mi sono sentito rivolgere la domanda: “Quali alternative hanno gli abitanti dell’Africa occidentale, del Perù, del Madagascar o dello Sri Lanka al consumo di carne di delfino? Al che gli ho risposto che è proprio a causa della nostra antropocentrica accondiscendenza verso gli abitanti del Terzo Mondo, che ci ritroviamo con specie animali che si estinguono a ritmo incalzante.

E’ vero, noi abbiamo fatto stragi fino all’altro giorno; fino a quando ci siamo imposti leggi di protezione e ora vorremmo che anche le popolazioni del Terzo Mondo adottassero le stesse leggi, poiché abbiamo maturato la convinzione che la salvaguardia delle specie animali sia un valore.
Il che sarebbe come se gli USA vietassero all’Iran di costruirsi l’atomica, dopo che i paesi ricchi (Israele, Francia, ecc.) se ne sono riempiti gli arsenali. Nell’un caso e nell’altro, se è vero che gli occidentali hanno sempre fatto i loro sporchi comodi, è anche vero che lasciare che le specie rare vengano decimate dai paesi poveri e lasciare che l’Iran si faccia le sue bombe atomiche porterà nel primo caso all’estinzione totale di sempre più specie e nel secondo ad un aumento delle radiazioni nell’ambiente, se va bene, o a una guerra planetaria, se va male.
Sarebbe più saggio fermarsi in entrambi i casi, imponendo almeno una moratoria, finché siamo ancora in tempo.
Le politiche internazionali d’alto livello sono al di fuori della nostra portata, ma c’è sempre qualcosa che possiamo fare come singoli individui per cercare di rallentare la folle corsa dell’umanità verso l’autoestinzione. Per esempio, si deve sapere che se una donna occidentale compra una pelliccia, non è responsabile solo della morte degli animaletti uccisi per confezionarla, ma anche dei delfinatteri uccisi per fornire cibo agli allevamenti di visone. Ora non più perché i delfinatteri sono diventati rarissimi.
Nello stesso modo, chi mangia tonno in scatola, non è responsabile solo della morte dei tonni uccisi per essere inscatolati, ma anche di migliaia di pesci e uccelli, appartenenti a 145 specie diverse, presi nelle tonnare e considerati prede accessorie, sullo stesso principio militare dei “danni collaterali”. L’elenco delle specie che vengono tirate fuori dall’acqua e ributtate in mare morte o moribonde è impressionante e non posso qui riportarlo, perciò mi limiterò a citare gabbiani, berte, petrelli e albatri che si abbassano durante la fase di raccolta e restano impigliati nelle reti, finendo nel tritacarne allestito dai pescherecci come effetto indesiderato.
L’amico a cui ho accennato della questione dei delfini, per esempio, mangia pesce e io penso che se solo vedesse documentari sui danni della pesca al tonno, potrebbe decidere di non mangiarne più, né di darne più ai suoi figli. Oltretutto, si risparmierebbe il mercurio che il pesce contiene.
Lui è una brava persona. Fa parte della minoranza dei buoni ma, come ho spiegato all’inizio, anche noi che ci reputiamo giusti abbiamo i nostri scheletri nell’armadio. Ceronetti direbbe che noi siamo ancora più colpevoli, perché se i soldati americani a Guadalcanal o i balenieri giapponesi in giro per l’Antartide sono truppe al fronte e impegnate a realizzare lo sterminio, noi siamo gli obiettori di coscienza delle retrovie, che aborriamo anche solo l’idea di essere combattenti di terra, di mare o dell’aria, ma che non abbiamo una coscienza totalmente immacolata. Urge detergente biologico.

2 commenti:

  1. Stupidi esseri umani!
    La guerra, la competizione, l’arroganza, la voglia di combattere con cui si svegliano i replicanti la mattina è la forma di stupidità più violenta di tutte.
    Hai riassunto in uno splendido articolo tutta la sciocca storia dell’umanità sottolineandone il “destino” di schiavi dei propri istinti a cui non è riuscita a sfuggire. Reiterare all'infinito comportamenti assassini e distruttivi è la prova dell’incapacità umanoide di qualsiasi tipo di evoluzione.
    Solo l’imminente cambiamento cosmico (quello che tutti chiamano “fine del mondo”) porrà fine a questi perenni comportamenti di guerra verso gli animali, i vegetali e gli umani.
    Ciao Roberto

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  2. Ciao Gianni! Bentornato!
    E' già da un po' che sento parlare dell'imminente cambiamento cosmico.
    Molto prima che mi dotassi di un computer e prima che cominciassi a frequentare siti che parlano di salti quantici o cambiamenti di paradigma, io e gli animalisti che frequentavo speravamo nella fine della dominazione dell'uomo sugli animali, ma non avevamo nessuna prova o dati precisi su tale evento.
    La nostra era una visione confusa e incerta.
    Ora che mancano undici mesi al 21. 12.12, non vorrei che si trattasse dell'ennesima aspettativa millenaristica e che ci lasci tutti delusi.
    Una cosa è certa: se l'umanità non smette di massacrare gli animali e i suoi simili, non faremo ancora molta strada. L'estinzione della nostra specie è dietro l'angolo.
    Ciao.

    http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=176622&sez=NORDEST#IDX

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