domenica 1 gennaio 2012

Scherza coi santi ma lascia star gli elefanti


Alan Weisman, nel suo saggio “Il mondo senza di noi”, dice che gli animali di grosse dimensioni sono giunti fino ai nostri giorni solo in Africa grazie al fatto di essersi evoluti insieme agli ominidi. Conoscendo per esperienza la pericolosità degli esseri umani, non sono mai stati una facile preda. Questa dovrebbe essere un’ulteriore prova, che va ad aggiungersi alle testimonianze paleoantropologiche, del fatto che l’Africa è la culla dell’umanità. Infatti, in tutti gli altri continenti l’uomo è arrivato successivamente e gli animali erbivori come il megaterio in Sud America, l’uro in Europa e il moa in Nuova Zelanda, non conoscendo l’Homo sapiens si sono lasciati uccidere con facilità, fino al punto di estinguersi.
Per tale ragione, in Africa si trovano giraffe, rinoceronti, ippopotami, bufali e, naturalmente, elefanti. Poiché viviamo in quello che i geologi chiamano Antropozoico, cioè un’era nella quale l’uomo ha preso in mano i destini della terra, come fosse un fattore di cambiamenti climatici e geologici o una specie di distruttiva cometa, è possibile che anche i grossi animali sopravvissuti in Africa seguano ben presto le orme dei mammut e degli altri erbivori del Quaternario.


Per scopi di promozione turistica, mutuati dal mondo venatorio, in Sud Africa si esaltano i big five, cioè l’elefante, il rinoceronte, il bufalo, il leone e il leopardo. Di questi, solo il bufalo cafro non corre, per ora, pericolo di estinguersi. Di leopardi e leoni, essendo predatori e quindi al vertice della piramide alimentare, ce ne sono sempre stati pochi, ma i primi hanno corso rischi a causa della pelle richiesta dall’industria della pellicceria. Le due specie di rinoceronti e l’elefante stanno invece calando di numero a ritmi vertiginosi. Come se non bastasse, essendo assediati da tutte le parti, gli elefanti finiscono per concentrarsi in poche aree boschive, sottoposte a forti pressioni da parte loro a causa del modo distruttivo di nutrirsi, per cui governi come Botswana e Zimbabwe di tanto in tanto ne sfoltiscono il numero, facendo aumentare il rischio di estinzione.
Sembra un paradosso, ma non lo è se si pensa che anche l’animale in via d’estinzione per eccellenza, il panda, viene ancora oggi usato in alcuni circhi cinesi, mentre non è raro trovare rinoceronti presso i nostrani spettacoli viaggianti. Come i circensi abbiano fatto ad ottenere l’autorizzazione per importarli solo Dio lo sa.
La caccia all’elefante per ricavarne avorio è sempre stata praticata dai bianchi fin dall’inizio del colonialismo, ma nel Ventesimo secolo si era giunti a vietarne il commercio in tutti i paesi occidentali. Kuki Gallmann, nei suoi romanzi autobiografici, parla dei roghi di zanne d’elefante che venivano fatti pubblicamente dalle autorità del Kenya e le notizie di cronaca ci hanno spesso riferito di sparatorie tra rangers e bracconieri con morti da entrambe le parti.
L’avorio, insieme agli schiavi, è stato una delle principali fonti di reddito per nazioni colonialiste come il Belgio, la Francia e l’Inghilterra, fino a quando alcuni illuminati governi africani, a partire dagli anni Settanta e su pressione degli ex padroni europei, non hanno imposto serie politiche conservazioniste. Anche perché le autorità locali si sono accorte che, grazie al turismo all’interno dei parchi nazionali, elefanti e rinoceronti servivano più da vivi che da morti e per qualche decennio la salvezza dei grossi mammiferi africani è parsa garantita.
Oggi però le cose stanno cambiando in peggio. Oggi assistiamo ad una strisciante invasione da parte d’imprese cinesi, che si manifesta anche sotto forma di acquisizione di vasti territori, fenomeno conosciuto come land grabbing. Anche se tengono sotto protezione il panda gigante, i cinesi non hanno precisamente la stessa filosofia protezionistica degli occidentali e in particolare degli anglosassoni. Lasciando da parte l’antica rivalità fra latini e inglesi, risalente forse all’imperatore Adriano, è innegabile che agli anglosassoni la conservazione delle specie animali importi più che a noi latini, più frivoli, più poetici ma anche meno lungimiranti.
Ai cinesi, invece, memori di un passato di miseria e di fanatismo politico spregiudicato e privo di valori morali (durante la Rivoluzione Culturale giovani militanti uccidevano i pesci rossi perché considerati controrivoluzionari), i profitti derivanti dalla medicina tradizionale e lo status simbol rappresentato dal possesso di oggetti d’avorio, vengono prima dell’idea astratta di conservazione delle specie a rischio.
Di modo che, se fino a poco tempo fa, zanne e corni di rinoceronte prendevano la via dell’Oriente in piccola quantità, a causa dell’esiguo numero di persone che ne faceva richiesta, oggi che il benessere in Cina sembra aumentare, anche la richiesta sta aumentando, come pure, conseguentemente, la caccia a elefanti e rinoceronti. E’ la domanda che crea l’offerta, recita uno dei principi dell’economia. Il fenomeno è stato fotografato sinteticamente dal titolo di un articolo uscito su un settimanale italiano: “Quando tutti i cinesi avranno la macchina”.
Inquietante, è il minimo che si possa dire.
E non solo i cinesi, naturalmente, ma anche tutti gli abitanti del terzo mondo. Se per ipotesi tutti e sette miliardi d’esseri umani raggiungessero lo stesso standard di vita degli americani, le risorse naturali si esaurirebbero in breve tempo. Capisco che la nostra educazione cristiana ci porta a considerare egoistico anche solo pensare di non condividere con i nostri fratelli umani sfortunati i beni e le risorse di cui godiamo noi occidentali, ma chi ha visto il film Titanic si ricorda la drammatica scena in cui i marinai sulle scialuppe di salvataggio già colme si rifiutarono di andare a raccogliere i naufraghi in acqua, per evitare che questi, aggrappandosi alla barca, la ribaltassero, facendo annegare anche quelli che già vi erano a bordo.

Se il paragone è lecito e non ci si scandalizza per il suo cinismo, allora anche il mantenimento delle condizioni di povertà nel terzo mondo è garanzia della salvezza dei bianchi, privilegiati economicamente. Del resto, anche gli antichi sapevano che mors tua, vita mea, principio che, normalmente applicato alle leggi della natura, in particolare a quelle della predazione, sta pian piano entrando anche nella nostra asettica vita quotidiana, invadendola spietatamente.
I cinesi, infatti, (una volta si parlava di pericolo giallo), nella loro corsa verso il benessere, metteranno sempre più in difficoltà le economie occidentali, per troppo tempo basate sullo sfruttamento sprecone e su un certo pasciuto benessere diffuso.
A farne le spese saranno per primi gli animali selvatici, come sta già avvenendo in Africa, e successivamente, o anche in contemporanea, toccherà agli esseri umani. Alla paura che i musulmani c’impongano nuovi stili di vita, come la macellazione senza stordimento, e i cinesi nuove abitudini alimentari, come il consumo di carne canina, va aggiunta la preoccupazione che i parchi naturali, con tutto il loro contenuto di biodiversità, vengano sacrificati a interessi umani di tipo primario, in nome di valori per noi alieni – valori che ci abbiamo messo decenni per acquisire – ma che nella mentalità estremo orientale non hanno nessun significato.
Anche se proteggono il panda, non significa che lo facciano per le stesse ragioni che lo faremmo noi, tanto è vero che continuano a regalarne alcuni esemplari a vari zoo in tutto il mondo. Come gesto d’amicizia, dicono loro. Oppure, li regalano a presidenti e monarchi di sangue blu, come si usava nel Medioevo anche da noi, rimpinguando il serraglio del Signorotto.
Uccidere bellissimi animali per futili motivi lo abbiamo fatto anche noi per secoli e probabilmente deteniamo ancora il primato di peggiori distruttori della natura, ma in questi ultimi trent’anni abbiamo anche maturato una sorta di pentimento, insieme alla consapevolezza degli sbagli che i nostri antenati hanno commesso. Vorremo sinceramente riparare i torti perpetrati agli animali e stiamo facendo di tutto per convincere anche gli ultimi testoni testardi della necessità di conservare gli ecosistemi. Sembrava che ce l’avessimo quasi fatta, in questa impari lotta culturale, ma ecco che si profilano all’orizzonte le orde innumerevoli dei nostri lontani fratelli gialli. Un incubo chiamato Attila e Gengis Khan.
E dunque, il nemico ingrossa le sue fila. C’è smarrimento tra i nostri. E incertezza per il futuro.
Dopo che avremo rinunciato ai nostri santi, per sostituirli con nuove divinità dagli occhi a mandorla, ci ritroveremo privi d’identità e con i nostri ideali fatti a pezzi e quando anche l’ultimo elefante sarà stato ucciso e l’ultimo rinoceronte massacrato, allora i nostri nuovi padroni si accorgeranno che il denaro non si può mangiare.
Noi, questo, già lo sappiamo. L’abbiamo imparato dai nativi americani, fra l’altro. Lo abbiamo già visto e sperimentato sul nostro territorio. Ma è mai possibile che gli uomini non imparino niente dagli errori del passato e tutto debba sempre ricominciare daccapo?

10 commenti:

  1. Ma è mai possibile che gli uomini non imparino niente dagli errori del passato e tutto debba sempre ricominciare daccapo?
    Bella domanda... non è che quando hai imparato ti ritrovi vecchio e quando cerchi di spiegare ad un giovane quelle che sono le tue esperienze non vieni creduto?
    Gira così il mondo... Ognuno si deve far da solo le sue esperienze e quando se le è fatte, è vecchio. E si ricomincia.

    Auguri per un soddisfacente 2012!

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  2. Grazie Wasp!
    Quando camminavo per le strade di Tulear, in Madagascar, vedevo tutti quei poveri straccioni e mi veniva in mente una frase biblica: "I poveri erediteranno la terra".
    Solo che io la cambiavo così: "I poveri distruggeranno la terra".
    Ora, i cinesi, come li devo classificare, poveri o ricchi?
    Noi occidentali abbiamo le nostre colpe, in fatto di devastazione ambientale, nessuno lo nega, ma questi popoli emergenti devono per forza seguire le nostre orme fallaci?

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  3. Buon anno Freeanimals, in ritardo.
    Se hai tempo fa la prova che propongo qui:
    http://bit.ly/tAeVHY
    So che hai dei dubbi sulle quote degli aerei.
    Dubbi legittimi.
    Ti chiedo solo di continuare a usare la tua testa. So che continuerai a farlo e non c'era bisogno che te lo chiedessi ^^
    Ciao!

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  4. GG, vorrei aggiungere una cosa che mi è venuta in mente dopo aver lasciato un commento sul tuo blog.
    Una decina d'anni fa, quando non avevo internet e non sapevo niente di scie chimiche, abitavo in montagna, a 800 metri sul livello del mare. Complice la luce del tramonto, qualche sera vedevo nel cielo lunghe scie di aerei che volavano molto alti e immaginavo che andassero in Austria o comunque verso il nord Europa. All'epoca non mi davo spiegazioni particolari perché le vedevo raramente. Ora so che quelle erano scie di condensa. Ripeto: erano molto alti e gli aerei non si vedevano.
    Da un paio d'anni a questa parte, è cambiato tutto drasticamente. Non abito più in montagna, ma gli aerei volano come forsennati, anche se a occhio nudo continuo a non vederli.
    In pianura, a Codroipo, non si era mai vista una cosa del genere. E quindi, se le leggi della fisica non sono cambiate, qui qualcuno sta facendo un gioco sporco ai danni dell'inconsapevole popolazione.
    Il sospetto è legittimo.
    Ciao.

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  5. Roberto,il discorso "cinese"fa paura,ma penso piu per il "sentito dire" che per il vero fare,sono stato un mese in Cina,ti devo essere sincero,non ho visto cinesi cosi avidi di mangiare carne di..cane...questo ormai è diventato un vox populi ma i piu non mangiano cani!!! come pure i piu non usano la (sembra un paradosso)loro medicina,sai qui in una valle del trentino è famosa per il mangiare gatti!!! pare sia stata una abitudine dei tempi disperati della guerra,ma che anche oggi qualche buongustai continua con la "tradizione"...io conosco molto bene queste valli ci abito da 11 anni,e quando vado in Argentina e mi chiedo sulla Italia,ci tengo sempre a precisare che della realtà di cui parlo,è solo una e molto ridotta visione della Italia...non serve che scriba qui le diferenze fra le diverse regioni...cosi quando si parla della Cina si tende a generalizare sulle tradizione di una delle etnie,ma non per questo è la unica realtà...ne la piu difusa,forse è quella piu strana,o shockante.Io non sto qui a difendere i cinesi,ma penso che fissarsi su certiaspetti ed ignorare altri non è giusto,si potrebbe vedere la cultura cinese come la creatrice del taoismo,per esempio,una delle filosofie piu evolute e rispetuosa de ogni forma di Vita...poi in Africa chi continua a fare "caccia essotica"sono sempre europei o nordamericani,è piu facile trovare la testa di un rinosceronte atacata sul muro di una casa inglesse piutosto che in una casa cinese....
    P.S: a me il solo fatto di pensare che si possa mangiare un cane mi fa ravribidire,ma pure il cavallo !!!in Argentina sono cresciuto in mezzo a questi,ne avevo uno che mi seguiva come un cane !!! ed andava pazzo per lo zucchero !!! quando sono arrivato in Italia e in un ristorante mi son visto le "bistecche di cavallo"pensavo ad un errore di stampa del menu...ma purtroppo era vero...questioni culturali.....
    Ciao !!

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  6. Molto sagge le tue parole, Martin. Devo darti ragione sul fatto che in Cina, a mangiare cane, sono in pochi, ma, fatte le debite proporzioni, se i cinesi sono un miliardo e duecento milioni, i mangiatori di cane sono ancora decisamente troppi per i miei gusti.
    A parlarne fu anche Tiziano Terzani, persona seria, in uno dei suoi libri e la città in cui si trovava era Canton.
    Poi, un mio vicino di casa mi ha raccontato che dei turisti olandesi ubriachi, in un ristorantino tipico cinese, si sono ritrovati a mangiare cervello di scimmia. Viva. Con un cucchiaino, con la scimmia immobilizzata al centro del tavolo e con la calotta cranica scoperchiata.
    Quando si sono resi conto di ciò che facevano era troppo tardi.
    Poi, ci sono turisti che, pur non essendo ubriachi, mangiano scorpioni, e serpenti scuoiati, questi ultimi, sul momento, come ha fatto anche Maurizio Roversi in una puntata di "Turisti per caso".
    Dicono che tanto è una tradizione e che quindi va rispettata.
    Io mi ribello di fronte a queste cose e non riesco a trovare giustificazioni per nessuno, nè per i nostri turisti, né per i cinesi tradizionalisti.
    Grazie.
    Un saluto.

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  7. O.K,è vero che le proporzioni contano,ma penso che tu come io,non fanno ragioni di conti,per me ,come ti ho detto per qualsiasi motivo un cane venga ucciso ravribidisco, si dico cane perchè forse identifico qualsiasi cane col mio e allora è come se uccidesero un fratello,anzi una sorella visto che era cagnolina, Terzani è stato il primo autore italiano che ho letto in lingua italiana !! lui aveva capito piu che il comune dei mortale capisca,ma nel suo libro ( la porta proibita penso tu ti riferisca) andaba oltre la "mangiata di cani"sui turisti olandesi non credo proprio non avesero saputo cosa facevano,è forse hai tocato il tasto giusto,tante "tradizioni"vengono mantenute appunto per il turista affamato di esotismo e di avere qualche putanata di raccontare "fuori dal comune"al suo rientro...cosi se tu guardi i dati sulla medicine orientali sono piu gli amanti del new age che le ricercano piutosto che i locali !!!!
    Quando furono le olimpiadi del Canada qualche anno fa,dopo queste hanno masacrato decine di cane di slitta,perche non servivano piu !!!!!! capisci che quando ti dico che è una questione di evoluzione e salto qualitativo di coscenza quel che permeterà di poter vivere in armonia con gli altri animali e non...e credimi che non è un concetto new age o "aquariano"...visto che vorrei che questa favoleta fosse vera e che sti benedetti bambini indaco,blu o del colore che siano si manifestasero di una volta !!!! :-)
    ciao !!

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  8. Francamente non saprei quantificare i vari fenomeni: consumo di carne di cani, scimmie e serpenti, oppure quanti siano i cinesi autentici che si curano con la medicina tradizionale, ma gli orsi della luna, di cui parla anche Beppe Grillo e i corni di rinoceronte polverizzati per farne intrugli sono una realtà.
    Sento parlare della minaccia per i rinoceronti, dovuta alla medicina tradizionale cinese, da almeno vent'anni e non credo che sia solo una diceria dei conservazionisti anglosassoni del WWF o della UICN.
    Credo che sia una realtà. I rinoceronti stanno diminuendo a prescindere da quanti siano i cinesi che ne richiedono i corni.
    Ciao e grazie per i tuoi interessanti interventi.

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  9. A leggere ciò che scrivete mi passa la voglia di essere carnivoro.
    Ma la carne serve, lo dicono i dottori e sopratutto lo dice il corpo umano.
    E' comunque abominevole ciò che alcuni popoli fanno con gli animali spacciandole per tradizioni.
    Allora penso a noi occidentali, alle mucche o ai cavalli: forse guardandoli negli occhi non ci vengono sensi di rimorso non meno forti che con i gatti o cani?
    Cosa c'è di differente?L'abitudine?La tradizione?
    Allora penso che sia proprio una tradizione quella di mangiare un gatto, per me da considerare un delitto non meno di uccidere una persona. Ma non ho lo stesso sentimento con i cavalli o mucche, forse perché non vivo a stretto contatto con loro. E i miei parenti che sono contadini come fanno a macellare le loro bestiole?
    E' la tradizione e cambiare queste atroci tradizioni, purtroppo, è pericoloso.

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  10. Grazie GG. Le tue sono legittime osservazioni. Da tempo immemore sappiamo che gli animali "formano" l'uomo, nel senso che è grazie ad essi che ci possiamo confrontare con loro e capire qualcosa su di noi, sulla nostra natura e sulla nostra identità.
    Come dici tu è una questione di abitudine e contesto culturale, ma la cosa da tener presente è che nulla è stabile e definitivo e si spera che l'elaborazione etica tuttora in corso, e che non si è mai fermata, porti l'umanità verso una consapevolezza superiore e rispettosa di ogni essere vivente. Se pensi all'induismo e al buddismo, sono secoli che se ne parla ed è una meta tuttora valida.
    Però, se posso permettermi di darti un consiglio, non ti fidare dei....dottori!
    Ciao

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