lunedì 27 maggio 2013

Chi porta i pantaloni?

 

Testo di Nadia Francalacci

Fonte: Panorama.it

Uomini violentati, uomini perseguitati. Anche loro vittime di stalking. Oltre il 30% degli uomini subiscono danneggiamenti, pedinamenti, telefonate indesiderate da ex mogli o compagne. 
Non sono solamente le donne ad essere minacciate, violentate anche psicologicamente e ridotte in fin di vita da uomini malati d’amore e di desiderio di possesso. Dietro la violenza si nasconde anche la sofferenza di molti uomini.
La “normalizzazione” pubblica della violenza femminile attraverso messaggi pubblicitari, spettacoli  televisivi, cinema, stampa, video, web sta creando assuefazione ed abbassando l’allarme sociale - spiega a Panorama.it Sara Pezzuolo, psicologa forense e autrice della ricerca “Violenza verso il maschile”. La scena di un uomo che schiaffeggia una donna in un reality suscita sdegno e scatena, giustamente, la condanna pubblica ma a ruoli invertiti, la stessa scena non suscita uguale sentimento ed uguali reazioni. Anzi, viene minimizzata, diviene “normale” e perfino ironica”.


Perché? Quali sono le differenze? E poi, gli episodi di violenza diventano “proponibili” anche pubblicamente, solo se ne sono vittime gli uomini? I dati della prima ricerca condotta in Italia sulle violenze sul sesso maschile sono sconcertanti, tanto quanto quelle sulle donne.
Il 58,1% degli oltre mille uomini intervistati (1058), dichiara di subire violenze fisiche dalla propria partner con modalità tipiche maschili, ovvero con percosse come calci o pugni.
“Oltre il 63% degli uomini hanno dichiarato di subire la minaccia di violenze fisiche da parte della compagna e nel 60,5% dei casi, la violenza fisica risulta essere stata effettivamente messa in atto con modalità tipicamente femminili come graffi, morsi, capelli strappati - continua la psicologa – mentre il lancio di oggetti si attesta poco oltre il 50%”.
Molto inferiore risulta la percentuale (8,4%) di coloro che dichiarano che una donna abbia posto in essere un’aggressione alla propria incolumità personale attraverso atti violenti che avrebbero potuto causare il decesso, come ad esempio il soffocamento, avvelenamento oppure ustioni.
Resta però, l’utilizzo di armi proprie ed improprie che appare in circa un quarto (23,5% dei
casi) delle violenze femminili. Il 15,7% degli uomini di un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, invece, ha dichiarato di essere stato vittima di altre forme di violenza non contemplate nella ricerca come ad esempio: tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l’auto, mani schiacciate nelle porte (in un caso nel cassetto), spinte dalle scale.  
Ma ad essere inquietanti per quanto sorprendenti sono i dati relativi alle violenze sessuali subite dagli uomini.
Infatti, l’8,6% riguarda uomini vittime di violenza sessuale attraverso l’utilizzo della forza o delle minacce. In questi casi l’uomo denuncia di essere costretto ad avere rapporti sessuali in forme a loro non gradite come ad esempio rapporti sado-maso oppure rapporti nel periodo mestruale. Non solo, il 4,1% dei soggetti intervistati dichiara di essere stato forzato ad avere rapporti sessuali con altre persone incluso sesso di gruppo o scambi di coppia.
“Ma ad essere risultate interessanti sono le note che hanno inserito negli spazi, previsti in ogni batteria di domande, per l’aggiunta facoltativa di ulteriori dettagli”, continua la psicologa.
Tra le costrizioni sgradite, infatti, figurano alcune richieste “estrose”, ma vissute con disagio, vergogna o turbamento da parte degli uomini. E quali sono? La pretesa di accoppiamenti in luoghi aperti pur potendo disporre di un’abitazione, la presenza sul letto dei due gatti della partner, la richiesta da parte della moglie di solo sesso orale escludendo per 18 mesi la penetrazione.
“Ed alcune richieste più “violente” in merito alle quali non sembra opportuno scendere nei dettagli - precisa Pezzuolo - ma che comunque comportano lesioni visibili, in alcuni casi permanenti come piccole cicatrici ed ustioni”.
Solo il 2,2% degli uomini ha dichiarato di non aver mai subito alcun tipo di violenza sessuale.

“Affrontando nella ricerca l’argomento della sessualità, risulta evidente come la difficoltà maschile nel riconoscere di aver subito violenza sessuale sia sensibilmente minore rispetto alla percezione di subire violenza fisica o psicologica - prosegue Sara Pezzuolo - infatti nessun item sulla violenza sessuale registra risposte positive in percentuali superiori al 50%”.
La percentuale maggiore, il 48,7% dei casi, riguarda il rapporto intimo avviato ma poi interrotto dalla partner senza motivi comprensibili.
“Gli uomini, pur riconoscendo alla donna la libertà di interrompere il rapporto sessuale in qualsiasi momento, riferiscono di rimanerne mortificati, umiliati, depressi. Nessun maschio afferma di pretendere la continuazione di un rapporto non più desiderato dalla donna, o tanto meno di costringerla a portarlo a termine; i soggetti intervistati esprimono la libertà di non essere costretti a fingere indifferenza e/o a negare la frustrazione che deriva dal rifiuto, nonché le conseguenze sul piano fisico ed emotivo.  La gamma di turbamenti riferiti va dal malessere fisico all’insonnia, dalla mortificazione nel sentirsi rifiutato al dubbio di non essere più desiderato; dal timore di non essere in grado di soddisfare la partner al dubbio che in precedenza la stessa abbia simulato un desiderio ed un piacere che non ha mai provato; dal dubbio del tradimento alla sensazione di inadeguatezza; dal timore per la stabilità della coppia al calo dell’autostima”.

Insomma forme di violenza fisiche che violentano anche la mente.
Ma la violenza che colpisce i 3/4 degli uomini è quella psicologica ed economica.
Oltre il 75,4% dichiara di essere insultato, umiliato e di provare sofferenza dalle parole utilizzate dalla propria compagna.
Ma quali sono le forme di “controllo e costrizione psicologica” più frequenti? Il 68,8% degli uomini subiscono limitazioni o impedimenti nell’incontrare i figli o la propria famiglia d’origine mentre il 44,5% per le attività esterne: sport, hobby, amicizie; il 39,5% denuncia imposizioni in merito ad aspetto e comportamento in pubblico; controllo sul denaro speso, quanto e come  nel 32,9% dei casi.

Ma la forma più frequente è l’atteggiamento ostile della donna qualora non avesse l’ultima parola sulle scelte comuni. E questo accade nel 68,2% dei casi.
L’uomo è costretto a subire, a differenza delle donne, le “minacce trasversali” ovvero aggressione verso oggetti personali della vittima, persone care e persino animali domestici.
“Altro fenomeno emergente rilevato dal questionario è quello delle false denunce o accuse costruite nell’ambito delle separazioni, dei divorzi e delle cessazioni di convivenza – conclude la psicologa Pezzuolo - tale problematica compare in 512 casi sul totale dei casi esaminati (48,4%) proprio ad appannaggio dei soggetti appartenenti alle categorie in questione. La domanda che ha raccolto il maggior numero di risposte positive riguarda le provocazioni fisiche e verbali nel 77,2% dei casi”.

Nadia Francalacci 
 

1 commento:

  1. Questo mi sembra pertinente:


    http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/napoli_anziano_acqua_bollente/notizie/284369.shtml

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