mercoledì 8 maggio 2013

La legge del branco

 


  Testo di Cinzia Gubbini





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Si presentano in sette, otto: sono studenti dell'università. "Abito qui vicino, nemmeno lo sapevo che c'era questa manifestazione: ho chiamato un po' di amici. E' una vergogna!". Dice uno di loro. Siamo sotto al ministero di Grazia e Giustizia, a via Arenula, Roma. Il Coisp, un semi sconosciuto sindacato di polizia, ha organizzato un presidio: sono qualche decina. Chiedono che "anche per i poliziotti valgano le leggi che valgono per gli altri cittadini". Il problema? Quattro agenti di polizia sono stati condannati per omicidio colposo a 3 anni e sei mesi: hanno ucciso a Ferrara un ragazzo di 18 anni, si chiamava Federico Aldrovandi. Un caso che ha colpito al cuore l'opinione pubblica italiana. 

I poliziotti hanno avuto la pena "scontata" per indulto a soli sei mesi. I tribunali di sorveglianza hanno deciso che quei sei mesi, però, andavano scontati in carcere. Il Coisp non è d'accordo e dice che i poliziotti non hanno visto garantiti i loro diritti: tutti fuori. Si riferiscono al fatto che, di solito, chi ha pene inferiori ai 18 mesi viene affidato ai servizi sociali. Ma, in questo caso, i tribunali hanno valutato che le colpe e soprattutto l'atteggiamento tenuto dai poliziotti (nessun evidente segno di pentimento, né collaborazione alle indagini) consigliasse il carcere. Il Coisp aveva protestato già sotto le finestre dell'ufficio della mamma di Federico, a Ferrara, creando sconcerto e proteste. Non contenti, sono tornati a manifestare a Roma.

Alcune persone si sono sentite offese da questa manifestazione: c'era da aspettarselo. Quasi contemporaneamente al Coisp è arrivato un piccolo gruppo di ragazzi dei centri sociali romani che, come fece Patrizia Moretti quando gli stessi manifestarono sotto il suo ufficio ferrarese, si sono piazzati sul marciapiedi opposto e hanno mostrato la stessa foto di Federico ai sindacalisti, già sconfessati da tutte le sigle del comparto.
Tra i manifestanti anche Luca Blasi e il giornalista Checchino Antonini (il primo a far uscire da Ferrara la notizia dell'omicidio Aldrovandi), candidati entrambi con la lista Repubblica Romana per Sandro Medici sindaco, «l'unica lista - spiegano - che prova a ribaltare l'emergenza sicuritaria che droga i programmi di centrodestra e centrosinistra». I due sono stati identificati dai responsabili dell'ordine pubblico in un clima comunque assolutamente tranquillo. 

Dal megafono veniva spiegato: «Questa foto vi seguirà ovunque!». «Il mio pensiero va alla mamma di Federico Aldrovandi - aggiunge via Twitter Sandro Medici. È un'offesa per Roma la manifestazione del Coisp».

Un altro gruppo di ragazzi ha manifestato il proprio disappunto spontaneamente, rimanendo sul marciapiede e semplicemente indirizzandosi contro il presidio ha cominciato a gridare: "Ma che è questa storia? Ma come si fa a manifestare in sostegno di quattro assassini? Ma se lo facessimo noi non ci darebbero mai l'autorizzazione", e cose così. Tra l'altro i ragazzi si lamentavano perché uno dei partecipanti al sit-in li aveva ripresi con una telecamera, e loro chiedevano che quelle immagini fossero cancellate.
Ma le loro rimostranze a un certo punto hanno causato una reazione davvero spropositata di uno dei funzionari di polizia presenti in piazza.
Alle rimostranze dei presenti, il funzionario responsabile dell'ordine pubblico ha spiegato che di fronte a delle offese la polizia ha il diritto di identificare le persone. Tesi piuttosto ardita. Mettiamo il caso: una persona parla dal palco, ed esprime una sua posizione politica. Viene contestato. La polizia deve identificare chi contesta? Non sarebbe una azione intimidatoria nei confronti del diritto di critica e della libera espressione? Quei ragazzi stavano contestando un presidio sindacale e politico, non certo singole persone per strada. Ma, ha spiegato il funzionario: "Questa è la legge".


Cinzia Gubbini



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