giovedì 16 maggio 2013

Se Gesù bussa alla tua porta

 

Se Gesù bussasse alla tua porta, potresti aprirgli ma lui non si ricorderebbe più cosa voleva dirti. Oppure si metterebbe a balbettare frasi sconclusionate. Infatti, l’unica domanda che è venuta dal pubblico, da un signore alle mie spalle, è stata una richiesta di chiarimento sull’uso del termine “balbettare”, fatto durante la conferenza dall’oratore. Altre domande non sono venute, nonostante gli inviti del presentatore, con conseguente imbarazzo suo e del relatore medesimo.
Forse la cosa era sbagliata fin dall’inizio: mettere un prete a parlare in una biblioteca fa scattare il meccanismo inconscio di quando eravamo bambini chierichetti e dovevamo stare in silenzio quando il parroco parlava. Certo, Don Pierluigi Di Piazza non può venir meno alla sua carica ecclesiastica, solo per mettere a loro agio gli uditori. E questo passa il convento.
Io, per esempio, fremevo dalla voglia d’intervenire, ma come al solito me ne sono ben guardato. Non mi va di passare per provocatore, nonostante tutta la mitezza e la disponibilità di Don Di Piazza. Che non è un prete come gli altri, ma ha una marcia in più, una fama di sant’uomo che ama mettere in pratica lo spirito evangelico, piuttosto che dedicarsi alla mera dottrina. A Zugliano, infatti, nel centro di accoglienza da lui fondato e intitolato a Padre Ernesto Balducci, ci sono al momento cinquanta rifugiati, tutti casi autentici di donne, con prole minorenne, che sono scappate dai paesi d’origine e hanno lasciato mariti e figli a combattere e a morire.
Ha citato, come inciso della conferenza per la quale era lì, il caso di una donna siriana e due suoi figli, che seguono spasmodicamente su internet la situazione nel loro paese, giunto ormai a 80.000 morti. E già su questo ci sarebbe molto da dire, a dispetto della timidezza degli ascoltatori.

Ma veniamo alla conferenza, dedicata al 65esimo compleanno della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, stipulata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Don Pierluigi ha preso in esame alcuni articoli, facendo pertinenti riflessioni. Ha iniziato col dire che nella sua vita ha “tre stelle polari”, “tre bussole”, sue testuali parole. La prima è il Vangelo, e fin qui ci siamo. La seconda è la Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 27 dicembre 1947, e la terza è proprio la Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Uno non se lo aspetterebbe, che un prete fosse così appassionatamente laico, ma qui sta forse il suo successo come sacerdote alternativo, almeno in Friuli Venezia Giulia, ma non solo. Infatti, ha annunciato la sua intenzione di andare in Sicilia, dietro invito, nei prossimi giorni. Il 23 maggio è l’anniversario della strage di Capaci e il 25 verrà nominato beato Don Puglisi. Qualche suo confratello – immagino – ha richiesto la sua testimonianza.
Che sappia parlare in pubblico con ragionamenti comprensibili è innegabile. Una laurea in teologia deve pur servire a qualcosa, ma nel complesso dei suoi interventi ho avuto la sensazione che rimescolasse i dubbi e i problemi che chiunque si pone, ma che non fornisse risposte. Il che porta gli ascoltatori più esigenti a rimanere delusi.
A meno che non sia un metodo voluto di proposito, quello di non dare risposte ma di lasciare che gli ascoltatori le trovino da soli, la sensazione è di smarrimento. Anzi, come diceva lui, è come ascoltare un balbettio incomprensibile.

Su richiesta dell’unico intervenuto, Don Di Piazza ha precisato la questione con un esempio.
La morte assurda di tre persone uccise da un ragazzo di colore con forse qualche disturbo psichico. Ovviamente, è rimasto grandemente dispiaciuto per la morte di quei tre innocenti, ma le reazioni che sono venute dopo, da parte di certi settori della società, che spingono furiosamente per la chiusura delle frontiere e per disfare tutto il lavoro della sua vita pastorale, basato sull’accoglienza, lo rende ancora più dispiaciuto e preoccupato. Significa – non l’ha detto, ma lo dico io – il totale fallimento del cristianesimo nella società italiana, laddove ci si aspetterebbe che i principi di fratellanza abbiano preso piede diffusamente dopo quasi duemila anni di Chiesa cattolica.
Forse sarebbe il caso di chiedersi, Don Pierluigi, se per caso c’è qualcosa che non va nella tua organizzazione religiosa, che con le tue opere meritorie contribuisci ad ammantare di un prestigio che non merita, diventando funzionale alla perpetuazione della truffa.
Tutto questo, e molto altro, avrei voluto dirgli, ma come si fa? Come posso fare la figura del demonio di fronte a trenta persone? Già sono abbastanza malfamato di mio!
E comunque – qui lo posso dire – parlare sempre e solo dei diritti dell’uomo, tralasciando le femministe che potrebbero voler sentir parlare dei diritti delle donne, significa perpetuare il micidiale specismo, base filosofica della Chiesa e di tutto il resto della società, inficiando in partenza ogni velleità umanitaria. Se si tagliano fuori gli animali, come i padri della Chiesa hanno fatto nei secoli nelle loro elaborazioni dottrinali, significa lottare contro i mulini a vento. Se non te ne accorgi, ti posso anche scusare, ma se lo sai diventi ipocrita e a giudicare dall’andazzo degli ultimi diciotto secoli, mi sa che è più vera quest’ultima ipotesi.
Questo è il primo step, ma subito dopo viene la Massoneria, parola che in tutta la conferenza non è stata mai pronunciata e su cui avrei voluto sollecitare qualche considerazione. Sarà perché ho appena finito di leggere il libro di Biglino su Chiesa cattolica romana e Massoneria, ma ho tutti i motivi per credere che sia la Costituzione, che la Dichiarazione, siano parto delle menti massoniche, le quali hanno sempre avuto come primo punto della loro agenda quello dell’unificazione del mondo sotto un unico potere. Il loro.

Se Don Di Piazza mi cita Padre Balducci, morto il 25 aprile del 1992, che parlava di “uomo planetario” e propugnava una “dilatazione della nostra identità” e poi mi cita Hans Kung, che parla di “etica mondiale”, a me viene in mente il Nuovo Ordine Mondiale. Non posso farci niente.
Mi rendo conto che Balducci aveva portato il concetto di accoglienza alle sue estreme conseguenze, ma chiedermi di rinunciare alle mie radici storiche, alla cultura dei nostri padri, solo per non offendere i nuovi arrivati nella loro suscettibilità, mi sembra sbagliato. Dovremmo togliere il crocifisso dalle scuole per non infastidire i bambini musulmani? Dovremmo rinunciare a Babbo Natale per non turbare gli scolari induisti? Già succede, infatti, e Oriana Fallaci si sta rotolando nella tomba.
E se il mio vicino di casa haitiano vuole fare riti Vudù in cortile, con tanto di decapitazione di galletto nero, glielo devo lasciar fare o devo chiamare i carabinieri? Mi risponda Don Di Piazza!

O se una madre nigeriana si presenta nel mio ambulatorio medico e mi chiede di praticare
un’infibulazione alla sua bambina, devo sottostare alle sue richieste, pensando magari che è meglio farla in ambiente sterilizzato che non a casa, o devo chiamare la gendarmeria?
Credo che con il dogma dell’accoglienza sia Padre Balducci, che Don Di Piazza finiscano in un cul-de-sac etico. Il che mi fa venire il sospetto che, se Padre Balducci eseguiva gli ordini dei gesuiti, l’obiettivo finale sia un “meticciamento” etnico propedeutico al NWO, con un’umanità - o quel che ne resterà dopo la terza guerra mondiale - omologata e omogenea, con le nazioni e i tanto vituperati localismi confinati solo nelle pagine dei libri di storia.
Anzi no, nemmeno in quelli, come ci ha insegnato Winston Smith che, nel corso della sua rieducazione, fu mandato a lavorare al ministero del revisionismo storico, in cui lo strumento più usato erano le forbici. Migliaia di meticolose sforbiciate e censure, così da rendere malleabile e asservita la realtà. E meno male che Don Di Piazza parlava di “memoria storica”.

Io volevo dirgli che il Vangelo è un romanzo, con personaggi inventati dalla fantasia di Ario Calpurnio Pisone e di suo padre Lucio, durante il loro otium palestinese, e che Costituzione e Dichiarazione sono emanazioni della massoneria mondiale: v’immaginate che scandalo avrei generato in quella saletta al primo piano della biblioteca?
Prima che cominciasse la conferenza, lo avevo sentito dire che Berlusconi, quando era in carica, aveva votato a favore dell’IMU e poi si è presentato alle elezioni promettendo la sua cancellazione. E’ vero, ma anche la Chiesa sta facendo – e da molto più tempo di Berlusconi – la stessa manovra. In riunioni segrete vota a favore delle guerre e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo, per tacere di quella dell’uomo sulle bestie, e poi pubblicamente si presenta con un manto d’agnello a chiedere la fine delle guerre e della sopraffazione.
Se denunciamo la Massoneria per questo truffaldino modo di gestire le masse, le facciamo un torto, in confronto a quello che i gesuiti e gli altri ordini religiosi stanno facendo all’umanità da molto più tempo.
Predicano bene, ma razzolano male: è un dato di fatto imprescindibile. Quindi, non ha molto senso che un bravissimo cristiano di nome Pierluigi Di Piazza venga a esprimere il suo rammaricato, balbettante (in senso metaforico)  pensiero, se facciamo finta di dimenticare il contesto storico nel quale la sua organizzazione ha operato e opera.

Non ha senso citare l’articolo 2 della Dichiarazione, che afferma essere un diritto fondamentale quello che ogni uomo abbia un tenore di vita sufficiente per quanto concerne cibo, vestiario, abitazione, con particolare riguardo all’infanzia, se poi le politiche economiche mondiali fanno esattamente il contrario, con la probabile complicità della Chiesa. Da una parte la Massoneria internazionale affama interi popoli del Terzo Mondo e dall’altra pubblica la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Sa d’ipocrisia: chissà da chi avranno imparato?
Non ha senso citare l’articolo 4 della Dichiarazione, che vieta la riduzione degli esseri umani in schiavitù, tralasciando le cifre enormi di animali da macello ridotti proprio in quello stato per il piacere della gola, oppure dimenticare che i balcanici che portano in Italia le ragazze con l’inganno, lusingandole con la promessa di un lavoro e avviandole alla prostituzione, sono di religione cristiana, ortodossa o cattolica indifferentemente.

Non ha molto senso citare l’articolo 5 della Dichiarazione che vieta la tortura dei prigionieri
e dimenticare che la Santa Inquisizione lo ha fatto per secoli, o che i soldati americani lo hanno fatto ad Abu Graib. Di che religione sono i soldati americani? Oppure dimenticare che padre Agostino Gemelli è stato un grande vivisettore torturatore di animali prigionieri.
Né ha senso venirmi a parlare di pace e nonviolenza se è vero, come probabilmente lo è, che il Vaticano è azionista nelle industrie armiere. Prima la Chiesa si tolga dal commercio di armi e poi Don Di Piazza venga pure a parlarci delle sue convinzioni filosofiche.
Non ha senso citare gli articoli 13, 14 e 15, che garantiscono il diritto a migrare e a scappare dalle persecuzioni in cerca d’asilo politico, se con questo stratagemma si permette l’ingresso di cani e porci in Europa, che magari rispondono a un preciso piano massonico per destabilizzare la società ospitante. Se si volesse veramente fermare la tratta di uomini dal nord Africa, i pescherecci e i gommoni con cui attraversano il mare verrebbero affondati o confiscati, ma questo non si fa perché i padroni del mondo hanno deciso di far scoppiare la guerra civile in Italia. E fra i padroni del mondo ci sono, in primis, i gesuiti, di cui Papa Francesco è capo.
Né ha senso citare l’articolo 16, che garantisce la formazione della famiglia se il divorzio è stato osteggiato dalla Chiesa attraverso la Democrazia Cristiana e le coppie di fatto non trovano ancora, grazie all’ingerenza del Vaticano nella vita sociale italiana, un riconoscimento.

Non ha senso citare l’articolo 21, che garantisce la partecipazione alla vita politica della gente se non si dice che le elezioni, di qualunque genere, sono una presa in giro, dal momento che le decisioni che contano sono prese a livelli talmente alti da risultare invisibili. Del resto, Don Di Piazza ha fatto notare che la metà degli aventi diritto al voto non va a votare. Ci sarà una ragione! Forse è una ragione molto simile a quella che ha fatto sì che alla fine della conferenza, nessuno prendesse la parola, tranne quel signore della domanda insignificante.
E mi fermo qui, benché Don Pierluigi abbia citato anche gli articoli 23, 26 e 29, che parlano rispettivamente di diritto al lavoro, diritto all’istruzione e di doveri del singolo verso la società.
Come ha fatto notare l’organizzatore, ci vorrebbe una conferenza per ciascun articolo e sia Don Di Piazza che il sottoscritto, per motivi di tempo e di spazio, non abbiamo potuto far altro che sintetizzare.
In finale, il bravo sacerdote ha concluso dicendo che “dobbiamo camminare con pazienza attiva, coltivando un grande ideale con fedeltà e perseveranza. Se ciascuno di noi metterà in pratica i diritti dell’uomo, se non altro darà un senso alla sua vita”.
Ci mancava solo che dicesse: “Scambiatevi un segno della pace”, ed eravamo a posto!
Insomma, morale della favola: state buoni, che per la rivoluzione c’è ancora tempo. 
La farete quando ve lo dirà la Massoneria. 
O i gesuiti, che è la stessa cosa.




3 commenti:

  1. Si va beh, ma se Gesù, da non confondersi con il Cristo, bussa alla porta?

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    1. Tu sei un'anima preziosa a Dio, che già è in te, ma non puoi sostituirti a Lui. Nessuno può sapere ciò che accadrà.
      Dio ha dotato anche te di una intelligenza perché sia dono per tutti i suoi figli. Anche tu fai parte del popolo di Dio...
      Con affetto.

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