mercoledì 17 luglio 2013

Dalla zootecnia alle piazze

 


Le forze dell’ordine a caccia di strumenti sempre più sofisticati. Che stordiscono, abbagliano, paralizzano. Ma non uccidono.
Ci sono la pistola al pepe e il laser abbagliante. Il proiettile al Dna e il robot volante.

Benvenuti nell’arsenale del futuro, quello hi-tech sul quale le società specializzate stanno investendo parecchio, certe di quanto il mercato della pubblica sicurezza mondiale sia pronto ad accogliere le novità ad alta precisione.
Devono colpire ma non uccidere. Ecco perché gli esperti le chiamano «armi non letali» e i responsabili delle forze dell’ordine parlano di «strumenti di forza intermedia». Sono i nuovi, supertecnologici mezzi già in mano ad alcune polizie e che stanno diventando merce sempre più ghiotta per le forze dell’ordine del resto del mondo. D’altra parte le esigenze della polizia si fanno sempre più pretenziose in quanto ai mezzi sofisticati che ora le società del settore riescono a produrre. 

 
Entrambi si muovono per un obiettivo comune: evitare il più possibile il corpo a corpo – nel quale spesso gli agenti stessi finiscono per rimanere feriti – e, ancora più importante, cercare di non mietere vittime, cioè di non colpire a morte il delinquente o l’aggressore di turno, ma di limitarsi a garantirlo alla giustizia. È una strada che – raccontava  Le Figaro – stanno intraprendendo i gendarmi francesi, una terza via tra i bobby britannici, quasi disarmati, e i poliziotti americani armati fino ai denti. I numeri raccontano questa metamorfosi: la pistola a impulso elettrico Taser non è mai stata usata così tanto dalle forze effettive francesi – dicono i dati del Difensore dei diritti Dominique Baudis – almeno 970 volte dalle unità «in situazione operativa», che hanno tra l’altro sparato oltre 2600 colpi di flash-ball e lanciatori di proiettili, entrambi dotati di proiettili di gomma che assestano un KO come quello provocato da un pugile.
A chi muove critiche sugli inevitabili danni collaterali, i produttori replicano anche loro sfoderando altri numeri: «Il numero dei feriti colpiti da Flash Ball (la pistola che spara proiettili di gomma) è di una dozzina in tutto in quindici anni». In sostanza «si tratta di un’arma subletale concepita per stoppare l’aggressore senza metterne in pericolo la vita».

E di armi di questo genere il mercato ne offre ormai davvero tante. Avveniristiche, come il proiettile SelectaDNA High Velocity, che marca a distanza gli individui con Dna sintetico. I manifestanti violenti vengono cosparsi di un prodotto che permette poi l’identificazione dell’aggressore ai raggi ultravioletti. Poi c’è il laser abbagliante, che con la sua luce verde può colpire fino a due chilometri e mezzo di distanza. E la pistola al pepe, che può colpire fino a cinque metri di distanza e provocare irritazione della vista e della respirazione. «Affidabili e polivalenti, utilizzabili di giorno come di notte, sotto un sole di piombo come sotto un freddo glaciale, questi mezzi generici devono avere una durata di vita che va dai cinque ai dieci anni», spiega il generale Philippe Leriche, numero due della gendarmeria nazionale che si occupa di equipaggiamento e logistica.
Altro che manganelli!

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