venerdì 16 agosto 2013

Non basta un esame d'italiano!

 
Fonte: L’Officina

Testo di Beppe Giuliano

Abbiamo un ministero, abbiamo un ministro, c'è un progetto chiaro: cambiare totalmente il diritto di cittadinanza del nostro Paese, passando dal diritto di sangue (siamo italiani perché figli di italiani) allo ius soli ( siamo italiani perchè nati in Italia).
Rimando ad un altro post le mie considerazioni su chi è razzista e chi no nel fare un ministro di colore, perché il gioco delle Sinistre è chiaro: bollare come razzista chiunque non voglia il cambiamento di cui sopra. Ma un cambiamento come questo non si può fare così, dall'alto; non può venire un signore/a qualsiasi, che fa  il Premier o il ministro, e cambiare un punto così delicato senza che gli italiani non possano dire la loro (a meno di non volersi far dare subito del razzista) e senza che questo cambiamento non sia collegato ad una vera politica di immigrazione in Italia.


 
Premetto che non sono contrario a far diventare Italiani gli immigrati stranieri. Il punto è che l'Italia non deve essere una scelta di ripiego, bensì una opportunità consapevole, con la piena accettazione del nostro modello e stile di vita, delle nostre tradizioni civili e religiose, della nostra Costituzione, delle nostre leggi e col pieno rispetto della componente femminile della nostra società.
Inoltre, dobbiamo considerare alcuni elementi che ci riguardano da vicino: i sessanta milioni di discendenti di emigranti italiani che hanno diritto al nostro passaporto (a loro richiesta, basta che possano dimostrare la cittadinanza italiana di un loro genitore o nonno); i nostri concittadini europei che possono aver voglia di scegliere il nostro Paese per vivere o lavorare e i cui diritti verrebbero sicuramente lesi da un cambio profondo del nostro approccio; i cittadini dei paesi che sono stati nostre colonie. Un debito verso libici, eritrei, somali ed etiopi l'abbiamo e non possiamo scordarlo.

In primis, dobbiamo chiederci se il mantenimento del nostro benessere passi da una crescita della nostra massa critica attraverso l'arrivo di nuovi residenti/contribuenti. La domanda è: possiamo uscire dalla spirale della non-crescita basandoci sulle nostre sole forze, oppure per pagare pensioni, servizi, per vendere nuove auto e case abbiamo bisogno di altri?
Se vale la seconda, dovremmo chiedere ai discendenti di italiani se hanno o meno voglia di tornare nella Madrepatria per lavorare e vivere e, poi, agli altri europei. Oggi, migliaia di giovani polacchi, cechi, greci, spagnoli e portoghesi debbono emigrare fuori dall'Unione, Africa compresa (si veda il boom di europei a Luanda e Maputo), per sbarcare il lunario: non è che dentro l'Europa c'è la risposta ai loro bisogni?

I cittadini delle ex-colonie: diciamoci la verità, passata l'euforia dell'Italia post unitaria e fascista della Quarta Sponda non gliene frega niente a nessuno. E' un problema che vediamo ogni sera in tivù, eppure...
Eppure, sono morti laggiù migliaia di italiani, decine di migliaia dei nostri hanno lavorato laggiù. Bene o male abbiamo coinvolto nel nostro destino milioni di persone che poi abbiamo scordato, lasciando una coda di guai che ancora oggi li tormenta. Non possiamo ripartire dal passato per aiutare queste società a trovare un percorso di sviluppo?

Ne consegue che, a parer mio, non possiamo conceder lo ius soli  a chiunque, senza criterio, senza politica, senza discernimento. Arriva chi gli pare, perché gli pare, e diventa Italiano senza nemmeno sbattersi un po'.
Così si rischia di creare una frattura pericolosa, l'emergere di fenomeni di razzismo vero nelle fasce più deboli della popolazione Italiana e, soprattutto, di avere nuovi cittadini non consapevoli, non coinvolti né coinvolgibili nella vita sociale nazionale. Per me può diventare italiano soltanto chi vuole davvero l'Italia, chi vuole far parte della sua storia e tradizione, chi vuole servirla col lavoro, con la professione, con lo sport, magari difenderla anche in armi, chi si riconosce in un progetto di rinnovamento di questo Paese. Non basta l'esame di italiano e di cultura generale: l'Italia è molto di più.
                                                                                                                                                                
Non basta essere soccorsi nel canale di Sicilia da una motovedetta per diventare italiani.
Sarebbe bene che la politica spiegasse cosa vuol fare esattamente della questione, se ha un'idea o meno al riguardo, o se usa i nuovi Italiani, magari di colore, soltanto come pubblicità (da Carlton Mayers a Mario Balotelli allo stesso ministro Kyenge...) di un'Italia "moderna" soltanto perché alcuni suoi cittadini hanno un tasso di melanina diverso...
E poi  dovrebbero essere gli italiani a decidere votando su questo singolo, specifico, punto. Cosa sarà l'Italia nei prossimi secoli lo dobbiamo decidere tutti noi, consapevolmente. 
Non è cosa da delegare a chicchessia.


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