martedì 29 ottobre 2013

La figlia dell’ignoranza e del sospetto si chiama stupidità

Ignorando l’esistenza del batterio della peste, i nostri antenati s’inventarono gli untori. Sospettando di stregoneria innocue erboriste nubili, i nostri avi le bruciarono sul rogo insieme ai gatti loro famigli. Pensando che anche gli animali avessero il senso del bene e del male, nel Medioevo alcuni giudici processarono e condannarono a morte asini e tori che avevano ucciso i villici loro padroni. Sospettando che aquile e cicogne siano spie degli odiati israeliani, autorità e milizie libanesi, in questo caso, le abbattono, dandone grande risalto sulla stampa, come di magnifica vittoria. Ignorano, i meschini, il lavoro degli ornitologi e sospettano che ogni cosa che si muova nel cielo sopra di loro, nelle acque del mare e nella terra sotto i loro piedi, esista in funzione della guerra e del loro allontanamento da quelle martoriate terre. Se prendessero in mano un qualsiasi manuale di ornitologia saprebbero che agli uccelli migratori si sogliono mettere anelli di identificazione, con numeri e lettere, ma non possono farlo perché l’antropocentrico Allah non vuole, così che nemmeno nelle loro università si conosce l’esistenza dell’ornitologia, branca delle scienze naturali. Alla carenza di conoscenze, si dovrebbe supplire con intelligenza ed elasticità mentale, ma a voler pretendere una cosa del genere dai musulmani si fa prima a far passare un dromedario attraverso la cruna di un ago. E noi dovremmo lasciarci invadere da questa gente?


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