martedì 26 novembre 2013

Il giudice che amava lo yoghurt

Sua moglie Haova mori' all'età di 42 anni a causa di un ictus. Anch'io partecipai al suo funerale nelle vesti di fotografo, nel 2009, perché¨Tina mi chiese di fotografare la bara quando sarebbe stata portata fuori dalla chiesa. A un certo punto, se ci si trova in Madagascar, si smette di fare domande, poiché, come diceva Amleto, ci sono troppe cose misteriose tra cielo e terra, di quante la nostra fantasia possa immaginare. Etsifosaine, marito della defunta, aveva fatto il giudice di tribunale per tutta la vita, mandando in prigione poveracci senza soldi e assolti criminali con i soldi sufficienti a corromperlo, quando i malcapitati non venivano direttamente crivellati di colpi dalla polizia, come si vede nelle due foto. Un'altra stranezza su cui è inutile investigare è come sia possibile che un uomo altolocato come Etsifosaine abbia avuto per tutta la vita solo quel nome. E nessun altro. Questo, in considerazione del fatto che Tina, fra nomi e cognomi, ne ha ben cinque. Etsifosaine, all'anagrafe, aveva solo quello.
Il bello, pero', viene adesso. Benché sia stato giudice e candidato alle elezioni al parlamento malgascio senza mai raggiungere il quorum, il dottor Etsifosaine era rimasto stregone, un po' come il fratello di Madame Freurette che, pur essendo professore, era venuto a compiere il sacrificio della pecora come raccontato in "L'inferno dove sono diretto". La laurea, evidentemente, non fa sparire le superstizioni.


E cosi', il nostro giudice Etsifosaine mantenne un certo equilibrio mentale dopo la morte dell'amata moglie fino al giorno in cui suo fratello Jean Charles, che abitava nella stessa casa, una notte non senti' un  terribile frastuono provenire dal piano di sopra. Era suo fratello che faceva a botte con i fantasmi, ma ad avere la peggio furono le nocche, le ginocchia e i piedi di Etsifosaine, mentre i fantasmi ebbero solo un po' d'intonaco scrostato dal muro. Il medico che lo visito' ebbe facile compito a stabilire la diagnosi: schizofrenia. Cio' avveniva nel novembre del 2012, quasi tre anni dopo la scomparsa della moglie.
A partire da quel momento le crisi divennero sempre più frequenti, di modo che il fratello Jean Charles dovette cercare un ospizio dove alloggiarlo. Essendo cattolico, Jean Charles si rivolse prima alle suore cattoliche, che pero' l'unico rimedio in grado di offrire era il sacramento della confessione. Un po' poco.
Allora si rivolse alle suore protestanti, che in fatto di malattia mentale sono esperte. Costoro offrirono i propri servigi a patto che Jean Charles e la sua famiglia diventassero protestanti. Una specie di ricatto morale, unitamente a un dispettuccio ai papisti. Un po' infantile, direi, se si pensa che cattolici e protestanti obbediscono allo stesso padrone. La famiglia cambio' squadra, le suore diedero una stanzetta tutta per il paziente, proprio davanti all'ingresso della loro chiesa, che era un'ex caserma data in concessione alle religiose dalle autorità militari.
Fu li' che io e Tina andammo a far visita al paziente, recando in dono alcuni baratttoli di yoghurt di cui è ghiotto. Etsifosaine ci accolse stando a letto perché da due mesi non riesce più a camminare. Nella stessa stanzetta dorme un ragazzo che gli fa da badante. Una volta sedutici su microscopici sgabellini ed espletati i convenevoli che una nipote deve a uno zio, Tina m'invito' a fargli la domanda che avevamo stabilito in anticipo di fargli. Lo stratagemma di far chiedere a Tina se lo si poteva fotografare insieme alla nipote in visita non funziono' e cosi' dovetti rinunciare a fotografare l'interessante personaggio. Era prevedibile che, nelle sue condizioni d'invalidità, non avrebbe accondisceso a farsi fotografare, stratagemmi o non stratagemmi.
Quindi gli chiesi: "Come mai non è stata trovata una soluzione per i numerosi mendicanti di Antananarivo che, viva la regina Radama II, nell'Ottocento, erano suoi schiavi?".
Risposta: "Anche l'impero romano aveva i suoi schiavi".
"Si', ma è finito duemila anni fa. Il goverrno malgascio non potrebbe dare case popolari ai mendicanti, invece di lascirli riprodurre, partorire e morire sui marciapiedi?".
Risposta: "Il governo deve prima chiedere l'autorizzazione al ministero della popolazione".
Al che capii che Etsifosaine, benché in stato di calma apparente, non era precisamente in grado d'intendere e di volere. E lasciai perdere.
Durante le crisi l'uomo diventava violento e ne sanno qualcosa la suora e il medico che si presero dei ceffoni, quando ancora viveva nella grande casa nel centro di Antananarivo. Essendo intrattabile, Jean Charles e la moglie, convertitisi al protestantesimo, dovettero prendere alcune precauzioni. Per esempio, fecero dire messa in casa, con grande afflusso di cristiani, senza avvisare l'interessato e mentre il professore che aveva sgozzato la pecora sparse il sangue dell'ovino sulle pareti della casa dove ero in affitto, le suore protestanti si limitarono ad agitare la Bibbia e a pronunciare formule per scacciare il demonio da quella casa appartenuta allo stregone Etsifosaine. Non ha funzionato, in entrambi i casi, se non forse per dare soddisfazione alla superstizione degli astanti. Nel caso di Etsifosaine, è stato meglio esorcizzare il diavolo in assenza dell'interessato, perché se una suora solo si provava ad avvicinarsi al paziente doveva vedersela con le sue nerborute reazioni. Ora pero' che è costretto a letto in quanto le gambe non lo reggono più, è diventato anche molto debole fisicamente.
Etsifosaine attende anche lui Godot, come tutti i comuni mortali e lo fa disteso su un materasso con la compagnia di un giovane famiglio, con il dispiacere di sapere che le sue "Mokara", i corni magici di zebù, suoi strumenti di lavoro, sono stati distrutti su richiesta delle suore e per il suo bene. Morirà, vecchio stregone impenitente, con il suono allegro delle campanelle domenicali che invitano i cristiani alle funzioni religiose. Tutti vi si recheranno, cantando salmi, mentre la sua anima di candidato, giudice e stregone si spegnerà a poco a poco. 
  

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