lunedì 23 dicembre 2013

Niente morti: che si stiano civilizzando?

 

Dopo le elezioni generali di venerdì 20 dicembre, c’è attesa in Madagascar per conoscere il nome del nuovo presidente e la composizione del prossimo parlamento, formato da 151 deputati. Due gli aspiranti alla più alta carica malgascia: Hery Rajaonarimampianina, sostenuto dal presidente Rajoelina, e Robinson Jean Louis, appoggiato dall'ex capo dello Stato, Ravalomanana. Il Paese attraversa una profonda crisi istituzionale dal 2009, quando il sindaco di Antananarivo, Rajoelina, con un golpe destituì Ravalomanana. Numerosi gli osservatori internazionali in queste consultazioni. Ma in quale momento per il Madagascar cade questo evento elettorale? Lo abbiamo chiesto a Enrico Casale, africanista del periodico dei Gesuiti “Popoli”, che così risponde:
“In un momento difficile, perché il Madagascar - che è la più grande isola del continente africano - è in preda, io direi da 11 anni, a una forte crisi politica che ha creato dei grossi problemi dal punto di vista anche economico. Pensiamo che il 92% della popolazione malgascia vive con meno di 2 dollari al giorno. Non solo: più della metà dei bambini ha ritardi nello sviluppo. Quindi, una situazione economica e sociale disastrosa”.

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