giovedì 27 febbraio 2014

La banda dei quattro

 

Testo di Alessandro Di Battista

Scrivo sull’espulsione dei quattro senatori non per influenzare il voto di qualcuno, ma per darvi degli elementi dall’interno. Come a noi spesso mancano “elementi esterni”, a voi possono mancare delle informazioni e dei modi di vedere le cose che abbiamo noi che lavoriamo in questo gruppo tutti i giorni. Ricordo in quanti mi hanno scritto chiedendomi di andare in TV. Vi ricordate quanto ero restio? Non mi piace il mezzo, la consideravo una mezza sconfitta. Voi mi scrivevate «hai ragione ma è necessario». Alla fine ho deciso di andarci e devo dirvi che avevate ragione voi! A me mancava un punto di vista che avevate soltanto voi. Sull’espulsione dei quattro senatori è più o meno la stessa cosa. Credo che vi manchi un punto di vista interno ed è mio dovere, per il bene del Movimento, fornirvelo. Li chiamano “dissidenti”, mai parola e è stata più sbagliata.


Credetemi, non si tratta di dissentire, di avere opinioni diverse, di criticare. Ma stiamo scherzando?! Ognuno di noi, cittadini nelle Istituzioni e fuori dissentiamo, critichiamo, abbiamo opinioni diverse. E meno male! Il pensiero unico, come il Partito Unico portano alla rovina di qualsiasi gruppo, società o nazione. Ma non è questo il punto. Io ho visto in queste quattro persone, sistematicamente, da mesi, e in modo organizzato la logica del dolo, la malafede, il sabotaggio di tutte le grandissime battaglie che abbiamo portato avanti come gruppo. Ogni qual volta avevamo un successo da comunicare, usciva, sistematicamente una dichiarazione di uno dei quattro pronta a coprire il messaggio del gruppo. Ogni qual volta serviva lanciarsi e buttare il cuore al di là dell’ostacolo,  c’era sempre uno dei quattro che si trasformava in “zavorra professionale”, una zavorra che puntava all’immobilismo. E per un Movimento restare fermi è la morte assoluta. Anche io sono un dissidente, non l’ho pensata come Grillo sul reato di clandestinità e infatti ho votato per la sua abolizione, io, come tutti i miei colleghi critico in assemblea una posizione, un modo di vedere, un’idea. Io voto, io vinco e io perdo. Ma quando perdo so che la decisone dell’assemblea è sacra in quanto frutto di un vero processo decisionale, frutto dell’intelligenza collettiva, non di diktat di berlusconiana o debenedettiana matrice.

Mi spiego? Siamo in guerra, una guerra democratica, fatta di informazione, partecipazione, amore per la politica. Ma di guerra si tratta. Abbiamo tutti contro, tutti i partiti, un magma succhiasoldi, abbiamo contro gran parte della stampa, delle TV, abbiamo contro i poteri forti, le banche, abbiamo contro la mafia, la massoneria, abbiamo contro quest’Europa della finanza. Questo non è un gioco. Ecco, io non posso lasciare la “trincea” sapendo che mentre sferro un “attacco” qualcuno mi sparerà, scientemente e volutamente alle spalle. O mando via queste persone o finirà che resteremo fermi in “trincea”. Mi spiego? Sono dieci mesi che la storia è sempre la stessa, l’assemblea decide, l’assemblea suda per prendere una decisione, fatica e non appena questo avviene, in tre nanosecondi, leggiamo attoniti, titoli sui giornali che infangano nove milioni di persone che credono che il letame vada spalato e non trattato con i cucchiaini d’argento. Il palazzo è una vasca di squali, tiraforma cittadini in onorevoli, in statisti da quattro lire, in sabotatori speranzosi in futuri da protagonisti. Questo fa il palazzo e quello che deve fare il M5S è mandare via queste persone, con il cuore sofferente per averle perse sul cammino ma la consapevolezza che il cammino vale più di ogni altra cosa. Ve lo dico con il cuore e vi chiedo di fidarvi anche se la fiducia è un bene che si deve dare con parsimonia di questi tempi. Queste persone, in prossimità delle europee, elezioni fondamentali per noi, farebbero danni irreparabili al gruppo. Voterò sì per l’espulsione dei quattro senatori, e mai come questa volta voto convinto!

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