domenica 18 maggio 2014

Un kalergiano si confessa

 

Peter Hitchens ex radicale di sinistra scrive sul Mail on Sunday. La sua è una confessione e una denuncia: "Come io sono in parte responsabile per l’immigrazione di massa".
Quando ero un rivoluzionario marxista, eravamo tutti a favore di più immigrazione possibile.
Non perché ci piacessero gli immigrati, ma perché non ci piaceva come era la società britannica. Abbiamo visto gli immigrati – da qualsiasi luogo – come alleati contro la società conservatrice che il nostro paese era ancora alla fine degli anni Sessanta. Volevamo usarli come grimaldello. Inoltre, ci piaceva sentirci ‘superiori’ alle persone comuni – di solito delle zone più povere della Gran Bretagna – che videro i loro quartieri improvvisamente trasformati in presunte “comunità vibranti”.

Se avevano il coraggio di esprimere le obiezioni più miti, subito li accusavamo di razzismo. Era facile.
Noi studenti rivoluzionari non vivevamo in tali aree “multietniche” (ma venivamo, per quanto ho potuto vedere, per lo più dalle zone ricche e le parti più belle di Londra).
Potevamo vivere in luoghi ‘vibranti’ per alcuni (di solito squallidi) anni, in mezzo a degrado e bidoni traboccanti.
Ma noi lo facemmo come dei vagabondi senza responsabilità e in modo transitorio,  non avevamo figli. Non come i proprietari di abitazioni, o come genitori di bambini in età scolare, o come gli anziani che sperano in un po' di serenità alla fine delle loro vite.

Quando ci laureammo e cominciammo a guadagnare soldi veri, in genere ci dirigemmo verso le costose enclave di Londra e diventammo molto esigenti su dove e con chi i nostri bambini andavano a scuola, una scelta che felicemente abbiamo negato ai poveri delle città, quelli che abbiamo sbeffeggiato come “razzisti”.
Ci interessava e ci siamo curati della grande rivoluzione silenziosa che già allora cominciava a trasformare la vita dei poveri inglesi?

No, per noi significava che il patriottismo e la tradizione potevano sempre essere derisi come ‘razzisti’.
E significava anche servi a basso costo per i ricchi della nuova classe media privilegiata, per la prima volta dal 1939, così come ristoranti a buon mercato e – in seguito – costruttori a buon mercato e idraulici che lavoravano in nero.
Non erano i nostri salari che erano depressi dall’immigrazione, o il nostro lavoro che finiva fuori mercato. Gli immigrati non facevano – e non fanno – il genere di lavoro che facevamo noi.
Non erano una minaccia per noi.  Ma per la gente normale.

L’unica minaccia per noi poteva venire dai danneggiati, dal popolo britannico, ma potemmo sempre soffocare le loro proteste, suggerendo che erano ‘moderni fascisti’.
Ho imparato da ciò che ipocrita snob e persona arrogante ero (come lo erano la maggior parte dei miei compagni rivoluzionari).
Ho visto posti che ho conosciuto, e nei quali mi sentivo a casa, completamente cambiati nel giro di pochi anni.
Ho immaginato  come sarebbe stato crescere in uno di quei posti, bloccato in un quartiere squallido come un inglese qualunque, strade strette dove i miei vicini parlavano una lingua diversa. E a poco a poco ho iniziato a diventare un solitario, traballante straniero in un mondo che conoscevo, ma che non riconoscevo più.
Mi sono sentito profondamente, irrimediabilmente triste per quello che ho fatto e per non aver detto nulla in difesa di coloro le cui vite sono state stravolte, senza che fosse loro mai stato chiesto il permesso, e che sono stati avvertiti in modo molto chiaro che, se si fossero lamentati, sarebbero stati disprezzati e reietti. Definiti “razzisti”.

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Non mi sembra che il signore abbia espresso il desiderio di rimediare.
      Si sta solo vergognando di quello che ha fatto , sempre ammesso che sia vero ( il pentimento , intendo ) , quanto al resto è esattamente andata così , non solo in England ma pure in Italy : figli di papà in eskimo a teorizzare sull'uguaglianza e l'appiattimento sociale nelle assemblee "proletarie" , poi tornavano a casa a prendere la paghetta da papy e casomai facevano un cazziatone alla colf perchè non aveva pulito bene la loro stanza ... adesso sono medici affermati , relatori nei circoli esclusivi di intellettuali di sinistra o manager di banche a prestare denaro ad usura .

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    2. Dopo il pentimento ci deve essere il ravvedimento se non è fattivo non è.

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    3. Confermo quanto dice WB: anche nel mio piccolo microcosmo codroipese ci sono persone, liberi professionisti affermati, che da giovani frequentavano il Collettivo di Sinistra "Casa rossa", come me, anche se io ci andavo per la compagnia e non perché m'interessasse la politica. Parlo degli anni a cavallo dei Settanta e Ottanta.

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