lunedì 23 giugno 2014

Il male che viene fatto ritorna al mittente

 

Rischio diossina in 12 Regioni italiane per le 26 mila tonnellate di mais contaminato destinato agli allevamenti. Un carico di 26 mila tonnellate di mais contaminato da diossine e destinato agli allevamenti è arrivato in Italia, purtroppo più della metà del carico è stato probabilmente già dato agli animali. La questione è seria e forse ci troviamo di fronte a quello che potrebbe diventare un grande scandalo alimentare. Non si tratta di una frode commerciale come quella della carne di cavallo, ma di un contaminante cancerogeno arrivato attraverso il cibo a migliaia di animali. La storia comincia il 7 aprile 2014 quando una nave ucraina arriva nel porto di Ravenna e scarica 26.059 tonnellate di mais contaminato da diossine. 


Tutto il lotto viene stoccato nei silos e poi distribuito alle aziende mangimistiche che in parte lo trasformano in farina e in parte lo mischiano ad altri ingredienti per ottenere mangime completo. A questo punto la farina di mais e il mangime contaminati finiscono in migliaia di allevamenti e dati agli animali come razione giornaliera.
Stiamo parlando di mucche da latte, bovini da carne, polli, maiali e, in alcuni casi, preparati alimentari per animali domestici venduti al supermercato. Una parte del mais contaminato può essere finito anche nel cibo per animali domestici venduto nei supermercati. Tutto ciò accade perché il lotto sfugge ai primi controlli. Solo due mesi dopo (l’11 giugno 2014), nel corso di un accertamento dall’Ausl di Piacenza, si scopre che il mais è fortemente contaminato da diossine e scatta immediatamente l’allerta. Le analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico di Bologna assegnano al lotto una presenza di 2,92-3,19 pgWHO TEQ/g di diossine e PCB DL. Si tratta di valori troppo alti rispetto al limite di 0,75-1,50 pgWHO TEQ/g. La questione è seria, e viene inviata una notifica al Sistema di allerta europeo (Rasff) che la rilancia subito in rete. Un aggiornamento è fatto il 17 giugno con l’elenco dei mangimifici coinvolti e la segnalazione viene trasformata subito in allerta. Due giorni dopo, giovedì 19 giugno, Il Fatto Alimentare pubblica il primo articolo e racconta la storia del mais contaminato. Il 20 giugno c’è un nuovo aggiornamento del Rasff e finalmente il Ministero della salute diffonde un primo comunicato stampa abbastanza generico, dove spiega che sono state attivate le procedure per rintracciare e bloccare il lotto. Nella nota si dice che verranno intercettati gli allevamenti e gli alimenti provenienti da animali alimentati con il mais.

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