sabato 21 giugno 2014

Un'altra furberia di Renzi

 

Testo di Luca Campolongo 


Il governo non eletto di Matteo Renzi da Firenze regala sempre sorprese ai cittadini dell’italico stivale, soprattutto per quello che riguarda la certezza del diritto. Già, perché questo paese che, giustamente, è considerato la patria del diritto grazie agli antichi romani, oggi è la patria della massima incertezza. L’ultima “perla” al riguardo, è il passaggio della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% che partirà col primo di luglio. Infatti, per chi non opterà per il cosiddetto “affrancamento” entro il 30 settembre prossimo, la tassazione avrà effetto retroattivo. Che cos’è il cosiddetto “affrancamento”? Si tratta di una vendita fittizia dei titoli di proprietà dei clienti da parte delle società di gestione del risparmio, attraverso la quale i clienti dovranno pagare la tassa del 20% sugli interessi maturati fino alla data del 30 giugno, e successivamente il 26%. Per chi non opterà per l’affrancamento, la tassazione al 26% avrà effetto retroattivo.


Capito, cari risparmiatori? Lo stato, questo stato, si permette di fare carta straccia del patto siglato con i cittadini e di applicare retroattivamente leggi a suo piacimento. La base del diritto è stata completamente calpestata, in quanto essa è rappresentata proprio dalla NON retroattività delle leggi. D’altra parte cosa ci si può aspettare da uno stato che ha eliminato un governo legittimamente eletto per sostituirlo con uno “nominato” dai poteri forti della UE e gradito ad una potenza straniera come la Germania?

Piccola altra chicca, che dimostra il totale spregio per i risparmiatori: se da un lato chi non opta per l’affrancamento si becca una bella tassazione retroattiva al 26%, dall’altro chi dovesse sfruttarlo, potrebbe pagare il 20% su guadagni inesistenti.
Ci spieghiamo con un esempio: ipotizziamo che il signor Rossi abbia un comunissimo fondo comune d’investimento vendutogli dalla banca 5 anni fa a 100 e che oggi vale 120. Se optasse per l’affrancamento dovrebbe pagare subito 4 (il 20% di 20). Tuttavia, come sanno bene i piccoli risparmiatori che da sempre vengono “tosati” dei loro investimenti a causa dei ribassi di borsa, se i mercati dovessero tornare in terreno negativo, il signor Rossi, al momento della VERA liquidazione del suo fondo, potrebbe trovarsi con un valore di 80. Di base non sarebbe tenuto a pagare alcuna tassa, in quanto sulle liquidazioni di contratti in perdita non è applicata alcuna ritenuta. Ergo: il signor Rossi potrebbe versare tasse non dovute allo stato e che MAI rivedrà indietro.

Capito che giochino hanno messo in piedi Renzi, Padoan e compagnia cantando? Tu, piccolo risparmiatore, devi comunque pagare, perché sei un maledetto ricco possidente. Mentre i grandi gruppi finanziari, non pagheranno nulla.
Non ci credete? Ecco qualche esenzione dalla tassazione al 26%:

- Interessi corrisposti a veicoli non residenti per l’emissione di obbligazioni sui mercati internazionali (sono le famose società offshore create dalle banche per produrre titoli derivati)

- Gli interessi corrisposti all’interno dei gruppi societari a società residenti nella UE.

In parole semplici: pagano i piccoli, che tra imposte di bollo e tassazione al 26% potrebbero vedersi una tassazione reale sui propri guadagni superiore al 34%, mentre i colossi della finanza che hanno devastato il mondo con i loro titoli tossici, ne sono esentati.

Un sentito ringraziamento al premier non eletto Matteo Renzi da Firenze per l’ennesimo regalo fatto ai potentati economici a danno dei cittadini italiani e per aver calpestato una volta di più il diritto.
Che dire? Se un’azienda si permettesse di cambiare in corso di validità le condizioni di contratto, verrebbe portata in tribunale e condannata; se lo stesso comportamento lo tiene l’ex sindaco di Firenze ed i suoi ministri, nessun mezzo d’informazione di regime ha nulla da ridire.

Nessun commento:

Posta un commento