lunedì 4 agosto 2014

Il bambino nella carriola e la zia scema



C’è una poesia del triestino Umberto Saba che s’intitola “Il ragazzo con la carriola” e che non può non venire in mente vedendo Odillon in un momento di relax, dopo il duro lavoro della raccolta dei frammenti lasciati dagli operai. La buona volontà non gli manca (ecco che riemerge il maestro elementare!), ma a scuola è un po’ svogliato e fa disperare le insegnanti. A me sembra un ometto (o omino) ed è il primo bambino che ho visto bere birra come niente fosse, senza neanche una smorfia, complici familiari & affini. Lui e Sammy, suo fratello più piccolo, sono stati abbandonati dalla madre Korety, una delle 103 cugine di Tina, e del loro padre Toetra, sempre ubriaco, è meglio tacere. Fra pochi giorni però partiranno con noi in camion-brousse, con destinazione Besely Nord dove vive la loro madre snaturata e il giovane padre immaturo. Saranno affidati a Karola, di cui parlerò fra poco, quella stessa Karola che avrebbe dovuto consegnarmi due sedie di plastica da giardino, insieme a un frigo e a una fatapera, ma che nella sua dabbenaggine si è dimenticata di scaricare dal retro del ciclo-pousse, al cui conducente non è parso vero di fregarsi due sedie, così a buon mercato. Karola e i due bambini, sul camion-brousse, viaggeranno dietro e i piccoli riusciranno anche a dormire in quelle presumibili 15 ore di sballottamenti sulla pista di sabbia, verso Itampolo. Io e Tina, (per me è il terzo viaggio a Besely Nord) viaggeremo alle spalle dell’autista, potremo allungare le gambe e pagheremo il doppio del biglietto. Giustamente.


Prima di raccontarvi cosa è successo a Karola, voglio spendere ancora due parole su Odillon. Fatto notare a Tina che i bambini non devono lavorare ma giocare, dato che lei lo aveva incaricato di raccogliere tutti i frammenti di legno e lamiera che gli operai avevano lasciato in giro, Tina mi ha risposto: “Lo faccio lavorare solo un po’”, cioè mi ha dato la stessa risposta di quelle persone che si scusano dicendo: “Ah, io mangio pochissima carne!”. La buona volontà, come dicevo, non gli manca. L’ho visto tirar su un secchio pieno d’acqua dal pozzo, nonostante abbia solo cinque anni. Lo fa con disinvoltura facendo scorrere la corda sul bordo, perché così si fa meno fatica che non a tirar su il secchio verticalmente. In questi ultimi giorni è venuto regolarmente insieme a Sammy a prendere colazione, pranzo e cena. In questo momento è ad Analatsimavo, un quartiere poco distante, sotto la custodia di altri parenti. Un po’ di pace ci vuole, perché per me la privacy è molto importante.

Un signore si presenta a casa di Karola (qui a destra) e di sua madre, dicendo di essere un Ombiasy e di poter chiedere a Zanahary il favore di portare ricchezza e felicità alle due donne. In cambio chiede solo un pollo e 5 metri di stoffa. Un piccolo sacrificio in cambio di ricchezze e felicità. L’uomo esegue i suoi rituali. Le due donne, madre e figlia, sono soddisfatte. Mentre la più anziana, che è anche madre di Korety, va a prendere il pollo e i 5 metri di stoffa, l’Ombiasy chiede a Karola il braccialetto di oro bianco che ha al polso. La ragazza glielo da. La madre torna con la mercede da consegnare allo stregone. L’uomo se ne va e solo in quel momento madre e figlia capiscono di essere state truffate perché si trattava di un falso Ombiasy. La più anziana sfoga la sua rabbia con la figlia sedicenne, accusandola di essere una stupida per avergli dato anche il braccialetto, ma avrebbe fatto meglio a stare zitta perché era altrettanto colpevole di Karola. La prossima volta è meglio accertarsi se l’Ombiasy è iscritto all’Ordine degli stregoni, altrimenti si rischia di farsi fregare dal primo ciarlatano di passaggio. Ovviamente, non c’è nessun Ordine. Si tratta di due concetti che si elidono a vicenda. L’ingenuità congenita delle persone semplici rimarrà per sempre imperitura.

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