martedì 13 gennaio 2015

I veri terroristi in mezzo a noi

 

Ci sono degli estremisti che uccidono ogni anno miliardi di animali per via di una sorta di credo religioso, meglio noto come ignoranza. Questi fanatici sono convinti che moriranno senza assumere carcasse in via di decomposizione, nonostante esistano nel mondo milioni di persone vegane. I fondamentalisti in questione parlano perfettamente la lingua italiana e molti di loro sono avvocati, ingegneri, studenti universitari nati e cresciuti nel nostro Paese.
 Questo significa che l'organizzazione terroristica di cui fanno parte è ben radicata su tutto il territorio nazionale e purtroppo mondiale. 
  

Tengono in ostaggio delle madri di specie differenti da quella umana e le costringono a partorire in continuazione, fino allo sfinimento. 
I figli di queste schiave vengono rinchiusi all'interno di lager intensivi e dopo qualche mese di vita frustrante ed innaturale, sono trasportati in gruppo verso l'esecuzione, che avviene attraverso l'utilizzo di armi da fuoco, scosse elettriche e lame affilate. Quando cerchiamo di discutere con questi personaggi violenti, spiegando loro quanto sia sbagliato trucidare esseri indifesi, in molti manifestano reazioni furenti, come se avessimo infangato la gloria del loro Dio. 

La divinità adorata dagli onnivori dotati di smartphone ha tanti profeti, tra cui ad esempio la televisione, ma gode inoltre del supporto di sacerdoti, individuati nella figura del medico di base che si improvvisa esperto in nutrizione. Gli animali riconosciuti degni di godere dell'amicizia degli estremisti onnivori hanno un nome, spesso molto carino e simpatico, mentre quelli destinati al macello sono identificati da un numero, trattandosi in questo caso di prodotti seriali da sfruttare. Io sono 269, uno dei tanti numeri dimenticati in luoghi oscuri, nei quali non esiste nessuna risonanza mediatica. Non ho conosciuto mia madre perché voi avete bevuto il latte che era destinato a me.
 Non so cosa sia la libertà, perché mi avete costretto a vivere per lunghi ed angoscianti mesi all'interno di una prigione.
 Non ho mai ricevuto una carezza e non conosco l'affetto e l'amore che riservate al vostro cane.
 Non ho mai visto il cielo e nemmeno un prato fiorito, doni immensi e mai scontati, dei quali mi avete derubato. Non avevate bisogno di farmi tutto questo e pur possedendo la facoltà e la fortuna di scegliere, avete deciso di condannarmi a morte.

7 commenti:

  1. Roberto, leggi cosami è successo oggi.
    Guidavo, ad un certo punto vedo un grosso uccello che arranca a fatica dibattendosi in mezzo alla strada...penso lo abbiano investito, e infatti così è.
    Scendo per cercare di prenderlo -so a chi portarlo per le cure,l 'ho già fatto altre volte-,
    scende anche quello dell'auto davanti a me.
    Lo prende in mano (è un fagiano), io gli chiedo se è morto, gli muore in mano proprio in quel momento.
    Lo STRONZO-poi capirai perché, mi dice" lo vuole? Sono buoni da mangiare"
    Io: "ma sta scherzando? Io non mangio cadaveri e odio allevatori e cacciatori"
    Mi guarda come se venissi da Marte.
    Lui: "Me lo tengo io e lo cucino"
    E io: "Ma me lo dia, che lo vado a seppellire, altro che cucinarselo"
    Me lo scaraventa con malagrazia nel portabagagli.
    L'ho seppellito in un bosco.
    Magari chi ha visto la scena mi rintraccia e dice che me lo son fregato, ma era morto, povero fagiano, e non VOLEVO darlo da mangiare a quello là.

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    1. Sei stata fortunata che non te l'ha tirato in faccia, come è successo ad attivisti che spostavano i rospi di notte dalle strade.

      A me è successo con una tortora, ma non essendo appetibile come un fagiano, la donna che è passata, vedendo che l'avevo appena raccolta, mi ha solo detto che era buona da mangiare.

      Non l'ho seppellita, ma solo deposta in mezzo alla boscaglia, a disposizione degli animali necrofagi. Quelli di superficie, se non altro.

      Nelle Marche avevo visto un istrice morto sul ciglio della strada. Quando sono tornato indietro dopo un po' non c'era più. Da quelle parti li mangiano.

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  2. Seppellito proprio no, l'ho messo sotto molte foglie cadute in un canalone...ho pensato anche io che se lo mangeranno i corvi che lì albergano (io gli porto anche il pane avanzato).
    Il tizio aveva un furgone delle pompe funebri, piccolo particolare...

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    1. Sempre nelle Marche trovai un cinghiale ucciso dai cacciatori e pensai che sarebbero venuti più tardi a recuperarlo.

      Feci manovra con il piccolo fuoristrada che avevo per caricarlo a bordo, ma si rivelò troppo pesante.

      Così non mi restò altro da fare che coprirlo con frasche, sperando che nessuno lo vedesse e che diventasse troppo putrescente per essere mangiato.

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  3. Freeanimals usa la PROPRIA sensibilità verso gli animali come unità di misura della sensibilità altrui, così come Giorgio Andretta usa il proprio qi pari a 140 come unità di misura stabilire l'intelligenza altrui, così come Stalin usava la propria paranoia come unità di misura per stabilire la colpevolezza altrui, così come i legislatori usano il proprio interesse come unità di misura per sbraitare "dura lex, sed lex"!

    Anonimo che cercando la propria stella si è smarrito

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    1. Forse perché semplicemente sono una persona civile. E infatti, Gandhi disse che il livello di civiltà di un popolo si vede da come sono trattati gli animali.

      Poi, bisogna tener presente che nessuno è perfetto, però almeno io cerco di non prevaricare gli altri, ma di esercitare il massimo di compassione possibile.

      Per gli umani aguzzini, invece, tolleranza zero!

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    2. Accostare la Sensibilità per gli animali di Freeanimals (che al massimo, sul Suo blog, esprime del risentimento per il mondo che vorrebbe veder diverso e migliore il relazione al trattamento degli animali) alla Paranoia del massone Stalin che massacrava chiunque non gli andasse a genio, è quantomeno scellerato, vergognoso e scorretto

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