sabato 17 gennaio 2015

Un altro fanatico a cui viene dato credito

 

PORDENONE. Si era fatto fotografare davanti alla basilica di San Pietro con la bandiera di Al Qaeda, una sfida aperta al Vaticano, alla Chiesa, al Papa. Barba lunga e tunica, accento italo-americano, era stato accolto come una star al centro islamico di Pordenone, per due volte nel 2012. E’ il ventinovenne Robert Musa Cerantonio, ritenuto uno dei più influenti e dunque pericolosi imam itineranti, sorvegliati dall’intelligence di tutta Europa.


Si dedica al proselitismo, anche via Internet, tenendo conferenze e sermoni, con alle spalle il vessillo nero dell’Is, sollecitando i partecipanti a unirsi ai terroristi. Al suo arrivo nella Destra Tagliamento era già ritenuto un «quotato predicatore della jihad». Ma chi ha assistito al suo sermone, pronunciato in italiano, giura che «non ha mai parlato di jihad con la nostra comunità». La sua pagina Facebook è tra le più seguite dai circoli della guerra santa, in tv è una star. All’inizio dell’estate scorsa sosteneva di essere nello stato islamico dell’Irak della Siria, da dove avrebbe twittato: «Grazie ad Allah sono arrivato nella terra del Califfato». In risposta «all’appello del califfo Abu Bakr Al-Baghdadi (sopra a sinistra) che invitava da tutto il mondo i predicatori e gli esperti islamici nei campi militare, sanitario, ingegneristico e amministrativo a unirsi alla causa dopo l’avanzata su Bagdad».

Infanzia e adolescenza cattolica, a 17 anni, dopo una visita in Vaticano e alla Cappella Sistina, cominciò il percorso di conversione all’islam. In rete inneggia a colpire il simbolo della cristianità: «La bandiera nera del Tawhid sventola davanti al Vaticano... se Allah vuole distruggeremo il Vaticano sulla testa della sua gente». Di figure come questa si fa forte il Califfato islamico di Abu Bakr Al Baghdadi. Gli investigatori dell’Antiterrorismo hanno una lista nera di dodici predicatori erranti, transitati nel nord Italia, due di questi anche nella Destra Tagliamento. Oltre a Musa Cerantonio – arrestato il 10 luglio 2014 nelle Filippine –, un altro imam controverso, estremista e wahabita, il bosniaco Bilal Bosnic (sopra a destra) aveva fatto tappa nel centro islamico della Comina nel giugno 2013. E’ finito in carcere, in Kosovo, nell’agosto 2014. A la Repubblica aveva detto: «Noi prenderemo il Vaticano».

«Non fecero alcun riferimento estremista, furono interventi ordinari, in italiano, prettamente coranici», ripetono come un mantra i musulmani pordenonesi. Perché, allora, sono stati invitati coloro che vengono considerati estremisti? La risposta: «Per un momento “destrutturate” il vostro pensiero. I cattolici hanno una religione “gerarchica”, gli islamici no». Fatto sta che foto e trascorsi paiono stridere con tutta questa paventata moderazione.

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