sabato 2 maggio 2015

Dacci oggi il nostro furto quotidiano


Quando avevo 17 anni e frequentavo le magistrali, c'era un compagno di classe di nome Alberto Bonanni (R.I.P.) che dal professore di filosofia veniva chiamato Che Guevara, un po' per l'aspetto e un po' per le sue idee politiche. Un giorno mi raccontò di come un “compagno”, durante una manifestazione di studenti e operai, dopo aver lanciato qualche bottiglia molotov verso lo schieramento della polizia, si raccolse i capelli lunghi a coda di cavallo, si tirò su il bavero della giacca e, con nonchalance e con passo deciso, si diresse verso il cordone di celerini, oltrepassandoli e mettendosi al riparo dalle manganellate che stavano per piovere. Mentre me lo diceva, ad Alberto luccicavano gli occhi per l'ammirazione verso quel manifestante di sinistra. Oggi, dopo aver capito come funzionano le cose, penso che quel “compagno” si sia diretto verso i celerini in assetto antisommossa, oltrepassandoli e mettendosi al sicuro, per il semplice motivo che era uno di loro. 


La tecnica dell'infiltrazione poliziesca è dunque di vecchia data: l'abbiamo vista all'opera a Genova nel 2001, quando c'era da gettare discredito sugli oppositori delle politiche imperialistiche dell'Occidente e l'abbiamo vista all'opera sabato primo maggio, in cui c'era da gettare discredito sugli oppositori delle politiche capitaliste ipocrite e devastatrici dell'ambiente, che, con l'obsoleta scusa dei “bambini che muoiono di fame in Africa”, mostrano il peggio di sé a Milano in fatto di cibo per i pasciuti ricchi del mondo occidentale, che vanno a visitare l'EXPO come andrebbero a una sagra di paese. L'EXPO è solo una sagra gastronomica in grande stile, organizzata dalle multinazionali, come le sagre paesane del prosciutto, dei gamberi, delle rane o della salamella sono organizzate in piccolo stile dalle Pro Loco, mentre a metà classifica si collocano gli enti locali tipo Province e Regioni che sempre di kermesse gastronomiche si fanno promotori.

 
Se è ipocrita, per Coca Cola e McDonald's, presentarsi come la soluzione per risolvere la fame nel mondo, tenuto conto che queste multinazionali hanno come prioritario interesse il profitto economico, diventa vieppiù ipocrita e disgustoso l'atteggiamento della Chiesa cattolica, che fra l'altro ci fa capire da che parte sta in tutta questa faccenda. Il Vaticano infatti ha stanziato 3 milioni di euro per l'allestimento del proprio padiglione, sollevando i rimbrotti di Papa Francesco che fanno, anch'essi, parte della sceneggiata, mentre con quei soldi si sarebbero potute costruire non so quante scuole e ospedali in Africa, conteggio che non sarebbe impossibile fare con una semplice divisione aritmetica, una volta saputi i costi di una scuola o un ospedale nel continente più povero del pianeta. Un conteggio che non mi va di fare perché ormai entrato nella categoria dei luoghi comuni, ma anche perché ho sottomano un esempio altrettanto valido, ai fini del ragionamento, e di cui sono stato testimone in prima persona.


Il 24 giugno del 2007, infatti, mi trovavo a Betioky, in Madagascar. La mia guida mi portò poco fuori dal villaggio, nella brousse, presso l'abitazione di una famiglia in cui c'era la figlia maggiore, Karani, che aveva entrambi i piedi valghi e il suo fratellino Etsimindray che, come si può vedere in foto, aveva una grossa ernia ombelicale. Se per la sorella non si poteva far niente perché era troppo tardi (forse solo al Rizzoli di Bologna avrebbero potuto operarla), per il bambino sarebbe bastata una semplice operazione chirurgica, da farsi nella città più vicina attrezzata per la bisogna. Chieste informazioni a un'infermiera dell'ospedale di Tulear, che mi fece il preventivo qui sotto a destra, venni a sapere che il costo dell'operazione sarebbe stato di 100.000 ariary, pari a circa 30 euro, a cui aggiungere le spese di degenza per il bambino e la madre, che non sarebbero state troppo esose comunque, trattandosi di un paese del terzo mondo. 

Facendo pertanto una semplice divisione aritmetica a mente, senza neanche bisogno di calcolatore, risulta che con i tre milioni di euro spesi dal Vaticano per il padiglione EXPO si sarebbero potute fare 100.000 operazioni di rimozione di ernia ombelicale. So che in Africa e negli altri paesi poveri (o impoveriti come direbbe Alex Zanotelli) ci sono tanti bravi missionari, sia laici che religiosi, a cui va il mio incondizionato rispetto, ma lo Stato più ricco del mondo che si permette di fare discorsi di elogio per l'EXPO condannando la fame nel mondo e indicando nel nostro egoismo la sua causa, suona un po' falso agli orecchi di chi ha una certa coscienza desta e non si lascia intortare dalla musica melliflua dell'anziano menestrello di bianco vestito.


E invece purtroppo succede che i devoti cattolici continuano a provare simpatia per questo Papa apparentemente rivoluzionario e approvazione per la sagra delle multinazionali, che ha avuto la benedizione papale e quindi l'approvazione divina. Tutti gli altri, condizionati a pensare che i dissenzienti non sanno far altro che mettere Milano a ferro e fuoco, proveranno anch'essi apprezzamento per l'esposizione universale ambrogina, se non altro perché non è carino bruciare macchine parcheggiate, imbrattare i muri e danneggiare le vetrine delle banche, dove custodiscono i pochi risparmi non ancora depredati dai banksters.

Naturalmente, quando si presenterà l'occasione e al giornalista di turno salterà in mente di fare paragoni specisti sbandierando dati mistificanti, i fedeli cattolici criticheranno gli animalisti che spendono tanti soldi per i cani randagi, con tutti i famosi bambini che muoiono di fame in Africa. E a creare scandalo saranno soprattutto quei fanatici animalisti che mettono il cappottino ai loro cagnetti (e magari un collarino tempestato di pietre preziose, alla maniera dei divi di Hollywood), dimenticando che la banca vaticana conserva la maggiore quantità di lingotti d'oro del pianeta. Per tacere delle azioni vaticane nella fabbrica Beretta.


Il grande capitale, dopo il “sacco di Milano” del primo maggio, è salvo. L'ambiente potrà continuare ad essere distrutto, la fame nel mondo continuerà ad essere una miniera d'oro per i troppi che ci campano, compreso l'otto per mille della Chiesa cattolica e l'umanità ottusa continuerà a riporre fiducia nei padroni del mondo che la affamano e la tengono nell'ignoranza. E' così da secoli, ma in quest'epoca di Grande Fratello lo è ancora di più.

4 commenti:

  1. Infiltrati. Ora come allora. Come sempre.
    Pagati per depistare, distogliere, distrarre. Per far desiderare l'ordine, la pulizia, le cose "giuste" al popolo obbediente e lavoratore (schiavo che ama il proprio padrone). Pagati per creare un antagonismo che non c'è. Pagati per riempire un vuoto (vuoto per una inesistente vera protesta, un inesistente vero antagonismo) che potrebbe far nascere domande scomode. Meglio avere qualcuno da odiare che qualcuno da amare.
    E' sempre pià facile distruggere che costruire.

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    1. Parole sante e azzeccatissime.
      Lo schiavo che ama il proprio padrone subisce senza saperlo una "sindrome di Stoccolma" che va tutta a suo discapito.

      Un antagonismo magari c'è, ma quello di tipo distruttivo è infinitesimale rispetto al nostro che è fatto di paziente opposizione culturale.

      La gallina e la trota: la trota fa migliaia di uova e sta zitta, la gallina ne fa uno solo ma lo strombazza in giro con gran rumore.
      Ecco perché tutti comprano uova di gallina. E tutti pensano che i NO Expo siano distruttori di macchine e vetrine.

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  2. Di Shopenauer esiste quest'opera, come saprà, il mondo come volontà e rappresentazione; se questo si fosse limitato al titolo non ci sarebbero segreti nell'universo per chi sappia leggere, invece si è dilungato in una serie infinita di carambolate melanconiche come il cervellone Gianni qui sopra; ad ognuno il suo quindi, anche al sottosviluppato del settimo nucleo comparso recentemente nelle cronache, secondo il quale se ti piomba addosso qualcuno mentre stai dormendo, al buio, la tua reazione deve venire interpretata come forte resistenza.

    Anonimo in vesti alessandrine

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    1. Anonimo poeta, non mi tocchi Gianni, altrimenti, vesti alessandrine o meno, le piombo addosso come quando sta dormendo.
      E non ci sarà resistenza che tenga. Nemmeno se le viene in aiuto Schopenauer.

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