lunedì 18 gennaio 2016

Il costruttore di elettrodotti


Quando Tina lo vide per la prima volta circa sei anni fa, mi riferì di aver incontrato un vazaha italiano vestito da boys scout. Essendo alloggiati entrambi presso Monsieur Shalim, più tardi lo conobbi e seppi che era di origini siciliane e che collaborava come volontario con alcune missioni cattoliche in Madagascar. Non lo rividi più fino a ieri, mentre passeggiava davanti al Vahombe, di passaggio a Tulear. Era vestito nello stesso modo di sei anni prima e si è fermato a fare quattro chiacchiere, raccontandomi della sua vita e della sua attività in Madagascar in questo momento. Mi ha mostrato anche le foto della sua famiglia sullo smartphone, scattate sia a Como che in Scozia, paese d'origine della moglie. L'abbigliamento stravagante in Madagascar fa il paio con l'abitudine di indossare il kilt scozzese, quando è in Italia, lui, la figlia cinquantenne, la moglie e due nipoti. Sulle rive del lago di Como, portare la gonna scozzese a quadri è sicuramente una stravaganza, anche se innocua. Indossare una camicia kaki, un foulard al collo e una specie di pennacchio rosso sul cappello, in Madagascar, lo è altrettanto.



Tuttavia, il proverbio dice: “Sotto cattivo mantello sta spesso un saggio”. E infatti, la sua buona disposizione d'animo, che si può interpretare come umanitarismo, si vede dall'iniziativa a cui si sta attualmente dedicando, in collaborazione con un vecchio missionario cattolico: un elettrodotto di 200 Km. Per realizzare il quale, Andrea Agosta, questo il suo nome, ha fatto venire dall'Italia quattro ingegneri, due che si occupino della strada e gli altri due dell'elettrodotto vero e proprio, che dovrà correre sopra la medesima. La spesa stimata in partenza era di 80.000 euro ma al momento ne sono stati spesi già 200.000 e l'opera non è ancora completa. Non mi è venuto in mente di chiedergli chi l'ha finanziata, ma siccome collabora con una missione cattolica, non mi stupirei se quei soldi li avesse messi il Vaticano. Il signor Agosta ha seguito di persona la costruzione della strada, inoltrandosi nel territorio impervio centro meridionale dell'isola insieme agli sterratori e digiunando, per i primi tre giorni, per ragioni che mi sfuggono. Poiché la sede della missione è a Betroka, dove vive Remenabila, capo di 400 malaso, gli ho chiesto se non ha paura a vivere lì e a frequentare zone lontane dalla “civiltà”. Mi ha risposto che alcuni banditi conoscono l'opera meritoria del vecchio sacerdote italiano e gli portano rispetto, ma potrebbe sempre esserci qualche malaso a cui nessuno ha detto di lasciare lavorare il vazaha vestito stravagante, oppure semplicemente che se ne freghi.


In ogni caso, non bastando la protezione della Chiesa, Andrea Agosta tempo addietro ha pensato bene di rivolgersi a un ex cantante malgascio, che si fa chiamare Rossi, dal nome tipicamente italiano, e che è anche diventato deputato della Repubblica. L'ex cantante si è fatto la nomea di oppositore nei confronti delle autorità, poiché ha denunciato gli intrallazzi della polizia nel commercio illegale del legno di rosa. Se è vero che la polizia ha a sua volta intrallazzi con i malaso, fornendo loro addirittura i kalashnikov, forse il signor Rossi non è il deputato giusto a cui chiedere protezione. Qualcosa però è successo perché, a quanto mi raccontava Andrea, il governo ha mandato a Betroka qualche squadra di gendarmi e perfino un elicottero. Io, francamente, su quell'elicottero non ci salirei e Andrea si è detto della stessa opinione.


Forse la protezione migliore è quella su cui l'umanità fa affidamento da secoli: il Demiurgo. La presenza dell'aquila e di una variante del sole alato sulla sua giacca paramilitare, che al signor Agosta forse ricorda il suo passato nel Genio Guastatori, me lo fa sospettare. L'aquila, come ho detto precedentemente, è la fenice sotto mentite spoglie, simbolo di morte caro al Dio Saturno. Si dice che tutti i salmi finiscano in gloria e ultimamente tutti i miei articoli finiscono con un accenno agli Arconti e al Demiurgo, anche quando si tratta di descrivere la vita di qualche italiano in Madagascar. Forse hanno ragione i miei trolls quando mi accusano di......vedere il Diavolo dappertutto!

Nessun commento:

Posta un commento