venerdì 18 marzo 2016

L'isola delle bombe



Sardegna, polveriera al centro del Mediterraneo? Il rischio è concreto, specie dopo che “la Rwm Italia Spa si è aggiudicata un ordine del valore di 225 milioni di euro per la produzione e lo sviluppo di ordigni“. A diffondere la notizia è la Rheinmetall, colosso tedesco degli armamenti che controlla la Rwm, società salita alla ribalta delle cronache per l’esportazione di bombe dall’Isola all’Arabia Saudita. “Il contratto pluriennale –spiega il comunicato della casa madre tedesca –  è stato stipulato con un partner europeo. Gli armamenti saranno prodotti congiuntamente dalla Rwm e da un altro contractor europeo”, di cui però non viene divulgato il nome. Insomma, poche righe per una novità che non mancherà di suscitare reazioni: solo un fugace riferimento alla stazione appaltante, “un partner europeo”, e nessun indizio sul tipo di armamenti commissionati. Neanche l’edizione statunitense dell’agenzia Reuters, che ha divulgato la notizia lo stesso giorno – il 10 marzo – in cui la Reinmetall ha rivelato l’aggiudicazione della commessa, fornisce ulteriori particolari.

 
Ma tutti gli indizi portano in Francia. Infatti, lo scorso 11 gennaio il ministero della Difesa francese ha assegnato alla Rwm Italia una commessa del valore di 225 milioni di euro per la fornitura di bombe. La somma è dunque uguale a quella riportata dal comunicato della Rheinmetall. E gli armamenti a cui fa riferimento il contratto per lo sviluppo e la fornitura di 4 tipi di bombe Mk82 compatibili con quelli prodotti a Domusnovas. A Ghedi, invece, località in provincia di Brescia che ospita un’altra sede della Rwm Italia, non si utilizzerebbe più l’esplosivo, che viene invece prodotto e maneggiato negli impianti sardi. Ecco perché c’è da aspettarsi un forte coinvolgimento della Sardegna nell’affaire française.
L’avviso che il 16 dicembre del 2014 ha dato il via alla gara conclusasi il 30 dicembre 2015 con la stipula del contratto tra la Rwm e il Ministero della Difesa francese rivela un aspetto non secondario.  Inizialmente, infatti, il valore della fornitura ammontava a 90 milioni di euro, ma nel corso del 2015 la somma è lievitata fino ai 225 milioni di oggi. Insomma, le carte in tavola devono essere cambiate durante la procedura negoziata. Il bando del 2014 precisa, inoltre, che “le bombe saranno prodotte negli stabilimenti del titolare dell’appalto (e dei suoi partner), oltre che nei siti della Difesa in Francia”.

La consegna della fornitura avrà luogo nella Francia metropolitana”, precisa infine l’avviso ministeriale con un linguaggio dal sapore coloniale. E di fatto la produzione sarà effettuata in terre d’oltremare. Considerata l’entità della nuova fornitura, una domanda è d’obbligo: che la Rwm Italia abbia intenzione di ampliare gli impianti sardi? La domanda l’ha posta direttamente alla società  il giornalista dell’Ard (radiotelevisione pubblica tedesca) Karl Hoffmann. “Per ragioni di concorrenza non possiamo rivelare le nostre intenzioni”, questa l’ambigua risposta della Rwm. Mentre è pressoché certo che la nuova commessa da 225 milioni (in più anni) determinerà un aumento della produzione degli stabilimenti sulcitani.
 
Sempre più segnato sembra allora il destino della Sardegna, spinta dalla corsa globale agli armamenti a trasformarsi nell’Isola delle bombe. Stando ai recenti dati Istat, gli armamenti sono infatti seri candidati alla scalata di posizioni nella classifica dell’export isolano. Nonostante sia impensabile scalzare dalla vetta la petrolchimica, l’attuale trend spinge in alto l’industria delle armi, capace di realizzare fatturati milionari con poche decine di lavoratori. Ma un’economia basata su bombe e prodotti petroliferi non sembra essere la soluzione ai problemi della Sardegna. La politica, da parte sua, osserva in silenzio. E lascia fare.

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