venerdì 15 aprile 2016

Il Papa va a Lesbo, ma i greci comprano fucili



Città del Vaticano. In Grecia c’è persino chi si sta armando. Lo scenario che si intravede all’orizzonte, nelle isole greche interessate al massiccio arrivo dei profughi, è fosco. Molto fosco.  «La situazione ormai non è pacifica. E non so come si svilupperà. Tutti hanno ragione. I profughi hanno ragione perché non resistono nelle situazioni disumane nei centri di accoglienza. Gli abitanti hanno ragione perché temono vedendo reazioni violente dei profughi, saccheggi di negozi, specialmente di generi alimentari. Il male è che gli abitanti hanno cominciato a comprare armi. In televisione un venditore di articoli per la caccia diceva che in un mese ha venduto più fucili che in un anno». A parlare è il vescovo cattolico, Fragkiskos Papamanolis, presidente dell’episcopato ellenico, che in una intervista all’Osservatore Romano, invita i governi europei a fare presto. «In questo quadro anche il governo ha ragione, perché non ha la possibilità economica di fare quello che sarebbe necessario, perché le casse dello Stato sono vuote, e cerca in ogni modo di assicurare almeno il funzionamento dello Stato, mentre cresce l’esasperazione della gente».


 
Sabato il Papa sarà a Lesbo, l’isola dove il numero dei profughi ha superato quello degli abitanti. “Il fenomeno migratorio dei profughi, nell’attuale modalità di arrivo di una massa disorganizzata, è cominciato circa un anno fa, e ha trovato i paesi europei impreparati. All’inizio i profughi sono stati classificati come “immigrati clandestini”. Poi, in Grecia, sono arrivati sempre più numerosi e più di frequente. Si è così perduto il controllo, e invece di trattarli come clandestini mancanti di documenti si è cominciato a pensare come sistemarli alla meno peggio.


Già nell’agosto del 2015 il Papa invitava le famiglie cattoliche a ospitare questi fratelli che erano senza casa, senza un tetto. Nelle isole greche di Kos, Samos, Chios, Lesvos, vicine alle coste della Turchia, in settembre il numero dei profughi oltrepassava quello degli abitanti. In un intervento alla plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali europee, tenuta in Terra santa, ho informato i presidenti degli episcopati di queste situazioni create dal continuo flusso di profughi: per aiutarli infatti non bastava più il sentimento caritativo cristiano degli abitanti. Si sentiva già la necessità che il nostro governo facesse qualcosa per questi fratelli e queste sorelle. Ma anche il governo si è trovato impreparato perché era la prima volta che aveva luogo un fenomeno migratorio di massa di profughi. Comunque il governo ha cominciato a fare quel che poteva, ma era sempre poco di fronte ai bisogni di questa popolazione”.


La carità non basta più. Gli abitanti accolgono con sentimenti caritatevoli questi profughi. Tutti sono disposti a fare quel che possono per aiutarli. “Noi cattolici in Grecia siamo abituati a vivere nella precarietà e facilmente vengono travolte le nostre decisioni e i nostri programmi. Non so cosa accadrà ma sabato sarò a Lesbo per la visita del Papa”.

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