giovedì 25 agosto 2016

Biscotti e vermi parassiti


Ci sono cose che ci fanno tornare indietro nel tempo con la memoria. Per Proust è stato un biscotto, per altri può essere un suono, una musica specifica, un profumo particolare, oppure una situazione che prende il nome di “dejà vu”. Per me sono certi animaletti, poiché ho avuto la fortuna di aver vissuto un'infanzia contadina in zone rurali. Un ritorno indietro nel tempo mi capiterebbe con gli scazzoni del torrente Corno, che non ci sono più. O con gli ululoni di un certo sifone delle canalette d'irrigazione, ma anche loro non ci sono più. O con i rospi, smeraldini e comuni che trovavo in grande abbondanza nelle sere d'estate, anche solo uscendo di casa, ma anche loro non ci sono più. Con il gordio acquatico, un salto indietro nel tempo mi è successo ieri, in una pozza del Tagliamento. Trovatone uno che si dibatteva, in pochi centimetri d'acqua, ho rimproverato me stesso per essere uscito senza neanche un barattolino, dal momento che un vero naturalista non esce mai di casa senza qualche contenitore a tenuta stagna. Così mi sono messo a girovagare nei dintorni, nella vana speranza di trovare qualche bottiglietta, incastrata fra le radici degli alberi, di quelle trasportate dalla corrente e gettate via da gente maleducata. Ritornato presso la pozzanghera senza contenitori, il gordiaceo c'era ancora ma, gettata un'occhiata poco distante, ce n'era un altro, di dimensioni minori. Non avendo la coda biforcuta, presumo che siano due maschi.



Fra tutte le creature di cui feci conoscenza nella mia infanzia, i gordiacei mi avevano colpito perché nell'enciclopedia Scortecci si dice che sono privi di sistema respiratorio, circolatorio ed escretorio, cioè non assumono ossigeno, in essi non scorre emolinfa e non espellono cataboliti. In compenso mangiano parecchio e dove mettano le scorie della digestione per me è un mistero. Vivono parte della loro vita come parassiti. Deposte le uova sui fili d'erba, queste vengono mangiate da cavallette e coleotteri, all'interno dei quali le larve si sviluppano come sgraditi ospiti. Siccome i gordiacei raggiungono considerevoli lunghezze, nello stadio finale del loro parassitismo finiscono per occupare tutto lo spazio interno dell'addome della loro vittima, che, come succede spesso in natura, viene quindi mangiata dall'interno. Ovviamente, non potrebbero fare la stessa cosa con gli esseri umani e pertanto per noi sono innocui.


Conosciuti anche con il nome di nematomorfi, anticamente si credeva che fossero crini di cavallo caduti in acqua e trasformati in esseri viventi, ma i cavalli al giorno d'oggi, come gli scazzoni, gli ululoni e i rospetti della mia infanzia, sono quasi scomparsi dalle campagne. E anticamente la gente credeva a un sacco di fesserie. Poi, alla fine, li ho messi in un sacchetto che avevo con me e li ho portati ugualmente a casa, da bravo naturalista curioso. Ora sono in una boccia di plastica trasparente e fra un paio di giorni li riporto dove li ho trovati. Nonostante tutto l'amore che io posso avere per gli animali e benché mi prodighi per far avere loro le condizioni il più possibili simili a quelle che hanno in natura, non si può mai offrire tutto ciò di cui hanno bisogno, durante la detenzione, che resta pur sempre un atto egoistico.


3 commenti:

  1. Hai pienamente ragione ogni creatura deve vivere nel suo habitat naturale. Ma due nematomorfi nella mia piscina cosa ci fanno??? Ho trovato la cavalletta che li ha ospitati ovviamente morta. Ma ora cosa faccio è pericolosa l'acqua per i miei figli???

    RispondiElimina
  2. Bellissimo articolo. Leggendo i primi passi sembrava che fossi io a raccontare la storia. Solo i nomi dei posti erano diversi.
    Io però non conoscevo fino ad oggi il nome di questo curioso verme.
    A cinquant'anni ho finalmente trovato il nome per quelle bizzarre creature che lasciavano quei lunghi solchi sul sedimento delle pozzanghere
    Grazie

    RispondiElimina