venerdì 23 settembre 2016

L'ultimo baluardo dell'Europa cristiana


Testo di Viktor Orban

Il destino degli ungheresi ha incominciato ad incrociarsi con quello delle nazioni dell'Europa ed è cresciuto fino ad essere così tanto una parte dell'Unione che oggi non un singolo popolo - incluso il popolo Ungherese - può essere libero, se l'Europa non è libera. E oggi l'Europa è fragile, indebolita, malaticcia come “un fiore che è roso da un verme invisibile”. Oggi, 168 anni dopo la grande Guerra d'Indipendenza dei popoli europei, l'Europa, la nostra casa comune non è libera! Signore e Signori, l'Europa non è libera. Perché la libertà comincia dicendo la verità. Oggi in Europa è proibito dire la verità. Anche se è fatta di seta, una museruola è una museruola. 



E' proibito dire che quelli che arrivano non sono rifugiati, ma che l'Europa è minacciata dall'immigrazione. E' proibito dire che decine di milioni sono pronti a dirigersi nella nostra direzione. E' proibito dire che l'immigrazione porta crimine e terrore nei nostri stati. E' proibito puntualizzare che le masse che stanno arrivando da altre civiltà sono un pericolo per il nostro modo di vivere, la nostra cultura, le nostre abitudini e le nostre tradizioni cristiane. E' proibito puntualizzare che quelli che sono arrivati prima hanno già costruito il proprio nuovo, separato mondo per loro stessi, con le sue leggi e ideali, che sta costringendo a farsi da parte la struttura dell'Europa vecchia di mille anni. E' proibito puntualizzare che questa non è una accidentale e non intenzionale catena di conseguenze, ma una pianificata e orchestrata operazione; una massa di gente diretta contro di noi. E' proibito dire che a Bruxelles stanno inventando schemi per trasportare stranieri qui più velocemente possibile e sistemarli tra di noi. E' proibito sottolineare che lo scopo di sistemare le popolazioni qui è di rimodellare il paesaggio religioso e culturale dell'Europa e di reingegnerizzare le sue fondamenta etiche, quindi eliminando l'ultima barriera all'internazionalismo: le nazioni-stato.


E' proibito dire che Bruxelles sta furtivamente divorando poco per volta fette della nostra sovranità nazionale e che a Bruxelles in molti stanno ora pianificando gli Stati Uniti d'Europa, cosa per cui nessuno gli ha mai dato l'autorizzazione. Signore e signori, i nemici della libertà di oggi sono tagliati in un diverso tessuto delle vecchie regole reali ed imperiali, o quelle che hanno funzionato col regime Sovietico; essi usano una diversa serie di strumenti per forzarci alla sottomissione. Oggi loro non ci imprigionano, loro non ci portano nei campi di concentramento, e non inviano carri armati per occupare nazioni leali alla libertà. Oggi il bombardamento dell'artiglieria dei media internazionali, denunce, minacce e ricatto sono sufficienti o piuttosto lo sono stati abbastanza fino ad ora. I popoli dell'Europa si stanno lentamente risvegliando, si stanno raggruppando e presto riprenderanno terreno. Le travi dell'Europa su cui si appoggia la soppressione della verità, stanno scricchiolando e si stanno spezzando. I popoli dell'Europa possono capire che il loro futuro è in gioco. Non sono in gioco solo la prosperità, le vite accoglienti, il lavoro, ma la nostra grande sicurezza e anche l'ordine pacifico delle nostre vite sono minacciati. Alla fine, i popoli dell'Europa, che si sono addormentati in prosperità ed abbondanza, hanno capito che i principi di vita che l'Europa ha costruito sono in pericolo mortale. 


L'Europa è la comunità di nazioni cristiane, libere e indipendenti: uguaglianza tra uomo e donna; competizione leale e solidarietà; orgoglio e umiltà: giustizia e misericordia. In questo momento il pericolo non ci sta attaccando nel modo che fanno guerre e disastri naturali, tirando via improvvisamente il tappeto da sotto i nostri piedi. L'immigrazione di massa è un lento scorrere di acqua che persistentemente erode le spiagge. E' mascherato come cause umanitarie ma la sua vera natura è l'occupazione del territorio. E quello che è guadagno di territorio per loro è perdita di territorio per noi. Greggi di ossessionati difensori dei diritti umani sentono il travolgente stimolo di reprimerci e raccogliere prove contro di noi. Presumono che noi siamo ostili xenofobi, ma la verità è che la storia della nostra nazione è anche quella dell'inclusione e la storia di intreccio di culture. A quelli che hanno cercato di venire qui come nuovi membri della famiglia, come alleati, o come persone perse che hanno paura per la loro vita, è stato permesso di costruire la loro casa. Ma quelli che sono venuti qui con l'intenzione di cambiare la nostra nazione, modellando la nostra nazione sulla loro immagine, quelli che sono venuti qui con violenza e contro la nostra volontà, incontreranno sempre la resistenza.


Signore e Signori, infine, loro parlano solo di poche centinaia, mille o duemila persone da ricollocare. Ma non un singolo responsabile leader europeo può giurare che queste poche migliaia non aumenteranno a decine o centinaia di migliaia. Ma se noi vogliamo arrestare questa immigrazione di massa, prima dobbiamo frenare Bruxelles. Il pericolo principale per l'Europa non viene da quelli che vogliono venire qui, ma dal fanatico internazionalismo di Bruxelles. Noi non dobbiamo permettere a Bruxelles di mettersi sopra la legge. Noi non dobbiamo permettergli di forzarci ad ingoiare l'amaro frutto della loro politica di immigrazione cosmopolita. Noi non importeremo in Ungheria crimine, terrorismo, omofobia, e antisemitismo che brucia le sinagoghe. Non ci saranno distretti urbani al di fuori della portata della legge, non ci saranno disordini di massa. Non immigranti ribelli qui e non ci saranno gangs alla caccia delle nostre donne e figlie. Noi non permetteremo ad altri di dirci cosa possiamo fare nella nostra casa o nella nostra terra, e dirci quelli che vivranno al nostro fianco, e con quali condivideremo la nostra terra. Noi sappiamo come vanno queste cose. Prima gli permetteremo di dirci quali immigrati dobbiamo prendere, poi ci forzeranno a servire gli stranieri nella nostra terra. Alla fine ci ritroveremo a impacchettare tutto e lasciare la nostra terra. Pertanto noi rigettiamo lo schema forzato di reinsediamento, e non tollereremo né ricatti né minacce. 


E' arrivato il momento di far suonare la campana dell'allarme. E' arrivato il tempo per l'opposizione e per la resistenza. E' arrivato il tempo per raccogliere alleati con noi. E' arrivato il tempo di alzare la bandiera delle nazioni coraggiose. E' arrivato il tempo di prevenire la distruzione dell'Europa, e di salvare il futuro dell'Europa. Infine, indipendentemente dal partito di affiliazione, noi chiamiamo ogni cittadino ungherese all'unità, e noi chiamiamo ogni nazione Europea all'unità. I leader e i cittadini Europei non possono ancora vivere a lungo in due mondi separati. Noi dobbiamo restaurare l'unità dell'Europa. Noi, i popoli dell'Europa non possiamo essere liberi individualmente se non siamo liberi insieme. Se noi uniamo le nostre forze, avremo successo; se noi andiamo in direzioni diverse falliremo. Uniti siamo forti, disuniti siamo deboli. Tutti insieme o niente, oggi questa è la legge. Ungheresi, nel 1948 è stato scritto nel libro del destino che non si poteva fare nulla contro l'impero Asburgico. Se noi ci fossimo rassegnati a quel risultato il nostro destino sarebbe stato segnato, e la marea tedesca avrebbe ingoiato gli ungheresi. Nel 1956 è stato scritto nel libro del destino che noi saremmo rimasti una terra occupata e sovietizzata, finché il patriottismo non si fosse estinto nell'ultimo vero ungherese. Se noi ci fossimo rassegnati a quel risultato il nostro destino sarebbe stato segnato, e la marea sovietica avrebbe ingoiato gli ungheresi. 


Oggi è scritto nel libro del destino che poteri mondiali nascosti e senza volto vogliono eliminare ogni cosa che sia unica, autonoma, di vecchia tradizione, e nazionalistica. Vogliono mischiare culture, religioni e popolazioni, fino a che la nostra multi-sfaccettata e orgogliosa Europa alla fine diventerà dissanguata e docile. (piano Kalergi? n.d.t) Se noi ci rassegniamo a questo risultato, il nostro destino sarà segnato, e saremo inghiottiti dall'enorme pancia degli Stati Uniti d'Europa. Il percorso che spetta al popolo ungherese, alle nazioni centrali dell'Europa e alle altre nazioni dell'Europa che non hanno ancora perso il senso comune di sconfitta, è riscrivere e trasformare il destino preparato per noi. Noi ungheresi e polacchi sappiamo come fare questo. Noi abbiamo detto che si può guardare in faccia il pericolo solo se si è abbastanza coraggiosi. Noi dobbiamo pertanto tirare fuori le nostre antiche virtù di coraggio da sotto il limo dell'oblio. Per prima cosa dobbiamo mettere l'acciaio nei nostri aculei e dobbiamo rispondere chiaramente con voce alta da farci sentire lontano e dappertutto. La principale, la sola più importante domanda che determina il nostro destino, la domanda sulla quale il destino dell'Europa resiste o cade è questa: “Saremo schiavi o uomini impostati alla libertà? Questa è la domanda, rispondetemi!” Fallo Ungheria! Fatelo ungheresi!

N.d.R. Traduzione di Francesco Spizzirri



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