lunedì 10 ottobre 2016

La faccia da rettiliano ce l'ha!




Le immagini degli angeli, quelli buoni, riempiono la stanza dove padre Vincenzo, ogni giorno, si dedica a scacciare il solo angelo cattivo, Satana, dal cuore degli uomini. Un grande crocifisso sovrasta la scrivania al centro della stanza dove lui riceve, in una chiesa a due passi dal Vaticano. E dove la fila di persone in attesa di essere accolte dal sacerdote è sempre lunga: «Ma io posso riceverne al massimo una trentina, tra mattina e sera - dice Padre Vincenzo - ci sarebbe bisogno di altri sacerdoti come me per venire incontro alle esigenze di tante famiglie che mi cercano».



Nove esorcisti
Cioè che si rivolgono all’esorcista: uno dei pochissimi rimasti a Roma, «siamo nove in tutto, circa 250 in Italia», spiega. E uno degli ultimi, Padre Amorth, è scomparso solo poche settimane fa, il 16 settembre. Così Padre Vincenzo si augura che i Vescovi scelgano altri sacerdoti per questo delicato e importante ministero. Ha gli occhi penetranti, è di poche parole. È un religioso carmelitano e la sua è la storia di un lungo sacerdozio, fin dal 1963. È stato anche parroco per 18 anni in tre parrocchie del centro Italia e dal 1991 svolge quello che lui chiama il «servizio» di esorcista nella diocesi di Roma. «Noi possiamo fare esorcismi solo con l’autorizzazione della Chiesa - spiega - perché il diritto è solo del Vescovo, ed è lui che può delegare». Mostra così la lettera di delega - appesa nella sua stanza - che porta la firma del cardinale Camillo Ruini. Ma come ha scoperto di avere questi «poteri» per scacciare il demonio?


È un servizio
«Non sono “poteri” - risponde - è solo un servizio che io posso fare perché ho ricevuto questa delega, proprio in virtù del diritto canonico». Un leggero sorriso accompagna il suo racconto. «Ogni giorno incontro tante tantissime persone: sofferenti, sfiduciate, confuse, disturbate, tormentate; persone bisognose di qualcuno che le aiuti, le illumini, le ascolti. Molte sono cadute nelle mani di maghi, fattucchiere, cartomanti, sensitivi che si sono approfittati di loro per soldi, offrendo false soluzioni ai loro problemi, anzi peggiorandoli, perché la magia è proprio il terreno del demonio. A tutti io cerco di dare un messaggio di speranza e di fiducia. E ho la sensazione che stia crescendo il bisogno di rivolgersi a figure come la mia: c’è carenza di spiritualità, di unità familiare. Si pensa troppo solo ai beni materiali di questo mondo».


Le vittime del demonio
Padre Vincenzo accoglie e spesso dà anche solo una benedizione. Ma come fa a riconoscere che una persona è vittima del demonio e non di qualche malattia, magari psicologica? «Il segno più grande della “possessione” è il rifiuto del sacro - risponde - cioè un senso di forte ribellione quando si inizia a pregare o metto la mano sulla testa. Ci sono anche dei segni particolari e riconoscibili negli occhi, nella mente e perfino nello stomaco. Il rituale romano elenca alcuni criteri che dovrebbero permettere all’esorcista di riconoscere chi è realmente “posseduto”: dal parlare lingue sconosciute al rivelare cose nascoste o lontane che la persona non può sapere». Parlare di «demonio» negli anni Duemila sembra assurdo. È veramente difficile credere alla sua esistenza.


Il residuo del Medioevo

Ma, secondo Padre Vincenzo, «le cause di questa “incredulità” vengono da lontano, dall’affievolirsi della Fede, da tanta dimenticanza o distanza dall’insegnamento biblico-teologico della Chiesa. Gesù ha dato un mandato preciso: “cacciate i demoni, guarite i malati”. Ma oggi il voler apparire moderni porta a rifiutare la credenza nel demonio come residuo del Medio Evo e segno di arretratezza intellettuale. Una mentalità illuministica che ha influenzato e influenza anche tanti sacerdoti e religiosi. Ma chi nega la sua esistenza si pone al di fuori dell’insegnamento biblico». E oggi anzi il demonio è molto attivo, secondo lui, trovando terreno fertile proprio nel calo della fede e nella superstizione. «Le credenze magiche e superstiziose sono una via che permette a tali forze “demoniache” di schiavizzarci sempre più. Oggi c’è un enorme bisogno di ottimismo e di speranza, di positività - conclude Padre Vincenzo - per combattere la sfiducia e il pessimismo che sono dilaganti».


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