martedì 27 dicembre 2016

Sentirsi sgarrupati


Qualche anno fa, il maestro elementare napoletano Marcello D’Orta raccolse alcuni temi dei suoi alunni, li pubblicò ed ebbe un successo editoriale inaspettato. Il libro s’intitolava “Io speriamo che me la cavo” e i temi erano veramente carini. In uno di essi, a un alunno era stato dato il tema: “Descrivi la tua casa”. Svolgimento: “La mai casa è sgarrupata, la mia camera è sgarrupata, il mio letto è sgarrupato, i miei genitori sono sgarrupati e a volte mi sento sgarrupato anch’io”, con un finale decisamente alla Woody Allen. Ebbene, stamattina si presenta una signora di mezza età, quella intermediaria (o mediatrice) che nel novembre scorso aveva fatto trovare a Tina la casa nel quartiere di Akenta nella quale viviamo e per la quale paghiamo 115 euro al mese. Oggi doveva condurci a vederne un’altra il cui padrone chiede solo 85 euro mensili. Intanto, si è presentata con un’infante, forse la nipotina e questo è già poco professionale, ma il bello doveva ancora venire. Le abbiamo ovviamente pagato il pousse pousse e, superato un imbottigliamento di tali mezzi – cosa mai vista - arriviamo in un quartiere periferico di Tulear, con scarso traffico veicolare, oltre il mercato di Betania.




La casa è su due piani, tutti a nostra disposizione e davanti c’è anche un baretto con spaccio alimentari e un congelatore (particolare di rilievo ai tropici). Ma, colpo di scena, il guardiano non c’è. Tina comincia ad entrare in ebollizione. Io sono più tranquillo perché dai malgasci mi aspetto di tutto. Il guardiano non ha il cellulare e la donna non ha il numero di telefono dei padroni della casa. Da fuori sembra bella, con belle piante, e la località tranquilla. Evidentemente, se si può dar retta ai segni del destino, volendo essere lievemente superstiziosi, l’assenza del guardiano indica che quello non è il mio fiume. Quello non è il posto dove devo vivere. Io bramo il mare, la sua vicinanza, il frangersi delle onde durante la quiete notturna, il canto crepuscolare del succiacapre e quello malinconico dei pescatori che si preparano a partire a bordo delle piroghe in ore antilucane. Siamo tornati a casa e Tina aveva un diavolo per capello.





Ecco, i malgasci mi sembrano piuttosto sgarrupati, fanno le cose alla carlona, affidandosi alla buona sorte. Se la nostra sensale si può definire un tantino sgarrupata, io e Tina ci proponiamo come guide turistiche, ma forse siamo sgarrupati anche noi.  

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