sabato 4 febbraio 2017

Storie di ordinaria viabilità


Dopo dieci anni comincio a sentire la fatica di viaggiare in taxi brousse. Dopo dieci anni il parco macchine delle varie aziende di trasporto è stato rinnovato, passando dai piccoli Mazda ai grandi Sprinter, ma i chilometri percorsi sono così tanti e l’usura così accentuata che i taxi brousse si guastano oggi come allora, suscitando fatalità e rassegnazione nei passeggeri, che sanno quando partono ma non sanno quando arrivano. Prendiamo il viaggio di due giorni da Tulear a Tananarivo, compiuto l’uno e il due febbraio. Tra Tulear e Fianarantsoa sono più di 500 Km, ma se ci capita uno Sprinter Mercedes che ha problemi con la turbina e il cui motore perde potenza nelle salite, le ore di viaggio aumentano perché in effetti il nostro mezzo andava veloce solo nelle discese. Se calcoliamo anche le due ore di attesa in stazione prima che si riempisse di passeggeri e partisse, in totale il viaggio fino a Fianarantsoa è durato 14 ore. Poi abbiamo preso un taxi che ci portasse al Soratel e il tassista, com’è loro tipica consuetudine, si è fermato a fare benzina con noi dentro. Lo abbiamo ovviamente rimproverato, facendogli notare che eravamo reduci da 14 ore di viaggio stancante. Credete che gliene importasse qualcosa? Credete che la prossima volta che avrà passeggeri da portare da qualche parte farà benzina prima di caricarli?



Al Soratel, poi, mancava il frigo. E noi lo avevamo scelto per quello, per poter bere qualcosa di fresco durante la notte, considerato che la pizza dell’Ancora d’Oro fa sete, come tutte le pizze. Eppure, il prezzo è stato uguale, 49.000 ariary, anche senza frigo, mancante per colpa delle interruzioni di corrente della Jirama. L’indomani mattina, una furiosa litigata tra me e Tina ci ha impedito anche di mangiare la prima colazione, compresa nel prezzo. E siamo partiti a digiuno. Per fortuna, lungo la strada e durante le soste, ci sono ragazze e donne che si avvicinano con i vassoi e le bacinelle a vendere le più svariate pietanze, a seconda della zona attraversata. Tre grappoli d’uva bianca per me e alcune pannocchie lesse per Tina hanno costituito il nostro pranzo per quel giorno, mentre il giorno dopo, quando il conducente si è fermato mezzora per far mangiare i passeggeri, abbiamo potuto sederci in un vero “hotely”, come si chiamano i ristoranti malgasci a poco prezzo. Nella maggior parte dei casi, non troviamo niente di vegetariano, solo fagioli e riso se siamo fortunati, e Tina parte con la sua sfilza di lamentele, ma il due febbraio ci è andata bene: avevano composé di verdure, pizzette e perfino birra fredda. La civiltà, piano piano, arriva anche in Madagascar.




Il giorno dopo, da Fianarantsoa a Tanà, quando i chilometri sono poco più di 400, avevamo uno Sprinter che non perdeva potenza, ma in cambio, subito dopo la partenza, abbiamo sentito un forte colpo provenire da sotto i nostri piedi. Tutti i passeggeri si sono spaventati. L’autista si è fermato, ha guardato sotto il mezzo e ha stabilito che si poteva continuare. In fondo, cosa volete che sia se si spezza una balestra delle ruote anteriori? Abbiamo viaggiato un po’ inclinati, ma il conducente guidava con perizia e velocemente. Così velocemente che se i polli che vivono nei villaggi si spostano, bene. Altrimenti, peggio per loro. C’era la chioccia e un grosso pulcino. La chioccia si è spostata, il pulcino no ed è stato schiacciato con la ruota destra proprio dove ero seduto io, tanto che sportomi dal finestrino ho potuto vedere da lontano come era stato ridotto e ho colto anche il vocalizzo di protesta di alcune donne che erano sedute proprio lì, a ridosso della casa. Nessuno risarcirà il proprietario di quel pollastro, che però potrebbe tenere i propri animali chiusi in un recinto o in gabbia, piuttosto che lasciarli razzolare sulla strada statale. Il fatto è che se i padroni di pollame tengono al chiuso i propri animali, devono nutrirli, mentre se li lasciano liberi si trovano il cibo da soli. Quando non trovano la morte. E’ un circolo vizioso. La povertà non permette di comprare mangime per animali da cortile e i villaggi con la RN7 che li attraversa sono trappole perfette per ogni tipo di animale. Ai cani, infatti, succede la stessa cosa, di notte quando vanno in cerca di cibo.




Camaleonti schiacciati se ne trovano spesso sull’asfalto e il due febbraio ho visto chiaramente un piccolo boa del Madagascar ancora vivo, sfiorato per pochi centimetri dalla ruota destra del pulmino. Mi sono chiesto se poi fosse riuscito ad attraversare la strada. Non ce la fece invece, in tempi precedenti al nostro passaggio, un cucciolo di lemure Catta, spiaccicato e da me riconosciuto per la coda ad anelli bianchi e neri. Ed è la prima volta in dieci anni che mi capita di vederne uno investito perché sono animali arboricoli di foresta. La giovane età deve essergli stata fatale: non sapeva che le strade sono pericolose. Un guidatore poco attento o, se è successo di notte, con il taxi brousse con un faro solo, hanno fatto il resto e il piccolo Catta ha trovato lì la sua tomba, in quei pochi centimetri di asfalto.




Infine, venenum in cauda, i morti umani, che non mancano mai sulle strade nazionali del Madagascar. Sia Tina che l’autista si sono detti convinti che il ragazzo sul motorino schiantatosi contro il pick-up Toyota fosse morto, benché non ci fosse nessun cadavere sul posto e nessuno di noi passeggeri avesse chiesto informazioni in proposito agli astanti. Il nostro taxi brousse ha solo rallentato un po’. Camion ribaltati se ne vedono spesso sulla RN7, a causa della pavimentazione stradale sconnessa. Quando ciò succede, se è un camion della ditta Star, proveniente dalla capitale, Tulear rimane per qualche giorno senza birre. Se invece portava bombole, la città della costa sud ovest rimane senza butano e i residenti ricchi, che non usano la “fatapera” a carbone, non sanno come cucinare.




In questi giorni viene fatta la riasfaltatura della strada, che implica ulteriori rallentamenti ai mezzi di passaggio, ma le buche sono così tante che ugualmente, specie per i camionisti, è un vero calvario fare quel percorso. Non credo, poi, che siano dotati di tachimetro e obbligati a fare TOT ore di riposo per TOT chilometri percorsi. E’ duro, in Madagascar, il lavoro di camionista.
La maggior parte delle ditte che fanno lavori stradali sono cinesi ma in un caso mi è capitato di vedere all’opera appalti italiani, con tanto di ingegnere nostro connazionale, munito di caschetto, a dare disposizioni agli operai del posto. Macchine per la distribuzione del catrame ce n’è pochine e anche quelle obsolete. Tuttavia, le nostre ditte dal passato glorioso, nel mondo, in fatto di strade e dighe, ancora riescono a farsi valere, anche se sarà sempre più difficile competere con gli asiatici.




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