venerdì 10 marzo 2017

Camaleonti con scarso senso dell'equilibrio

Noi cuciniamo all’aperto, sotto un albero di manghi. Il compito di tagliare cipolle e pomodori spetta a Tina, mentre io sono di supporto, per esempio facendo la spola dalla casa al tavolino di legno su cui è posata la “fandigliahena”, il tagliere, portando di volta in volta ciò che serve. E’ già capitato che i “sangorita”, i camaleonti, che vivono sull’ampia chioma del mango siano caduti a terra e si siano poi allontanati camminando. Tina infatti non è del tutto tranquilla quando cuciniamo sotto il mango e la colgo spesso a naso in su, a scrutare tra le fronde.
Il giovane esemplare di Furcifer verrucosus della foto deve essere caduto da un ramo senza che ce ne accorgessimo poiché Tina l’ha trovato mentre si stava arrampicando su una della quattro gambe del tavolo. E mi ha subito chiamato. E io sono subito accorso con la macchina fotografica. 


Evidentemente, caduto da un ramo lontano dal tronco, si era diretto verso la prima cosa verticale che aveva individuato: il tavolino. Da lì, anche se noi non avessimo interferito nei suoi piani, non sarebbe comunque arrivato in cima all’albero. E invece, siccome a Tina i camaleonti e, ancora di più, i serpenti, fanno paura, ho dovuto prendere una “kifa”, una scopa, farlo salire su di essa e trasportarlo in processione, come fossi un portabandiera, verso un albero distante 50 metri, a distanza cioè di sicurezza dalla paure immotivate della mia consorte. E’ la seconda volta, da quando abitiamo ad Ampasikibo, che metto in salvo un camaleonte dagli istinti zoofobi di Tina. E’ bello vivere in mezzo alle creature selvagge. Cominciando da mia moglie.  

Nessun commento:

Posta un commento