martedì 7 marzo 2017

La forza cieca della vita



“Nasce il cane a fatica ed è rischio di morte il nascimento”, cantava il grande poeta Giacomo Fidopardi. Egli è passato alla storia come il campione del pessimismo, colui che ha descritto minuziosamente, in tutti i suoi lati tragici, la vera essenza della vita. Ma che ne sapeva lui, che la natura aveva castigato, dotandolo di un fisico deforme?! Che ne sapeva lui, rinchiuso nel suo natìo canile selvaggio, delle bellezze e delle gioie della vita?! Poter gustare l’ebbrezza della libertà, correndo libero nei prati e finendo schiacciato sulla superstrada, assaporare sulla pelle il calore del sole e quello dell’acqua bollente gettata addosso dal macellaio furioso, saziare la propria fame con succulenti bocconcini e ritrovarsi a vomitare l’esca avvelenata comprata al mercato di Sakamaha, estinguere la propria sete con acqua di ruscello ed essere tormentati da parassiti interni ed esterni, tutto ciò – e molto altro – fa parte della bellezza della vita. Che ne poteva sapere Fidopardi, membro di nobile schiatta, nonché poeta di razza, vincitore di premi e concorsi?! Vorrei vedere lui al posto mio! Mi hanno avvelenato, legato una corda al collo, trascinato sulla riva del Fiherena e lasciato a decompormi sul bordo della strada, dove tutti, passando e turandosi il naso, possano vedere quanto è bella la vita, per lo meno la vita di un cane. Come dice il nostro Libro Sacro, polvere di laterite sei e polvere di laterite tornerai.

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