lunedì 3 aprile 2017

Corindoni


Anche l’anno scorso avevo notato che, di fronte al supermercato Score, c’era un negozietto di statuette in legno raffiguranti mostri, figure umane e altri idoli di tipo zoomorfo. Volendo fare un regalo a mia figlia, qualcosa di caratteristico del Madagascar, mi sono deciso ad entrare per vedere cosa c’è d’interessante, che possa entrare in una valigia. Di primo acchito, ho notato che ci sono due tipi di statuette, quelle nuove, lucide, di color marrone e quelle vecchie, grigie e dalla superficie ruvida. Ci sono anche gli “alo alo”, paletti totemici che vengono posti sulle tombe dei Mahafaly e che dovrebbero raccontare la storia del defunto ivi sepolto. Avvicinarsi alle tombe, collocate in mezzo alla brousse, è vietato per un vazaha, ma credo anche per chiunque non faccia parte della famiglia del defunto. Se un vazaha si avvicina, nella mentalità dei malgasci, non è per fare una foto alla tomba, ma per rubare le ossa, malinteso che potrebbe dare luogo anche a un linciaggio dell’incauto straniero, indi per cui io non l’ho mai fatto e mi sono sempre ben guardato dal farlo.



Per tale ragione, ipotizzando che in aeroporto qualche funzionario in vena di fare “vazaha-profit” mi voglia accusare di aver depredato una tomba, ho chiesto al titolare del negozio, il signor Eugene Francois, se rilascia un certificato di garanzia, sempre che il funzionario in oggetto, in vena di approfittare del vazaha, ritenga valido un pezzo di carta intestata, con tanto di timbro e firma. Naturalmente, il signor Francois rilascia tutti i certificati possibili e immaginabili, pur di vendere le sue statuette. Per il momento, ho preferito soprassedere, ma siccome l’occhio mi era caduto su un bel corindone rubino grezzo, del peso approssimativo di due etti, alto 5 centimetri e largo 6, ho chiesto al padrone del negozio quanto domandava. 150.000 ariary (42 euro) è stata la risposta. Aspetta, so io come fregarti, ho pensato tra me e me.




Dopo qualche giorno, ho mandato Tina. Le ho dato istruzioni spiegandole su quale mensola lo avrebbe trovato e lei si è portata via tre pezzi, il grande, che interessava a me, il medio e il piccolino, di cui evidentemente il signor Francois non vedeva l’ora di liberarsi. In totale Tina gli ha dato 100.000 ariary (28 euro) e io non credo di averlo fregato, dopo tutto, ma di aver pagato il giusto. Mi tocca fare così tutte le volte che voglio comprare qualcosa e anche quando facciamo la spesa, me presente, bisogna fare i salti mortali, cioè discussioni sopra discussioni. Per fortuna, mia moglie è tenace come un mastino. E non si lascia intimidire.




Il corindone che, munito del lasciapassare governativo, porterò in Italia per la mia collezione di minerali, è accompagnato da altri due più piccoli, come si conviene in caso di immigrazione. Non vorrei mai che qualcuno mi accusasse di essere uno sfascia famiglie. Sulla fattura, di comune accordo, è stato registrato il prezzo di 10.000 ariary, per far credere ai funzionari del ministero delle miniere (come se fossero degli sprovveduti) che l’oggetto non è prezioso. Lo facciamo tutte le volte, il trucco di ridurre il prezzo, ma non so se serve realmente a qualcosa. E per quanto riguarda il regalo per mia figlia, l’oggetto portafortuna caratteristico del Madagascar deve ancora trovare la sua realizzazione. Per ora, sto vagliando varie ipotesi. Sto accumulando idee.

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