giovedì 1 giugno 2017

Allah, patria e famiglia



Giù il velo! Questo il dispositivo della sentenza emessa dal tribunale di Pordenone nei confronti di una donna musulmana che si era presentata al Consiglio comunale di San Vito al Tagliamento coperta dal niqab. In quell’occasione la donna era stata allontanata dall’aula del Comune, perché si era rifiutata di togliere il copricapo che lasciava intravedere solo gli occhi. Una volta rilasciate le generalità alla polizia municipale la stessa era tornata nuovamente in aula, chiedendo anche la parola. Il Sindaco Di Bisceglie del Pd, contrariato dalla presenza e dall’impertinenza della donna albanese che voleva assistere al Consiglio in quanto uno dei figli era stato eletto, a quel punto decise d’interrompere la seduta. Da lì denuncia e il processo.


Finalmente un tribunale prende una posizione netta e decisa su una questione troppo spesso oggetto di ondeggiamenti da parte dei nostri magistrati. La tolleranza dimostrata dalla giurisprudenza nei confronti di queste situazioni ha portato all’ estrema conseguenza che una persona a viso coperto esiga di partecipare a una seduta pubblica. Questi signori ostentano le loro usanze, infischiandosene delle nostre. Pretendono rispetto, ma non ne hanno. Arrivano al punto d’ imporci veli, turbanti e Allah senza considerare che da queste parti siamo cresciuti a Dio, patria e famiglia. L’ atteggiamento dei tribunali è sempre stato un pilatesco “porgi l’ altra guancia”, ma il Gip dott. Alberto Rossi la pensa diversamente con nostro sommo apprezzamento e ha condannato la musulmana a 4 mesi di reclusione e 600 euro di multa pena convertita in 30.600 euro di ammenda.


Scrive il giudice che la donna è stata condannata per violazione dell’ art. 5 Legge 22/5/1975 (Reale): «È vietato l’ uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico senza giustificato motivo». Sonora e giusta sanzione penale da parte di uno stato laico senza alcun riferimento a significati religiosi, perché se sotto il copricapo si nasconda un terrorista o la più pia delle signore non è affare che compete alla nostra magistratura. Le leggi ci sono e basterebbe applicarle invece di creare alibi fantaprocessuali che favoriscano quotidianamente un’ integrazione delirante e sprezzante del nostro buoncostume. Quindi, amiche musulmane, via il velo, perché in Italia la legge lo vieta e a Pordenone lo sanziona pure pesantemente.

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