mercoledì 2 agosto 2017

Cina, Francia e Germania nemici mortali dell’Italia




Non restare qui a fare fare lo schiavo! I miei poveri mezzi si sono rivelati utili a rimpatriare migranti in Africa, più della costosa macchina da guerra del ministro Marco Minniti. Grazie a me, infatti, è rimpatriato un nigeriano; il cento per cento in più di quanto abbia realizzato il Viminale. Da tempo, ogni volta che un africano mi chiede l’elemosina offro una moneta, utile a rompere il ghiaccio, per poi indagarne le motivazioni che lo condussero qui. Richard, chiamiamolo così, lo incontrai agli inizi di quest’anno, davanti a un Carrefour; portava all’auto il carrello pieno, per scaricarlo e ricavarne la moneta che vi avevo inserito. Rimase alquanto sorpreso quando gli detti un altro euro e fu dunque facile attaccare bottone. Il nome tradiva l’origine cristiana. Non mi sorprese. Al contrario di quanto si va dicendo, moltissimi immigrati sono cristiani. Richard fu scolaro in una missione protestante; parla un ottimo inglese; avrebbe voluto studiare medicina ma la Nigeria non dà un futuro ai giovani nigeriani da molti anni, come l’Italia d’altronde.


La Cina occupa la Nigeria, con le armi e con le sue imprese. Costruiscono strade, palazzi, stadi, centri commerciali; tutto di pessima qualità. Nel calcestruzzo e nelle massicciate stradali mettono sabbia di mare; dopo poco tempo le strade si spaccano, le costruzioni pericolano. Non se ne danno pensiero: riprendono negli stessi punti e allo stesso modo; a costoro si direbbe importi più che altro occupare permanentemente. I costi di manodopera? Zero o quasi: essi impiegano schiavi importati dalle carceri cinesi. Quando costretti a impiegare manodopera locale, i nigeriani più fortunati guadagnano un dollaro per una giornata di lavoro di dodici, quattordici persino diciotto ore. Gli accordi col governo nigeriano prevedono anche massicce importazioni di manufatti cinesi. In questo modo il costo del lavoro è crollato e le produzioni locali pure. Mentre la Cina si irradiava, di pari passo i terroristi di Boko Aram si sono frazionati e annacquati. Coincidenze?

L’analisi di Richard è spietata. Manca tuttavia un importante dettaglio.
Perché sei venuto qui? Gli chiedo. Egli in effetti parla molto della Nigeria ma poco o nulla di sé, di che cosa lo convinse a venire qui. Forse ha difficoltà a fronteggiare un bilancio personale fallimentare. Poco dopo ammette che in Nigeria stava meglio e non era mai stato costretto a chiedere l’elemosina. Insisto. Perché sei venuto qui? «Mi hanno promesso che in Italia sarei stato bene. Avrei avuto una casa, per poter studiare e lavorare. Sono venuti a dircelo casa per casa, specialmente nei quartieri cristiani. Ti fanno vedere le immagini della televisione e tutto sembra bello.» Perché siete quasi tutti maschi? Non sa rispondermi e tuttavia mi sorprende col costo del trasporto dalla Nigeria in Italia, per quanto è basso: in totale 1500 euro. Prezzi stracciati, neppure un terzo di quanto richiesto fino a cinque anni fa. I trafficanti sono diventati caritatevoli? Chi paga la differenza? Come viene ammortizzata?

Richard comincia a capire ed è visibilmente scosso. È solo il nostro primo incontro e non voglio calcare la mano. Investirò altre monete nelle settimane successive, anche se non mi piace Carrefour. All’incontro successivo sono andato giù di piatto. Richard sai perché sei venuto qui? Per fare lo schiavo e la marionetta. Siamo abbastanza in confidenza, non di meno temo un cazzotto. Mi ascolta invece con attenzione. Un tempo noi andavamo a prendere gli schiavi. Ora essi vengono da soli, anzi pagano per venire. Qui non troverai mai un lavoro decente, lo hai già capito. L’Italia da tempo non può assicurare neppure agli italiani quanto fu promesso da chi ti spinse qui. Devi tuttavia domandarti perché le organizzazioni premono per distaccare i giovani maschi nigeriani dalla loro patria. Quanto è successo a te non accade solo in Nigeria. Mali, Costa d’Avorio, Camerun, Congo, Repubblica Centro Africana, Tanzania, Etiopia, Sudan, Libia… ovunque vi siano interessi francesi e tedeschi, vi è la Cina con le sue industrie, le sue imprese e i suoi armati, che fa di voi le sue marionette. Da quei paesi martoriati partono, incoraggiati, imbrogliati come lo sei stato tu, giovani maschi alla volta dell’Italia.

Gli interessi franco germanici convivono con l’occupazione cinese. Che cosa significa? C’è indubbiamente un accordo strategico tra Parigi, Berlino e Pechino. I cinesi assicurano il saccheggio delle materie prime a prezzi convenienti per tedeschi e francesi. Quest’ultimi garantiscono l’appoggio internazinale all’operazione. Hanno però un problema: devono controllare la pressione sociale, il dissenso. L’unica strada è allontanare i giovani maschi, specialmente i giovani cristiani e istruiti, evitare che lo sfruttamento si scontri con un’opposizione autoctona. Vedi, i nostri nemici, i nemici dell’Italia sono Francia e Germania. Il tuo nemico è la Cina, gli schiavisti cinesi. Richard annuì, visibilmente scosso. Dopo quelle prime discussioni, ho avuto altri interessanti scambi con Richard e altri suoi sfortunati compagni di sventura, impegnati a elemosinare perché le caritatevoli organizzazioni dell’accoglienza cattosinistra li derubano.

Circa un mese fa, a conclusione della conversazione, Richard mi ha sorpreso:«I came back to fight Cina». Torno per combattere la Cina. Ci siamo abbracciati. Gli ho lasciato un contributo più consistente, un investimento su un alleato, dopo tutto un alleato contro nemici mortali: Cina, Germania e Francia.
Buona fortuna, Richard!

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