venerdì 20 ottobre 2017

Una donna che ha il coraggio di dire la verità


Fonte: Lettera 43

Ursula Haverbeck-Wetzel si presenta come un’ordinaria vecchietta di 88 anni, di quelle che si incontrano tutti i giorni al supermercato. Ma dietro il rassicurante aspetto senile si nasconde una delle più accanite negazioniste di Germania, ben nota ai tribunali tedeschi e affettuosamente soprannominata dai simpatizzanti di estrema destra “Nonna Nazi”.
ANNUNCIATO APPELLO CONTRO LA SENTENZA. L’ultima condanna risale al 16 ottobre quando il tribunale di Berlino le ha inflitto sei mesi di carcere per aver negato l’esistenza dell’olocausto, un reato per cui il codice penale tedesco prevede una pena detentiva fino a cinque anni. I fatti risalgono al gennaio 2016 quando “Nonna Nazi”, vedova dell’ex-funzionario nazista Werner Georg Haverbeck, si è, per così dire, esibita in un ristorante della capitale tedesca: «Il genocidio degli ebrei non è mai esistito», aveva detto, «così come le camere a gas di Auschwitz, dove non furono uccisi né milioni né migliaia di ebrei». Dichiarazioni che, filmate e pubblicate online da un avventore del locale, sono alla base della sentenza contro la quale Haverbeck ha già annunciato appello.


Ursula Haverbeck aspetta l'inizio del processo. Il tribunale di Berlino l'ha condannata a sei mesi di carcere. Del resto, la donna è ormai abituata a sedere sul banco degli imputati. Nel novembre del 2016 la corte della città di Verden l’ha condannata a due anni e mezzo di prigione per una serie di articoli negazionisti apparsi su un giornale locale dal titolo evocativo Voce del Reich. L’anno precedente, l’ottuagenaria signora aveva ricevuto 10 mesi di carcere per aver definito l’olocausto «la più grande menzogna della storia».

SOSTEGNO ANCHE A UN'EX-SS. Tra un mese, poi, Nonna Nazi è attesa all’udienza di appello presso la corte di Detmold che nel settembre 2016 le ha affibbiato altri 10 mesi di detenzione. Un processo scaturito da una lettera inviata al sindaco di Detmold per perorare la causa dell’ex-SS Reinhold Hanning, accusato di complicità nello sterminio di oltre 170 mila ebrei: nella missiva, Haverbeck insisteva nel descrivere Auschwitz come un mero campo di lavoro e metteva in dubbio la credibilità delle testimonianze dei sopravvissuti.

NEANCHE UN GIORNO DI CARCERE. Insomma, questa lunga lista di condanne – non esaustiva – pende sulla testa di Nonna Nazi che, però, sinora non ha scontato neanche un giorno di carcere. La donna, infatti, ha presentato appello contro tutte le sentenze e, nel suo sito, si definisce «una combattente intrepida per la verità». La verità è che fra il 1940 e il 1945 ad Auschwitz furono uccisi 1,1 milioni di persone e che in Europa, i nazisti si resero responsabili del genocidio di oltre sei milioni di ebrei. Tutta un’altra Storia rispetto a quella racconta da Ursula Haverbeck.

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