domenica 24 dicembre 2017

Gesù Bambino con Mitra


Fonte: La Stampa

La data, ovviamente, non coincide in nessun modo con quella della nascita di Gesù, che non è citata nei Vangeli (tra l’altro, solo Luca e Matteo ne parlano). Ogni tentativo di dedurre l’anno o il mese e il giorno dal racconto degli evangelisti non ha dato risultati chiari e accettabili, neppure per stabilire l’anno. Il più antico documento al quale ci si riferisce di solito per datare l’inizio della celebrazione del Natale al 25 dicembre si chiama “Cronografo del 354”. È un testo di un letterato che contiene fatti e persone della storia romana nel quale si dice che nel 336, cioè pochi anni prima che fosse scritto, la nascita di Gesù veniva celebrata il 25 dicembre.


Joseph Ratzinger, durante il suo pontificato nell’udienza generale del 23 dicembre del 2009, disse che “il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al Libro del profeta Daniele, scritto verso il 204”, guadagnando oltre un secolo rispetto al Cronografo. Lo stesso Ratzinger però ammetteva nel suo discorso che la festa cristiana aveva preso il posto di quella pagana del Sol invictus, cioè del solstizio, il giorno più breve dell’anno dopo il quale le giornate tornano ad allungarsi e il Sole vince sulle tenebre. I Romani chiamavano questo giorno Natalis, anzi Dies Natalis Sol Invictus. Per il Cristianesimo fu abbastanza ovvio trasporre il simbolismo della vittoria sulle tenebre nell’apparizione della figura di Cristo sulla Terra. Ma in nessun modo la Chiesa definì mai questo punto, lasciando che il giorno del Natale di Gesù si affermasse come semplice tradizione. 

Il solstizio in realtà si celebrava a Roma all’interno dei Saturnalia, una settimana di festeggiamenti legati a questo evento astronomico durante i quali ci si scambiavano doni e che erano anche una sorta di carnevale, in cui si ribaltavano i ruoli e gli schiavi potevano comandare. Probabilmente finivano prima del 25 dicembre. Secondo alcune fonti la data del 25 dicembre come ultimo giorno di queste feste e celebrazione del Natale del Sole fu decisa dall’imperatore Aureliano, attorno al 274 dopo Cristo. A dare retta a quel che dice Ratzinger, l’imperatore sarebbe intervenuto addirittura dopo l’inizio delle celebrazioni cristiane del Natale il 25 dicembre. Comunque stiano le cose (e nessuno pare sia riuscito a stabilirlo con assoluta chiarezza) Aureliano aveva istituito un vero culto solare, legato al dio Mitra, con tanto di templi e sacerdotesse. Cinquant’anni prima ci aveva provato anche un altro imperatore, Eliogabalo, con pochissima fortuna (era finito assassinato).  

Molti si sono esercitati a studiare i punti di contatto tra il culto di Mitra, che risale a più di mille anni avanti Cristo, e il Cristianesimo, soprattutto perché sembra che prendano piede a Roma insieme. Ma in realtà per il Cristianesimo, e soprattutto quello delle origini, la festa importante era la Pasqua, la celebrazione della resurrezione di Gesù, assai più della sua nascita. 

Alcune chiese ortodosse, quella orientale e quella slava, festeggiano il Natale il 6 e il 7 di gennaio, in coincidenza con l’Epifania, seguendo ancora il calendario giuliano anziché quello gregoriano. 


Nel 1993 Karol Wojtyla, uomo pragmatico, durante l’udienza di preparazione del Natale non si sprecò in molte parole. “La data del 25 dicembre, com’è noto, è convenzionale”, disse. 

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