lunedì 4 dicembre 2017

Hanno demonizzato l’evasione per nascondere l'oppressione


Testo di Paolo Sensini


Che la fiscalità dello Stato cannibalizzi il tessuto produttivo è cosa nota, ma sentirlo testimoniare dalla viva voce dei gestori di una locanda enogastronomica romagnola è raggelante. Il mantra sul "cancro dell'evasione" ha fatto breccia sul proprietario, il quale aveva deciso fin dall'inizio della sua avventura imprenditoriale di non evadere neppure un centesimo dei suoi guadagni. E così ha fatto. Ma pur essendo il locale sempre pieno e frequentato, non solo è mai riuscito a pareggiare i conti, ma ci sta rimettendo i soldi del suo patrimonio personale per poter tirare avanti e pagare le tasse. Tra Guardia di Finanza, SIAE, oneri comunali e continue vessazioni burocratico-sanitarie, in pratica gli viene prelevato oltre il 100% delle sue entrate. Ed è evidente che il salasso non potrà durare a lungo. L'impietosa fotografia della situazione è dunque questa: uno Stato che succhia a più non posso il sangue dei sudditi-produttori, i quali tra non molto stramazzeranno al suolo privi di vita. Ma la cosa più triste e avvilente è che, nonostante le prede siano consapevoli del cupo destino che li attende, si offrano ai loro carnefici nella più totale rassegnazione.

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