martedì 26 dicembre 2017

I nostri antenati romani adoravano un Gesù di nome Mithra




In tempi lontani, ben prima di 2.000 anni fa, si narrava di una benefica deità indo-persiana, nata e fatta uomo durante il Solstizio d'Inverno. I legionari di Roma ne fecero il proprio ‘nume tutelare’ col nome di Mithra Sol Invictus: il Dio dei Soldati. Mithra era il giovane dio del Sole venuto da oltre la Mesopotamia, portato a Roma dalle legioni di Pompeo, quasi quattrocento anni prima. Quale legionario non aveva con sé una piccola effigie del ragazzo dal cappello frigio che, afferratolo per un corno, alzava la testa del toro sacrificale per recidergli la giugulare? Chi non si era raccomandato a lui, almeno una volta, in uno dei suoi piccoli templi sotterranei, i mitrei, dove solo gli iniziati salivano la scala metamorfica di riti rigidamente occulti? Chi, nel momento del bisogno in battaglia, non lo aveva invocato chiamandolo con lo stesso appellativo con cui, da millenni, lo chiamavano alieni sacerdoti di un remoto Levante, e cioè l’Amico? Si narrava che Mithra fosse nato anch’egli da una vergine, pochi giorni prima della fine dell’anno, che predicasse fratellanza e amore universali, che promettesse vita eterna nell’Aldilà, che fosse morto, anch’egli, a trentatré anni.

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