giovedì 18 gennaio 2018

Venti di guerra in Svezia


Fonte: La Stampa

La Svezia invierà a 4,7 milioni di famiglie un opuscolo di istruzioni in caso di guerra, catastrofe nucleare o conflitto armato. Erano quasi 60 anni che non succedeva. Da quell’ultima edizione del 1961 di «Om kriget kommer», se arriva la guerra, considerata ormai inutile dagli svedesi e percepita come un «catalogo per l’Armageddon» che non aveva più senso in tempo di pace. Nel 1991 cessò anche la diffusione delle versioni pubblicate per uso interno dal governo. «Om kriget kommer» era il simbolo della Guerra Fredda, e se il muro era caduto allora anche la guida poteva finire nel cestino.  


Ma ora qualcosa è cambiato. Le preoccupazioni del governo socialdemocratico dopo l’escalation di provocazioni militari russe ai suoi confini, le ingerenze di Mosca nelle elezioni Usa e il dibattito sull’adesione o meno alla Nato, con cui per ora la Svezia ha solo un accordo di collaborazione, hanno spinto la Swedish Civil Contingencies Agency (Msb), l’agenzia statale per le emergenze civili, a spiegare agli svedesi come partecipare alla «difesa totale» del Paese in caso di guerra, nonché suggerimenti alla popolazione su come assicurarsi beni di prima necessità (cibo, acqua e riscaldamento); gli altri temi trattati sono come reagire ad attentati terroristici, a cyber-attacchi o a una crisi provocata dai cambiamenti climatici.  «Tutta la società deve essere preparata alla guerra, non solo i militari - ha spiegato Christina Andersson dell’Msb all’Aftonbladet.  

Dalla fine della Guerra Fredda Stoccolma ha intrapreso un processo di demilitarizzazione del Paese, con tagli alle spese militari e alla Difesa e il progressivo smantellamento delle basi e dei presidi dell’esercito sul territorio nazionale. La tendenza ha subito un’inversione dal 2014, con l’annessione russa della Crimea: le spese militari sono tornate ad aumentare, è stata reintrodotta la leva e sono state piazzate truppe permanenti sull’isola di Gotland nel Mar Baltico. Negli ultimi 8 mesi è partito un censimento dei bunker presenti nel Paese e sul loro stato di conservazione. Non solo: l’anno scorso si è tenuta la più grande esercitazione militare degli ultimi 23 anni.  


E ora l’opuscolo, dal titolo provvisorio - ed evocativo - «Se arriva la guerra», che raggiungerà le case degli svedesi a partire da giugno. «Quel che era impensabile cinque anni fa non è più impensabile – spiega Martin Kragh, Istituto svedese per gli affari internazionali – anche se è ancora improbabile». La brochure si concentra in particolare su tre temi: i rifornimenti di cibo ed energia in caso di uno o più attacchi ai porti centrali o altre infrastrutture critiche, le azioni in caso di ferite, traumi, trasporto di malati o le azioni da mettere in atto in caso di lesioni di massa, il coordinamento di funzioni socialmente importanti in caso guerra o attacchi chimici. Tra tutte spicca l’attenzione riservata ai cyber attacchi, alla disinformazione e alla manipolazione di massa, una chiara allusione al timore di inferenze «terze», accresciuto dalle elezioni del prossimo settembre. Il premier Löfven ha annunciato la creazione di una nuova autorità incentrata sulla «difesa psicologica» per contrastare la disinformazione: «Una versione moderna della difesa totale deve essere in grado di proteggere il Paese da tentativi esterni di influenzare la società democratica». 

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