lunedì 5 febbraio 2018

Il sultano Orcocan


Testo di Paolo Sensini


Arriva il «sultano» e Roma si blocca. Aree off limits, bonifiche a tappeto, reparti speciali in campo per garantire la sicurezza di Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco che è tra i maggiori responsabili del caos che sta dilaniando il Medio Oriente. E così l'Occidente a guida statunitense che fa guerre ovunque per «esportare la democrazia», si mette ora 90° per accogliere con tutti gli onori di Stato l'uomo che ha sbattuto in galera decine di migliaia di cittadini turchi e sponsorizzato i peggiori tagliagole jihadisti in circolazione. «Vedo questa visita come un'opportunità significativa di attirare l'attenzione sui valori umani comuni, l'amicizia e i messaggi di pace» ha detto soddisfatto domenica pomeriggio a Istanbul prima di imbarcarsi sull'aereo che l'ha portato a Fiumicino insieme alla moglie e ad alcuni ministri. Poi, dopo una sontuosa colazione con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un incontro con il premier Paolo Gentiloni e l'immancabile «abbraccio fraterno» con Ciccio l'argentino, il massacratore di curdi e cristiani nel Vicino Oriente vedrà, in un hotel di Via Veneto, gli amministratori delegati di grandi gruppi italiani come Impregilo, Leonardo, Pirelli, Snam, Ferrero, Astaldi. Il tutto, non c'è neanche bisogno di ricordarlo, in nome dei «valori umani comuni, l'amicizia e i messaggi di pace».

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