giovedì 15 febbraio 2018

Siamo proprio tutti tutti antifascisti?


L’errore, la disarmonia, la pecca sta nella mancanza del contesto giusto. La performance sa di posticcio, falso, artificioso. Si percepisce la sua bassa qualità e autenticità. Sa di cosa manovrata e di strumentalizzazione. Ragazzi africani che non parlano la nostra lingua, non hanno mai preso in mano un libro di storia né, presumo, qualcuno ha mai spiegato loro cosa è stato il Fascismo in Italia, nel bene e nel male, non possono, pena la caduta verticale di credibilità, gridare: “Siamo tutti antifascisti!”. Io per esempio non me la sento di sottoscrivere una tale osservazione, pur non avendo vissuto gli anni del Fascismo e dovendomi basare su storie riportate da altri, come i miei nonni. Ho le loro foto vestiti da fascisti, perché quello paterno si è ritrovato in Africa come militare, mentre quello materno, come pure la sua consorte, era in Friuli come maestro elementare, con la “missione” di italianizzare i friulani. Entrambi erano maestri elementari incaricati di insegnare a “leggere, scrivere e far di conto” a masse di figli di contadini delle terre tra Livenza e Isonzo. Dei miei nonni si può parlare sia bene che male, come pure trovare delle attenuanti o delle aggravanti, però fascisti lo erano per la semplice ragione che tutti gli italiani, prima dell’otto settembre 1943, lo erano. I ragazzi di colore dichiaratisi antifascisti a Macerata non sanno nulla dei miei nonni, anzi, senza voler essere troppo severo nei loro confronti, non sanno nulla di nulla. E da chi non sa nulla, mi aspetto che stia in dignitoso silenzio e non vada a fare sceneggiate in giro interessanti solo sul piano antropologico.

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