domenica 20 maggio 2018

Il matrimonio del rampollo


Pel di Carota andrà in viaggio di nozze in Namibia, ad ammazzare qualche innocente animaletto, per festeggiare le catene che l’afroamericana è riuscita a mettergli ai piedi. La caccia e l’aristocrazia sono un binomio vecchio di secoli, perché risale a molti secoli fa quel Nimrod, descritto nella Bibbia come grande cacciatore di uomini e animali. Figura negativa per i pacifici cristiani, ma positiva per i bellicosi ebrei del Vecchio Testamento. Per almeno un paio di settimane prima del fatidico sì, i telegiornali nostrani ci hanno frantumato gli zebedei con il cosiddetto matrimonio da favola, seguito in mondovisione da circa due miliardi di sudditi, tra Canada, Australia e altri paesi anglofoni, ex colonie comprese. Ogni volta che, verso la fine del telegiornale, in quello spazio dedicato al “gossip”, la giornalista cominciava a parlare di Harry e Meghan, io voltavo canale. Disgustato. Il mio è un disgusto viscerale, istintivo, perché penso che le teste coronate siano i guardiani lasciati sulla Terra dagli Anunnaki prima di partire. Non entro nella discussione sul sangue blu e sul perché siano così chiamati, dico solo che questa genìa di parassiti sguazza nell’oro e nelle ricchezze mentre tre quarti di umanità vive con un dollaro al giorno. E questo è semplicemente scandaloso. Rivoltante.


Capisco che, per i telegiornali, far vedere le miserie umane significa abbassare l’audience e quindi gli introiti pubblicitari, mentre mostrare lo sfarzo di un matrimonio reale, fa tenere incollati allo schermo milioni di persone in tutto il mondo. Se poi si può fare anche qualche pettegolezzo sulla vera paternità del neosposo, è ancora meglio. L’audience schizza alle stelle. Succede un po’ come con la pubblicità: ci spingono, attraverso vie subliminali che conoscono molto bene, a desiderare cose che non ci servono. E infatti, a che ci serve vedere un ragazzotto rosso di pelo, vestito in alta uniforme, sposare una bella gnocca mulatta in abito bianco? A niente! Non ci cambia la vita. Non proviamo la benché minima invidia nei loro confronti, non noi che abbiamo una certa consapevolezza, ma probabilmente qualche milione di infelici sì, provano invidia. C’è, in questo ostentare ricchezze che milioni di poveracci, nella loro vita, potranno solo sognarsi, qualcosa di positivo? Forse sì. Forse produce un benefico effetto calmante. Bisognerebbe chiederlo a qualche sociologo.

Io dico solo che i regnanti di tutto il mondo, compreso il nostro Emanuele Filiberto di Savoia, mi fanno schifo. E qui emerge la mia vera natura di anarchico. Non hanno ragione di esistere questi servi degli Elohim, questi parassiti discendenti di signorotti feudali prepotenti a sanguinari. Vanno inquadrati nella giusta ottica, non venerati come Dei. E se le televisioni ce li mostrano in tutto il loro splendore significa che agli ebrei, popolo eletto, deve far comodo dare in pasto ai Goijm qualche idolo da ammirare. E’ anche questo un modo per distrarre le masse dai veri problemi, che sono innanzitutto il signoraggio bancario con cui gli ebrei ci fottono ogni giorno, mantenendoci nel ruolo di schiavi o, più correttamente, schiavoratori. Gli ebrei, padroni dei mass-media, tendono a dirigere le nostre vite, le nostre scelte, le nostre opinioni. Noi non ci stiamo!

6 commenti:

  1. salve
    ... mi hanno insegnato, fin da bambino che essere nobili e aristocratici, non dipende dal titolo di duca, conte o re ma dall'animo; poi un un re può anche unire queste due caratteristiche, nobiltò di rango e di anima ma dipende, in gran parte da lui e da chi lo ha educato.
    Escluso qualche evento sportivo, rare pellicole e eventuali documentari, sono anni che non guardo la tv.
    buona giornata
    Piero e famiglia

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    1. Succede, negli ambienti nobiliari, quello che succede nei partiti politici: le anime nobili e gli idealisti vengono fatti fuori, metaforicamente nei secondi, ma fisicamente nei primi, almeno fino a qualche anno fa (Papa Luciani?).


      Del resto, se non sbaglio, anche ne Il Principe, di Machiavelli, l'uso del veleno alla maniera dei Borgia era consentito. O almeno previsto.

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  2. Condivido ciò che hai scritto, dalla prima all'ultima parola.
    Voglio sperare che perlomeno quel matrimonio non sia stato realizzato usufruendo dei danari versati dai sudditi britannici. Un matrimonio stupido ed inutile, che ha divertito le masse spaesate dai tempi tenebrosi che stiamo vivendo. Il Pianeta Nove è in avvicinamento. Secondo Sitchin, sarà a noi visibile soltanto tra qualche secolo, ma gli Anunnaki torneranno tra non molto. Torneranno sì, ma dove? A Gerusalemme? Oppure faranno un secondo ammaraggio, magari replicando il primo sbarco di Enki?
    Si dice che Casa Savoia amasse far risalire le proprie origini ai faraoni d'Egitto, tra i quali c'erano veri e propri ibridi H.sapiens-Anunnaki. Un faraone aveva un cranio insolitamente lungo, presumibilmente extraterrestre. Se il DNA degli Anunnaki è maggiormente presente tra i regnanti terrestri, dobbiamo dedurre che anche i Savoia non ne sono esenti. Anche se i Savoia sono soltanto un'umile trattoria se paragonati agli Asburgo.

    Freeanimals, ho notato che un paio di famiglie dell'Aristocrazia Nera (precisamente i Rothschild di Francia ed i Frescobaldi di Firenze) producono vino rosso di alta gamma. Ricordo di aver letto da qualche parte che "il vino è il nettare degli Dei", ovvero una bevanda graditissima dagli Anunnaki. Può darsi che le religioni abramitiche vietino il consumo di alcol perché gli Anunnaki volevano che il vino fosse qualcosa di nicchia, riservato soltanto a loro. Secondo te, è corretta la mia intuizione?

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    1. San Paolo suggerisce a Timoteo di bere del vino rosso, a cagione del suo stomaco. Alle nozze di Gesù con Maddalena, il vino c'era. Nei salmi di Davide si fa spesso riferimento alla vigna e al vino. Solo i musulmani lo vietano e siccome l'Islam nasce nel sesto secolo dopo Cristo, mi chiedo il perché di questa stranezza.

      A Polifemo, che non era un Anunnaki autentico, ma un ibrido, il vino piaceva da....morire.

      Non ricordo, di tutti i video di Biglino che ho visto finora, se gli Elohim avessero proibito agli umani di berlo perché lo volevano tutto per sé, ma la cosa è verosimile.


      Riguardo al matrimonio del secolo (?), ho letto che Meghan è vegana e che Harry ha smesso di andare a caccia per non dispiacere alla moglie.


      Infatti, c'è stato un contrordine: non vanno più in Namibia in viaggio di nozze, dove lui andava di solito a fare caccia grossa, ma in Irlanda.

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    2. Personalmente, credo nelle pagine della Bibbia e delle Tavole Sumere, e ritengo - di conseguenza - che l'umanità sia recente contro i milioni di anni (teorici) postulati dagli evoluzionisti, perché necessari allo svolgersi dell'evoluzione.

      La Terra aveva una fisionomia precisa nella concezione ebraica e precristiana: un grande continente emicircolare occupante l'emisfero nord del pianeta, in contrapposizione all'emisfero sud occupato dall'acqua.

      La concezione ipparchiana, aristotelica o tolemaica, è una riduttiva ma ancora vicina concezione.

      Colombo non discuteva sulla rotondità del pianeta, dato che nessuno ne dubitava, ma sulla fattibilità del suo viaggio. Secondo lui, tra Eratostene e Tolomeo, aveva ragione il secondo, e la Terra era più piccola.

      Colombo affermava che poteva navigare verso ovest e raggiungere il Giappone: dai diari di bordo del suo viaggio risulta che, quando sbarcò a Hispaniola, fosse convinto d'aver raggiunto l'arcipelago nipponico.

      Nel 1668, Padre Placet, un monaco premonstratense francese, scrisse un trattato per dimostrare che: "LA TERRA, PRIMA DEL DILUVIO, ERA UNA SOLA SUPERFICIE." Placet fu uno dei pionieri della geologia moderna.

      Sino alla Rivoluzione Francese, gli eruditi europei conoscevano la concezione biblica ed aristotelica della Terra.

      Mi chiedo: ben prima di Wegener, i nostri antenati e gli altri popoli civili del mondo antico, conoscevano la Terra unica? Sì, e già in Genesi 1.9,10 appare nel racconto sacro l'emersione di questo supercontinente (nel terzo giorno).

      Per brevità non mi dilungo, ma essa precede la comparsa degli animali non-umani, e nel racconto biblico è Dio (cioè gli Elohim/Anunnaki) a creare tutto.

      Nel sesto giorno (non sesta "Era Geologica"...), gli Anunnaki crearono la specie umana. Credo si trattassero di umanoidi simili a noi, il cui genoma - sia pure con qualche variazione microevolutiva - abbiamo ereditato.

      Molte culture antiche hanno nei loro miti il concetto del'universo derivato da un uovo primogenito o cosmico.

      La radiazione fossile dell'universo primitivo, mappata dai satelliti artificiali, ha appunto la forma di un gigantesco uovo. Secondo gli astronomi, questo spettro di radiazione è quanto rimane del Big Bang, l'esplosione che avrebbe caratterizzaito l'attimo iniziale dell'universo.

      Di fronte a conoscenze così precise di un passato che gli evoluzionisti, sulla base di improbabili costruzioni filosofiche più che scientifiche, datano di svariati milioni di anni (per il timore di trovarsi davanti agli Anunnaki, la cui esistenza negano disperatamente), come si fa a non pensare che la Narrazione Biblica sia qualcosa di più di una "tradizione religiosa"?

      Io credo in quei racconti, riconosco ad altri la libertà di non credere, ma vorrrei che il darwinismo uscisse dall'aula di scienza.

      Un pacato confronto gioverebbe a tutti.

      Ma quelli che inveiscono e insultano, non siamo noi: più di un evoluzionista ammette, poi, che non ha prove per dimostrare scientificamente le sue convinzioni delle quali, ovviamente, è "certo".

      Per questo, occorre mettere da parte le beffe e l'animosità ideologica: se hanno ragione gli evoluzionisti, gli Anunnaki non esistono, e dunque le pagine della Bibbia sono una leggenda, le profezie annuncianti la futura venuta del Messia (il ritorno dei Creatori) non sono diverse dalle centurie di Nostradamus. Ma se i rabbini hanno ragione, il Messia sta per arrivare, e per gli increduli saranno dolori...

      Ognuno di noi ha il diritto di giudicare vere o false le tesi degli uni o degli altri.

      Alla fine, è questo l'oggetto vero della contesa.

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