martedì 21 novembre 2017

Non solo annegamento



La migrazione di africani dalle zone subsahariane verso la Libia è un esempio di selezione naturale del più forte, di darwiniana memoria. Solo i più forti arrivano in Italia. I più deboli soccombono durante il viaggio e vengono seppelliti in fosse comuni da quegli stessi operatori incaricati di trasportarli verso la Libia. Muoiono per debolezza e sfinimento o per malattie, ma possono anche incappare in aguzzini che approfittano di loro in vario modo, subendo anche torture fisiche e mentali. Già essere stipati in piccoli spazi, senza privacy né comodità alcuna, è una forma di tortura, secondo i canoni occidentali. 



E poi, se qualcosa va storto durante la traversata in mare, si finisce in pasto ai pesci. C’è qualcosa di epico in queste migrazioni e noi non possiamo non rimanere ammirati da tanta determinazione. Peccato che tale operazione vada a nostro discapito e più ne arriveranno, di africani, più disagi ci saranno per tutti, autoctoni e alloctoni. Nessuno di noi desidera che queste povere creature muoiano per strada, nel deserto affocato o nel freddo mare, ma anche noi indigeni abbiamo il diritto di vivere nella nostra terra, che abbiamo ereditato dai nostri padri. Chi non vuole capire questo, dei politici italiani, è uno scellerato traditore.


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