venerdì 18 maggio 2018

La Chiesa, amica dei pederasti



Un putiferio: quanto affermato con un lungo comunicato dal Vescovo di Reggio Emilia, Mons. Massimo Camisasca ha scatenato la rivolta di una parte della Diocesi, in particolare i cattolici “integralisti” che non intendono accettare che il proprio Vescovo possa non solo partecipare ma difendere una veglia di preghiera anti-omofobia, organizzata anche in altre città italiane, in cui si cerca di sensibilizzare la comunità cristiana per superare “omofobia” e “transofobia”. Tali veglie di preghiera vedono anche la partecipazione di alcune sigle LGBT friendly, oltre alle comunità di omosessuali cattolici che hanno promosso l’iniziativa in linea con la “Giornata Internazionale per il superamento dell’omofobia e della transfobia” prevista per il 17 maggio 2018: la scelta di Camisasca però ha fatto più “rumore” che nelle altre Diocesi perché in vista di questa veglia - che andrà in scena il prossimo 20 maggio (Giorno di Pentecoste) presso la parrocchia cittadina di Regina Pacis - era stato organizzato dal neonato «Gruppo di preghiera-riparazione 20 Maggio» un "contro-rosario" proprio per contrastare l’avanzata del cattolici “LGBT-friendly”.


Il Vescovo dunque, scegliendo di partecipare alla giornata con un lungo comunicato in cui spiega nel dettaglio e con profondità i motivi di questa scelta, si è di fatto inimicato i gruppi di tradizionalisti che osteggiano questa iniziativa. Secondo quest’ultimi, la veglia sarebbe anche aggravata dalla presenza della pastora battista Lidia Maggi, simbolo di «orientamento interreligioso-pancristiano», stando al comunicato diffuso su Facebook dal gruppo anti-veglia. «Reggio Emilia si rivela la Diocesi più gay friendly d’Italia, uno scandalo appoggiato dal Pastore Maximo che, peraltro, si adegua alla locandina arcobaleno», insorge il gruppo invitando tutti i fedeli a partecipare in contemporanea a una «veglia di riparazione», un “contro-rosario” sotto al Vescovado reggiano sempre domenica prossima.

LE PAROLE DEL VESCOVO
Camisasca invece nella lunga lettera diffusa sul sito della Diocesi, prova a spiegare il perché di una scelta che in molti vedono come lontana e distante dal suo appoggio nel non lontano 2014 alle Sentinelle in Piedi, movimento informale e culturale che si opponeva alle leggi contro l’omofobia e agli scandali di una società piegata alle “leggi gay-friendly”. «Dopo lunga riflessione e preghiera, ho deciso di presiedere la veglia che si terrà domenica 20 maggio presso la parrocchia di Regina Pacis. Ho chiesto naturalmente agli organizzatori che essa non abbia nessun contenuto in contrasto con l’insegnamento della Chiesa», scrive Camisasca, che vuole sottolineare con questa scelta un segno di profonda vicinanza alle persone con orientamento omosessuale «e ai loro genitori, affinché si sentano figli della Chiesa e prendano in considerazione la dottrina cristiana sull’uomo e sulla salvezza». Spiega anche di esser consapevole della delicatezza di un gesto del genere, ma ripete di essere così convinto «che è nostro preciso dovere andare incontro agli uomini per mostrare loro la luce di Cristo. La Chiesa non vuole giudicare nessuno, ma nello stesso tempo desidera offrire un ideale alto e chiaro, reso possibile dalla grazia di Cristo. In quanto vescovo di questa Chiesa e in comunione con papa Francesco di cui desidero seguire l’insegnamento e l’esempio, sostengo le iniziative di preghiera che radunano beneficamente persone con orientamento omosessuale e/o i loro genitori».

“LA CHIESA NON GIUDICA MA PROPONE UNA STRADA”
Il Vescovo cita poi il Catechismo della Chiesa che recita per l’appunto l’accoglienza verso tutti e assieme sulla strada della castità che certamente «non può essere imposta ma proposta a ognuno», come intende fare Camisasca. «Ogni cristiano sa che tutti siamo peccatori, in cammino verso un ideale che non sempre riusciamo a vivere, e che Dio giudicherà secondo le intenzioni del cuore di ciascuno. Tutto però è possibile per chi crede. L’ideale della castità è un elemento centrale della fede cristiana e non può essere dimenticato nè tantomeno rinnegato da nessuno». Camisasca non si spiega poi il perché si sia creato tutto il “caos” in città per questa iniziativa, «non capisco il tono, le espressioni e le iniziative di coloro che organizzano una preghiera sotto la casa del vescovo. Sempre si può pregare e in ogni luogo, ma una proposta del genere serve all’unità della Chiesa?». Si rimette poi a citare il Catechismo per far capire cosa significa “non giudicare” e nello stesso tempo “proporre una strada” ben precisa che è l’insegnamento di Gesù Cristo. «Le persone con orientamento omosessuale“ sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione», ribadendo poi che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati: «sottolineo tuttavia che questo non significa un giudizio sulle persone, ma una doverosa chiarezza riguardo al bene e al male, che è un servizio al cammino stesso del popolo cristiano», conclude Camisasca.

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