sabato 12 maggio 2018

Lo straniero è sempre destabilizzante

La storia si ripete: Adrianopoli, l'inizio della fine. Il trasferimento in massa, all’interno dei confini dell’Impero Romano, delle tribù gotiche in fuga dall’avanzata degli Unni, nel 376 d.C., con l’attraversamento del Danubio sotto gli occhi dei funzionari romani, si può definire una delle immagini-simbolo della migrazione dei popoli. Sancisce l’apertura delle grandi invasioni barbariche che, nell’arco di un secolo, portarono alla caduta dell’impero d’Occidente. L’evento, anche se pacifico e concordato con le autorità romane, le quali pensavano di utilizzare i migranti come soldati in difesa del limes, si innesta come un cancro dentro l’impero, minandolo all’interno nell’arco di soli due anni. Nel 378 infatti i Goti, esasperati dalle privazioni a cui furono sottoposti dai Romani, si ribellarono e misero a ferro e fuoco i territori a loro assegnati. La battaglia di Adrianopoli si combattè il 9 agosto 378 e rappresentò la fine della fame per i Goti e la fine della sicurezza per i Romani. 



Dopo il trattato di pace per la prima volta un popolo straniero si stanziava in una parte dei territori romani come entità a sé stante, senza essere sottoposto al controllo di funzionari romani e con la possibilità di mantenere le armi. Inoltre, avrebbero dovuto obbedire solo ai loro principi e seguire esclusivamente le proprie leggi. Non dovevano pagare nessuna tassa, a differenza degli abitanti dell’impero e ricevevano un contributo in denaro dall’amministrazione romana. Per giunta i quadri imperiali si sforzavano di tollerare la loro religione. In qualche modo tale convivenza influì sul tenore di vita dei cittadini imperiali, costretti a convivere con i nuovi arrivati. Probabilmente fu studiata già allora una formula di divisione delle terre, secondo la cosiddetta hospitalitas…
Vi ricorda qualcosa?

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